Eh sì, questa volta tocca al sottoscritto l’arduo compito (non tanto per l’onere in sé, quanto per la difficoltà nel mettere d’accordo l’eterogeneo fan world de Il Trono di Spade) di analizzare e spiegare l’episodio settimanale di Game of Thrones. Oggi, però, non c’è sguardo tra Kit ed Emilia che tenga. Siete avvisati.
Partiamo subito, e partiamo subito male. Dopo il mini cliffhanger della scorsa puntata, David Hasselhof delle Acque Nere e Pamela Anderson di Castel Granito riemergono, con tanto di scontatissimo cliché della boccata d’aria salvavita, a ventitré miglia di distanza dalla battaglia, tanto che si vede solo un rivolo di fumo in lontananza. Ricordo male io o i due cavalieri si erano tuffati nell’acqua a qualche pollice di distanza dalla bocca spalancata di Drogon?
Percorriamo le ventitré miglia per assistere all’ennesimo “bend the knee” della khaleesi, stavolta rivolto a Randyll Tarly che, con un’arringa a tema invasioni e stranieri da leghista, ovviamente si rifiuta (e con esso il figlio Dickon). E poco importa se Daenerys abbia appena terminato uno sproloquio su quanto i suoi metodi siano diversi da quelli dell’attuale regina: siamo all’ottavo minuto e la seconda battuta della Clarke non è ancora stata pronunciata, per cui “DRACARYS”. Persino uno spaesato Tyrion, ormai privo di bussola in questa stagione, prova la carta della pietà, ma l’infantile scusa “eh, io non posso fare prigionieri e purtroppo non si sono inginocchiati” snocciolata dalla Madre dei Draghi segna una volta per tutte la sua svolta sulla strada della follia.
Ma non c’è tempo da perdere. Si vola a Roccia del Drago, dove vediamo Jon e Drogon stringere amicizia, tramite sequenze ben realizzate ma leggermente lunghe (forse per lasciare ai fan il tempo per un’esultanza). Da notare, inoltre, la somiglianza con la liberazione di Rhaegal e Viserion da parte di Tyrion nella scorsa stagione. La teoria delle tre teste vi dice qualcosa? Il secondo cliché in meno di un quarto d’ora, però, riporta al presente. Le domande di Daenerys, tornata a incalzare Gionsnò sulla pugnalata nel cuore, vengono interrotte dal ritorno di Ser Jorah Mormont, teletrasportatosi in uno stato di salute che persino il se stesso delle prime stagioni invidierebbe. Nel frattempo un corvo da parte di Bran avverte dell’imminente arrivo degli Estranei al Forte Orientale, dando così senso al titolo dell’episodio e decretando, temporaneamente, il termine delle ostilità. Tyrion, che ha appena terminato una seduta alcolica con Varys a tema coscienza sporca (hanno decisamente perso lo smalto della passata stagione), propone di portare un non-morto a Cersei e con esso un’alleanza contro gli Estranei. Il piano sembra assurdo persino per una saga fantasy, per cui si fa.
Utilizzando l’ormai famoso teletrasporto, il Folletto e Davos si recano ad Approdo del Re, il primo per reclutare Gendry e il secondo per incontrare Jaime in gran segreto. La scelta di rispolverare il bastardo Baratheon è da gran paraculi, tanto che la battuta del Cavaliere delle Cipolle “pensavo stessi ancora remando” è stata inserita apposta per la teoria/provocazione che lo voleva ancora a vagare con la sua zattera. Jaime, in tutto questo, ha solamente capito cosa fare da grande: farsi umiliare da Cersei. In poche semplici frasi, la regina col caschetto biondo ne mette a nudo tutta la debolezza, confessando di aver spiato l’incontro e minacciandolo nemmeno troppo velatamente. Basta infine la notizia di un bambino in arrivo (che si porta dietro due implicazioni su tutte: Euron e la profezia di Maggy la Rana), per fare di Jaime una delle pecore di cui parla tanto.
A Grande Inverno, nel frattempo, Arya osserva una Sansa sempre più detestabile e decide di togliersi qualche sassolino, accusandola di volere il potere per sé e riesumando vecchie ruggini che il tempo non ha sicuramente cancellato. Consapevole che dietro ci sia lo zampino di Baelish, decide di sfidarlo a una gara di nascondino. A uscirne vincitore è il più navigato Lord della Valle, che fa trovare alla piccola serial killer un messaggio che Sansa era stata obbligata a scrivere, in cui il fu Eddard Stark veniva tacciato come traditore. Tutto porta a pensare a un futuro scontro tra le due sorelle lupe, ma non è da escludere che avvenga proprio il contrario.
A Vecchia Città Sam, stufo delle battutine dei maestri sull’avvertimento di Bran e sulla sua diretta testimonianza, decide di abbandonare in fretta e furia la Cittadella. Sono ben due, tuttavia, le questioni degne di nota in questo filone. La prima è la strizzatina d’occhio ai lettori con l’accenno a Jenny di Vecchie Pietre, un personaggio legato al Fantasma di Cuore Alto e alla sua profezia sul principe che fu promesso. La seconda è l’atto di annullamento del matrimonio di Rhaegar, di cui legge Gilly, e che renderebbe Jon un Targaryen con legittima pretesa al trono. Ritornerà sicuramente in futuro. Iconica la scena in cui Sam si congeda dalla Cittadella fissando l’astrolabio: che sia quasi confermata la teoria che sia lui l’autore delle cronache?
Jon decide quindi di partire per la Barriera, e finalmente si assiste ai primi cedimenti del cuore di Daenerys, ormai bipolarmente divisa tra la cotta per il Re del Nord e la friendzone per ser Jorah. Altro giro di teletrasporto e ci ritroviamo al Forte Orientale, dove in quattro e quattr’otto viene messa su la compagnia dell’Anello 2.0: Jon, Gendry, Jorah, Tormund, Thoros, Beric Dondarrion e il Mastino. Un gruppo tanto bello da vedere, quanto poco credibile per le modalità e le tempistiche con cui è stato formato, con la Fratellanza giunta casualmente nello stesso istante di Snow & co.. Zaino in spalla, i nostri eroi escono a caccia di non-morti, chiudendo l’episodio.
In generale si tratta di una tipica puntata di transizione, che termina i preparativi per i fuochi d’artificio finali. Persistono i soliti problemi di sceneggiatura, con i tempi gestiti veramente male per esigenze di produzione. Non manca un bel po’ di fan service che rende alcuni passaggi poco credibili, ma anche qualche chicca per intenditori pescata dai libri. Il ritmo della puntata non è particolarmente incalzante, ma risulta comunque accelerato rispetto all’andamento della trama, dando l’impressione di perdersi qualcosa per strada per recuperare il tempo perso nelle precedenti stagioni.
Voi come l’avete trovato?
–Andrea Camelin–
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