Attenzione: c’è un solo nemico e il suo nome è spoiler, e gli spoiler vincono sempre. Se volete continuare a combatterli ancora un po’, non continuate oltre prima di aver terminato la lettura de La Danza dei Draghi (Mondadori, 2012) e la visione della puntata 7×06 de Il Trono di Spade.
“Buone mura fanno buoni vicini”, diceva il poeta Robert Frost, e certamente Brandon il Costruttore sembra averlo preso in parola: con oltre duecento metri di altezza e quasi cinquecento chilometri di lunghezza, è difficile trovare un muro migliore della Barriera a Westeros e dintorni. Nemmeno quello, però, sembra essere sufficiente a salvaguardare i rapporti di buon vicinato con alcuni dei dirimpettai più scomodi su questa sponda del Mare Stretto.
Gli Estranei, inutile negarlo, non sono dei tipi facili con cui andare d’accordo, soprattutto per il loro (presunto) obiettivo di voler sterminare ogni forma di vita e far precipitare il mondo in un’eternità di tenebre e gelo. Tuttavia, considerata la piega quantomeno perniciosa che hanno preso gli ultimi eventi nello show HBO, sembrerebbe una buona idea passare dalla parte dei vincitori. Forza team Estranei! Dove si firma per entrare a far parte della squadra?
La risposta a questa domanda non è del tutto chiara. Nella serie tv sappiamo che gli Estranei sono un’arma biologica ormai fuori controllo creata dai Figli della Foresta: il primo Estraneo (il Re della Notte) era un umano prigioniero, e sembra l’unico dotato della capacità di tramutare altri umani in Estranei, con un procedimento che pare richiedere nello specifico il contatto fisico con lui. Curiosamente, non sappiamo se questa procedura sia limitata ai bambini umani: al termine dell’episodio 6 della settima stagione, il Re della Notte tocca Viserion per rianimarlo. Dato che in altre occasioni (puntata 8, quinta stagione) abbiamo visto che ciò non è necessario per rianimare i normali non-morti, non sappiamo se in futuro ci troveremo di fronte a un drago-zombie o a un drago-Estraneo.
Nei libri, in ogni caso, la natura degli Estranei è più dibattuta: alcuni personaggi (le mogli di Craster) assumono che gli Estranei siano effettivamente degli umani trasformati. Altri (Stannis, e cioè Melisandre) li considerano demoni (termine di per sé poco chiaro), mentre Tormund ne parla come di spiriti elementali, personificazioni del freddo e dell’inverno: idea che pare in linea con le dichiarazioni di Martin, che paragona gli Estranei ai Sidhe (il Popolo Fatato dei miti celtici), creature né buone né malvagie, semplicemente “altre” rispetto all’umanità.
Se, come sostengono alcuni, diventare Estranei non sia possibile, l’alternativa migliore è quella di diventare non-morti (wight). Il metodo più semplice (confermato sia nei libri che nella serie) è farsi uccidere da un Estraneo, ma per estensione sembra che in generale morire nelle vicinanze di un White Walker comporti il rischio di ritornare come wight: in alcuni casi la rianimazione sembra richiedere un qualche sforzo intenzionale da parte dell’Estraneo in questione (in più, Jon teorizza che uccidendo un Estraneo muoiano anche i non-morti da lui trasformati), ma troviamo anche situazioni in cui cadaveri morti per cause ambientali si siano rianimati senza che vi fosse la presenza confermata di Estranei nelle immediate vicinanze.
Essere un non-morto, d’altro canto, non sembra una bella pacchia: Martin ha definito Beric Dondarrion (e con lui tutti i personaggi resuscitati da un prete rosso) come “fire-wight” (“non-morto del fuoco”), contrapposto agli “ice-wight” normalmente utilizzati dagli Estranei.
Beric in un paio di passaggi spiega come dopo la resurrezione ricordi ed esperienze tendano progressivamente a svanire: un parallelo che Varamyr Sei-Pelli (uno dei metamorfi più potenti nei libri) fa in merito alla scomparsa della personalità umana di un metamorfo dopo la morte del corpo proprio fisico e il trasferimento di consapevolezza nel compagno animale. In questo caso, pare che gli istinti animali del corpo prendano progressivamente il sopravvento: ma nel caso di un wight, il corpo animato non ha propri istinti. Semplicemente, lo spirito che lo anima si “decompone” giorno dopo giorno, finché non rimane nulla (se non un particolare scopo, come “vendetta” nel caso di Lady Stoneheart).
Se un fire-wight rappresenta una reincarnazione forzata della volontà di una persona deceduta, i comuni ice-wight sono solo dei gusci, nei quali si annidano forse alcuni ricordi della vita passata, controllati interamente dalla volontà esterna degli Estranei: uno scenario curiosamente simile a L’Uomo della Casa della Carne (in Splatter Punk. Extreme Horror, Mondadori 1997), un racconto di George Martin che si basa sulle stesse premesse e che, secondo alcuni, potrebbe rappresentare, come buona parte delle opere di fantascienza dell’autore, una chiave di lettura alternativa per tutte Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
–Federico Brajda–
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