Si scrive “7×06” ma si legge “7×09”. E se siete dei fan navigati dello show, saprete benissimo della famigerata tradizione della “penultima puntata”. Vero e proprio marchio di fabbrica, il nono episodio ha sempre rappresentato il turning point delle stagioni, il punto più sconvolgente e destabilizzante che rimescola le carte all’interno dell’arco narrativo. Iniziamo la puntata, quindi, ben consapevoli che qualcosa di brutto stia per succedere.
Se il vostro pensiero è volato subito a Jon, potete stare tranquilli. Il Re del Nord e la sua allegra combriccola al momento sono al sicuro, tanto da organizzare al volo uno speed date. Gendry se la prende con la Fratellanza, il Mastino e Tormund disquisiscono di gusti sessuali e Jorah rievoca la battaglia di Pyke con Thoros. Degno di nota è solamente lo scambio tra Jon e il friendzonato, ma è la tempistica ad azzopparlo. L’intento è quello di creare un po’ di quel cameratismo tanto apprezzato dai fan, ma la realtà è che questo gioco di coppie mette solamente a nudo il più grande difetto della serie tv, ovvero la gestione dei personaggi. Meglio proseguire. Finalmente la compagnia si imbatte in una sporca morta dozzina, probabilmente allontanatasi per una pisciatina di gruppo, e cattura un non-morto, non prima che quest’ultimo riesca a far accorrere tutto l’esercito. Da questo momento prendono ufficialmente il via i primi Giochi Olimpici di Westeros: mentre Gendry stravince in solitaria la maratona che lo porta al Forte Orientale per mandare un corvo d’emergenza, gli altri la spuntano al fotofinish nella gara di pattinaggio, riuscendo a rifugiarsi su un isolotto prima che il ghiaccio attorno si rompa.
A Roccia del Drago, intanto, Tyrion e Daenerys hanno un confronto che definire presa in giro è riduttivo. La khaleesi continua a essere fiera dei suoi metodi poco flessibili, il nano invece esprime tutta la sua indignazione per la gestione del caso Tarly. Sì, proprio lo stesso nano che ha fatto fuori suo padre e decimato una flotta bruciandola. Il culmine si raggiunge quando la questione viene liquidata declinandola a semplice atto rivoluzionario necessario a rompere le catene e bla, bla, bla. Ah sì, c’è tempo anche per attribuire una cotta (completamente inesistente) a Jon nei confronti della Targaryen. Ok che il fan medio ormai vuole quello, ma addirittura inventarsi un innamoramento per accelerare i tempi mi sembra eccessivo. Meno male che arriva il corvo di Gendry (velocissimi ‘sti uccelli!), così Daenerys può fiondarsi coi tre draghi a soccorrere Jon e il resto dell’A-Team.
Al di là della Barriera i non-morti, che continuano ad avere un’intelligenza di gruppo molto particolare, attaccano i compañeros (ormai senza Thoros, morto a seguito delle ferite infertegli da un orso-zombie) mettendoli alle strette. Finalmente l’episodio si sposta su un terreno più congeniale alla serie, quello dell’action a ritmo serrato, fatto di tensione continua e saliscendi di emozioni. L’arrivo di Daenerys è tanto prevedibile quanto spettacolare, grazie alla brutale e maestosa potenza dei draghi che giungono in stile Cavalcata delle Valchirie e riversano sui nemici torrenti di fuoco. Ed è proprio quando senti allentare il nodo che hai dentro che ti ritorna in mente la tradizione della penultima puntata. In quel preciso istante il Re della Notte si ricorda che quello è giorno di gare, per la precisione lancio del giavellotto, e al primo colpo abbatte con la lancia Viserion, che precipita nelle gelide acque del lago. Il secondo tentativo manca di poco Drogon, che nel frattempo ha caricato tutti tranne Jon (non-morto compreso) e scappa con Rhaegal alla Barriera. Secondo climax emotivo per le sorti del fu bastardo e secondo intervento provvidenziale, questa volta di Benjen Stark, arrivato col suo cavallo per la gara olimpica di dressage e costretto invece a sacrificarsi per consentire la fuga al nipote. Intanto io sono stufo di vedere personaggi morire solo perché gli sceneggiatori non hanno la più pallida idea di cosa fargli fare…
Giusto per spezzare il ritmo, ogni tanto viene buttata lì qualche scena di Grande Inverno, dove prosegue la guerra fredda tra le sorelle Stark. Ditocorto è stanco di creare conflitti per il dominio del continente, molto meglio far bisticciare due bambine. Da un lato Arya, forte della sua esperienza a Braavos, gioca a fare la spaccona mostrando un campionario di volti e minacciando la sorella (il parallelismo con l’orfana è evidente); dall’altro Sansa sfodera la glacialità appresa da Baelish e Cersei per ricordarle che un intero esercito è lì per lei. Vi giuro che non so per chi tifare. Un meteorite su Grande Inverno no, eh?
L’episodio si chiude con un convalescente Jon che, forse per il senso di colpa, abbandona definitivamente il suo orgoglio e si sottomette a Daenerys. Apprezzabile sicuramente l’antitesi costruita con Mance Rayder, citato a inizio puntata per il suo coraggio nel non essersi mai inginocchiato a nessuno. Mentre non convince l’amore sbocciato proprio ora che la khaleesi dovrebbe essere distrutta dal dolore. C’è ancora tempo per l’ultimo colpo di scena. Sul campo di battaglia i non-morti, con l’ausilio di catene grosse come l’ancora del Titanic (reperite chissà dove), recuperano il corpo di Viserion, che ritorna in vita grazie al tocco magico del Re della Notte. Il colore dell’occhio non lascia spazio a interpretazioni: il drago bianco occhi blu ora appartiene agli Estranei. Yugi, questa volta è giunta la tua ora!
Puntata opposta rispetto alla precedente, con pochi filoni narrativi trattati e un andamento meno frenetico che rende più godibile la visione. Soliti buchi e solite forzature in una sceneggiatura che sta palesemente sbandando in assenza della linea guida dei libri. I colpi di scena e lo stile molto cinematografico, così come l’atmosfera epica, sono ormai una sicurezza quando viene intrapresa la via dell’action vero e proprio. Mentre davvero pessima è la gestione dei personaggi, ormai paralizzati nel ruolo ritagliato dalla volontà dei fan. Appuntamento con l’ultimo episodio, dove presumibilmente vedremo Cersei mostrare le sue carte e le sorelle Stark concludere il loro triste teatrino.
E voi cosa ne pensate? Sono stato troppo cattivo?
–Andrea Camelin–
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