Certi amori non finiscono: fanno giri immensi, e poi ti caricano a testa bassa sputando palle di fuoco grosse come dependance ad altezza collo. Nella sua più che decennale storia, condita da spadoni grossi come tavole da surf, creature colossali e abnormi appelli a santità di varia estrazione, Monster Hunter è sempre stato quel tipo di amore, bello e dannato. Puoi cercare di sfuggirgli finché vuoi, ma lui tornerà sempre a bussare alla tua porta – sfondandola, probabilmente. Sarà sempre lui, come lo ricordavi, solo più bello, grosso e incavolato. Cercherai i suoi occhi infuocati in quelli di qualsiasi altro gioco, quando di nuovo, ti abbandonerà. E a nulla servirà tentare di resistergli.
Incontrai Monster Hunter per la prima volta in un lontano 2006, quando la rugiada sui fiori della mia gioventù non era ancora stata sostituita dall’olio fritto che ora mi intasa le vene. Non sapevo niente di lui, e lui non sapeva niente di me, ma entrambi eravamo certi che, una volta infilato il disco nella mia PlayStation 2 (che la terra le sia lieve) non lo avrei più estratto per molto, molto tempo. All’inizio fu dura, lo ammetto: la totale assenza di un tutorial degno di nota pesava come un macigno sulle speranze di far durare quell’amore appena nato più dei 10 minuti che ci misi a esprimere il mio disappunto nei confronti di Thir. Erano tempi duri. Tempi in cui dovevi fare carte false per procurarti i materiali necessari a costruire un’arma spuntata, utile a difendersi (notare bene, a difendersi) dai primi 2 o 3 mostri incontrati nel primo, epico scenario.
Ma imparai. Imparai, con umiltà e fatica, quello che dovevo fare e che sarebbe stato ovvio per un giovane della mia età: la vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute una missione fallimentare alla volta, in totale solitudine. Eh sì, perché a differenza di questo Monster Hunter World appena approdato su PlayStation 4 e Xbox One, aspettarsi degli alleati nel primo episodio della saga Capcom era pura utopia. Ero solo, spaurito e impreparato. Ed era comunque bellissimo.
Nel frattempo ne sono passati di mostri sotto i ponti. Io mi sono fatto più vecchio, ma non più saggio, poiché nonostante l’esperienza, seduto di fronte ad un fiume antico, tra la fauna poligonale in alta definizione e i rumori di una foresta ancestrale, mi sono innamorato di nuovo.
Lo dico immediatamente, così mi tolgo il pensiero: Monster Hunter World è, senza mezzi termini, un capolavoro.
Per chi non non ne avesse mai sentito parlare in vita sua, quella di Monster Hunter è una saga di action RPG nipponici nati nel 2005, in cui gli elementi hack’n’slash si accompagnano a statistiche numeriche tipiche dei giochi di ruolo e al combattimento dai tratti tattici in pieno stile Dark Souls. Anche in questa sua nuova incarnazione vestiremo i panni di un membro di una squadra di cacciatori di enormi mostri e, sebbene il tutto non si discosti dall’idea originale, il titolo Capcom è un ginepraio di piccoli miglioramenti che hanno come risultato un qualcosa di assolutamente inedito.
Il primo impatto che ho avuto con Monster Hunter World, che con questo titolo permette alla saga di esordire nell’attuale generazione di console, è stato tuttavia piuttosto traumatico. Superata la fase di creazione del personaggio, caratterizzata da un minimo numero di parametri predefiniti ma dagli ottimi risultati, si procede a una lunga sezione di tutorial (si parla di circa 30-40 minuti, se si considera solamente la parte inerente alla spiegazione dei meccanismi di gioco) intervallata da filmati in grafica di gioco, completamente doppiati in italiano. Qui vengono spiegate, assieme alla trama, tutte le caratteristiche del villaggio in cui, dopo un naufragio, ci ritroviamo a offrire i nostri servigi. Col senno di poi posso dire che tale fase si rivela assolutamente necessaria ai neofiti, oltre a essere un buon ripasso per i veterani: solo attraverso essa si possono assorbire i diversi concetti, si può comprendere a fondo l’utilità di ogni PNG e di ogni statistica, e si può padroneggiare l’uso delle tante armi e oggetti a disposizione.
A proposito del crafting: tutto è al suo posto, e funziona alla grande: il sistema rimane sostanzialmente invariato dai precedenti capitoli, prendendo tutto ciò che di buono c’era e snellendolo dove possibile. Proprio il miglioramento del crafting è forse il simbolo del buon lavoro compiuto su Monster Hunter World: l’alleggerimento di molte meccaniche (spesso legate a scelte di game design antiquate che non aggiungevano nulla all’esperienza di gioco, incancrenite sui titoli per PSP e 3DS) ha reso l’intera esperienza molto più accessibile, ma senza renderla automaticamente più facile.
Un esempio può essere quello che ci fornisce una delle novità di maggior rilievo di questo Monster Hunter World: gli insetti guida. Questi piccoli esserini luminosi che accompagnano il giocatore racchiudono alcune delle funzioni più utili in assoluto, e lo aiutano a orientarsi attraverso i molti elementi su mappa durante una missione, fungendo da veri e propri traccianti.
Esplorando un’area, più volte vi imbatterete nelle orme dei mostri più grandi: saranno gli insetti guida a indicarvele quando sarete vicini, e una volta analizzate in numero sufficiente, queste creaturine vi condurranno dritti dritti verso la posizione del mostro in questione, che da lì in avanti sarà sempre visibile sulla mappa. Niente più obsolete Palle Pittura, niente più rincorse a perdifiato in giro per le aree della mappa, e grazie tante. Se ve lo state chiedendo, nulla viene tolto all’esperienza di gioco, che ne risulta ancora una volta arricchita e alleggerita, dando modo agli utenti di concentrarsi sul cuore pulsante di Monster Hunter: il combattimento.
Ed è proprio durante i combattimenti che il gioco mostra i muscoli, in sessioni di caccia da soli o in gruppo, e in cui è possibile reclutare alleati perfino a missione iniziata, tramite la funzione Razzo di Segnalazione. Le legnate, mai banali, scorrono in maniera (quasi) sempre fluida e, a differenza di quanto visto nella beta, sono spesso una sfida da non sottovalutare. Non sempre l’arma che vi accompagna da 20 ore di gioco è quella più adatta ad affrontare il Wyvern di turno, e saper padroneggiare (e craftare) diversi tipi di ferri da battaglia farà la differenza nelle sessioni online.
Racchiudere in un articolo tutte le cose belle che questo nuovo capitolo comprende sarebbe non solo difficile, ma perfino riduttivo. Monster Hunter World riesce a proporre qualcosa di nuovo semplicemente mantenendo quanto di valido si è già visto nei precedenti capitoli, ed eliminando tutto quello che c’era di superfluo.
Tutto quel che è stato, sebbene non amo rinnegare nulla, appartiene a un passato che oggi, di fronte a questo presente, ci appare grigio, legnoso, odioso a tratti.
Certi amori finiscono. Per tutto il resto, c’è Monster Hunter.
–Alessandro Fresta–
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