Dopo un’attesa durata anni, abbiamo da poco potuto gioire, grazie alla Fanucci, della nuova edizione del capolavoro La leggenda dei Drenai, romanzo che rappresenta per David Gemmell la prima prova di quel genere fantasy che lo accompagnerà per tutta la sua prolifica e ininterrotta carriera di scrittore, e della ripubblicazione in formato elettronico dell’intera saga dei Drenai, sicuramente il ciclo più conosciuto dell’importante autore inglese. Tutto ciò nella speranza che la casa editrice romana possa finalmente riportare la sua opera omnia nelle librerie italiane, ponendo rimedio all’assenza davvero ingiustificata nel nostro Paese di uno degli indiscussi maestri di quel sottogenere conosciuto con il nome di Heroic Fantasy, del quale Gemmell fu grande innovatore, riproponendolo in una chiave talmente personale e potente da essere di ispirazione a gran parte degli scrittori a seguire. Mentre quella parte del genere più legata ai canoni tolkeniani, infatti, continuava a riproporre variazioni più o meno pedisseque del classico scontro tra bene e male, condito da creature fatate e oggetti incantati, diversi altri autori, come Howard, Leiber o Moorcock, svilupparono un nuovo genere in cui l’elemento “magico”, meraviglioso, era relegato in secondo piano, per dare spazio ad ambientazioni verosimili e cruente che affondavano le proprie radici nel nostro passato più remoto. Gemmell riprese queste premesse, sviluppandole nelle sue saghe straordinarie, in cui è facile osservare in trasparenza i grandi eventi che hanno segnato la Storia, di cui era grande appassionato e studioso, rivisitati in una prospettiva fantastica, non del tutto priva di elementi sovrannaturali, ma che poneva di nuovo al centro della narrazione l’uomo, in tutta la sua complessità psicologica e morale.
Quindi, se vi steste chiedendo come mai non riusciate a trovare nelle sue pagine neppure l’ombra delle appuntite orecchie elfiche o dei pelosi piedi hobbit, la risposta è semplice: tutti gli stereotipi incarnati nel fantasy dai tratti estremizzati delle razze fatate, quelle che abitano tradizionalmente le cosiddette fairy tales, per intenderci, sono qui ricondotti al loro modello originario, vale a dire l’umanità. I suoi personaggi sono uomini e donne comuni, con le loro debolezze, i loro demoni interiori e una vita di gioie e sofferenze che li ha profondamente segnati; sono, quindi, prima di tutto persone credibili, prive di qualsiasi caratterizzazione troppo marcata e completamente libere dall’essere simbolo di qualcosa, come succede spesso nel fantasy più tradizionale, dove il paladino rappresenta la giustizia, il mago la saggezza e così via… Nel ciclo dei Drenai ogni personaggio rappresenta se stesso, e agisce unicamente in base alla sua esperienza di vita, ai suoi interessi, travalicando qualsiasi categorizzazione di bene e male: uno dei punti più spiazzanti per un lettore di fantasy che si approccia per la prima volta a leggere un romanzo di Gemmell è proprio l’assenza di protagonisti e antagonisti, di “buoni” e “cattivi” assoluti. Qualcosa di simile l’ha tentato di ricreare in seguito George R.R. Martin, senza riuscire però a raggiungere la credibilità e la profondità psicologica toccata dai personaggi dell’opera di Gemmell. Memorabile, ad esempio, è il viaggio di redenzione di Waylander l’assassino, personaggio corrotto dalla sete di vendetta verso gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia, raccontato nei libri Waylander dei Drenai (Waylander, 1986), Il lupo dei Drenai (In the Realm of the Wolf, 1992) e L’eroe nell’ombra (Hero in the Shadows, 2000), struggente conclusione di questa ricerca di pace interiore.
Gemmell abbandona il motivo classico del protagonista “positivo”, spesso nobile, se non di sangue di principi e azioni. Waylander, Druss, Regnak, oppure John Shannow, protagonista del ciclo delle Sipstrassi, invece, sono tutti degli antieroi, uomini che hanno combattuto, macchiandosi del sangue di altri uomini, e che avvertono tutto il peso dell’insensatezza della battaglia (lo stesso Gemmell era stato per molti anni giornalista di guerra), ben lontani da qualsiasi codice cavalleresco, mossi come sono spesso da una morale dubbia e flessibile, scavata da un cupo senso di disillusione. Così gli antagonisti, tra i quali spicca il condottiero del popolo nomade dei Nadir Ulric, avversario formidabile di Druss nella battaglia del Dros Delnoch raccontata ne La leggenda dei Drenai, non sono avversari crudeli immersi nella loro malvagità, ma sono ritratti a tutto tondo di individui che agiscono secondo la propria natura e i propri interessi, personalità che condividono con i protagonisti delle storie una psicologia complessa, che comprende tutte le gradazioni di grigio della natura umana. La morale messa in campo da Gemmell è primordiale, istintiva, spesso non condivisibile a livello sociale, ma per questo forse ancora più vera e vicina alla realtà: se proprio si vuole cercare il male nell’opera dello scrittore inglese, occorre farlo proprio nel tradimento di questa etica “naturale”, nella codardia, nella mancanza di sincerità, nel disprezzo del valore della vita al fine di ottenere vantaggi personali e ricchezza materiale. Non a caso le personalità più oscure dei suoi romanzi sono quelle dei rapaci politicanti privi di dignità che non hanno la forza neppure di sostenere il peso delle loro scelte. Abalayn, il signore dei Drenai incapace di governare il suo popolo, rischiando di portarlo alla distruzione ne La leggenda dei Drenai, ne è un chiaro esempio. Appare così lampante che per Gemmell i veri eroi non sono i guerrieri, che combattono per una scelta deliberata, ma la gente comune che affronta la vita di ogni giorno, mantenendo sempre il controllo di sé, una salda condotta morale anche di fronte alle avversità che quotidianamente è chiamata ad affrontare. Così i romanzi del ciclo dei Drenai non raccontano solo le vicende di un impero in declino, immagine speculare del tardo Impero Romano, decadente, corrotto, e come questo sotto la perenne minaccia delle invasioni di popolazioni barbariche, ma anche la storia della gente comune che subisce tutto questo, continuando sempre a lottare.
E se nei Drenai si rispecchia l’Impero Romano, nel ciclo dei Rigante le analogie sono chiaramente con le popolazioni celtiche della Britannia: ma tra le due saghe, così come con gli altri importanti cicli dello scrittore inglese, c’è un continuo gioco di richiami, dove personaggi e situazioni sembrano ripetersi ed evocarsi l’un l’altro. Ciò non è dovuto a una povertà di temi, ma a una forte concezione ciclica della storia, in cui ogni circostanza torna costantemente a riproporsi, in maniera uguale e dissimile allo stesso tempo, in una spirale di violenza senza fine. Ne è un chiaro esempio il motivo costante dell’invasione e dell’assedio: molti dei romanzi di Gemmell hanno come argomento centrale quello della difesa di una postazione, sia essa un passo, un castello o un forte, dall’incursione nemica, motivo che ha certamente come antecedente la celebre battaglia delle Termopili. In tali situazioni è la gente comune a sacrificarsi “eroicamente” per il bene di un intero popolo, semplicemente perché ciò è giusto, per amore dei propri cari, per spirito di conservazione, motivazioni più che sufficienti per la semplice morale dei personaggi di Gemmell.
Questa tematica ricorrente affonda, del resto, nella genesi stessa del suo primissimo libro, La leggenda dei Drenai: l’idea dell’imponente Dros Delnoch, della leggenda di Druss Morte che cammina, e dei Nadir che irrompono nella pace di un Impero secolare ormai privo di forze, nascono nell’autore in seguito a una diagnosi di cancro fattagli dai suoi medici per spiegare alcuni disturbi di salute, come metafora della lotta contro la malattia che lo stesso Gemmell stava affrontando. Per fortuna i dottori sbagliarono diagnosi e David Gemmell poté sfruttare quella prima esperienza per entrare a pieno titolo tra i più importanti autori di fantasy mondiale, la cui personale impronta data al genere è stata poi imitata da moltissimi scrittori successivi, lasciando un’indelebile eredità ancora fortemente rintracciabile in gran parte del fantasy attuale.
– Davide Carnevale –