“Bello, ma era meglio in originale”: quante volte, a proposito del doppiaggio di film/serie tv o del confronto con un libro, lo abbiamo detto o ce lo siamo sentiti dire? Senza dubbio attingere alla fonte originale ha la sua ragion d’essere, ma è anche vero che qui in Italia possiamo vantare una tradizione di doppiaggio e adattamento di tutto rispetto (pur con i suoi lati d’ombra, come nel caso dei numerosi tagli e censure che sfiorano l’assurdo – questa però è un’altra storia). Ma c’è un’altra arte in cui la creatività nostrana si è scatenata a partire dagli anni ’80 e fino al primo decennio di questo millennio: le sigle dei cartoni animati. Ce ne sono tantissime e tutte dotate di una personale ripetitività demenziale, che probabilmente ha gravi responsabilità sullo sviluppo pieno di bug del nostro sistema nervoso: nonostante questo e altro, continuiamo ad amare quelle canzoni e le storie a cui ci hanno introdotto. Preparatevi dunque a una sperticata, improbabile ode dell’opera omnia animata italiana con questo elenco di quelle che sono 5 indimenticabili sigle di cartoni animati fantasy della nostra infanzia.
Prima di iniziare, due avvertimenti. Il primo è che la classifica è riduttiva e condizionata dal mio gusto personale; il secondo è che questo articolo vi farà sentire molto vecchi. Non c’è di che.
LA REGINA DEI MILLE ANNI
Questa è una chicca sconosciuta ai più: produzione borderline fra il fantasy e la fantascienza (con avventure nello spazio e un carro attaccato a cavalli alati), la storia di questo cartone animato è tratta da una delle più antiche fiabe giapponesi. La protagonista, la regina della Luna, deve combattere i Pirati dei Mille Anni e salvare il mondo; ogni episodio dell’anime, trasmesso in Italia nel 1982, era introdotto da una canzoncina deliziosa, in cui una musichetta rilassante accompagnava un ritornello terribile che minacciava: “mille e mille anni meno uno e la terrà scoppierà”. Come non amarlo?
ROBIN HOOD
Le leggenda dell’arciere che ruba ai ricchi per dare ai poveri si è trasformata in un anime trasmesso in Italia nel 1991, in cui vediamo un Robin Hood molto giovane vivere le sue avventure con l’aiuto di un amuleto magico che lo porterà a scoprire il tesoro del bosco. La sigla che apriva ogni episodio era sempre cantata dalla Cristina nazionale, che ci faceva notare come Robin avesse “occhi da birbante e sguardo accattivante” con sottofondo di tastiera e chitarra elettrica.
I CAVALIERI DELLO ZODIACO
C’è chi lo ha amato, c’è chi lo ha odiato (davvero?), ma è innegabile che il classico di Kurumada abbia segnato l’infanzia di tutti noi. L’edizione italiana, trasmessa dal 1990, vanta ben cinque sigle divise fra quelle di Massimo Dorati, in pieno stile anni ’80 e basi elettroniche come se piovesse, quelle del mitico Giorgio Vanni, re dei cartoni animati per maschietti e contraltare di Cristina, con la sua voce espressiva e i cori epici a manetta, e l’adattamento italiano di ‘Pegasus Fantasy’ cantato da Giacinto Livia, basato sulla sigla originale giapponese cantata dai Make-Up.
PRINCE VALIANT
Serie animata americana con protagonista un indomito cavaliere della Tavola Rotonda, Prince Valiant ha ispirato la scrittura di una delle sigle obiettivamente più riuscite della storia dei cartoni animati italiani. Cantata dalla nostra Cristina, la sigla è accompagnata da un arrangiamento musicale che cerca di ricreare l’atmosfera del medioevo leggendario della saga di re Artù, con squilli di tromba e flauti che fanno da contorno all’immancabile base elettronica.
IL MISTERO DELLA PIETRA AZZURRA
Questa davvero mi è rimasta nel cuore. Siamo nel 1991 e sempre con Cristina: stavolta i ritmi non sono martellanti ma piacevolmente rilassati, e la parola “avventura” e “mistero” ricorrono di continuo per anticipare l’atmosfera intrigante di questo bellissimo cartone animato ispirato a ‘Ventimila leghe sotto i mari’ ma incentrato su una pietra magica appesa al collo della protagonista Nadia.
MEMOLE DOLCE MEMOLE
Un classico di Cristina D’Avena, la sigla di questo dolcissimo cartone animato ci preparava alle avventure di un folletto dai capelli color lilla, accompagnata dai suoi amici folletti, esattamente 243, non uno di più né uno di meno (lo dice il testo della canzone, fonte sicura e documentata). Memole, che abbiamo amato proprio perché buffa e consapevole di esserlo, è entrata nel nostro immaginario fin dal 1986.
Ragazzi, ma che ne sanno i duemila…
–Francesca Canapa–
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