“Sasageyo sasageyo shinzou o sasageyo…”. No, non sto cercando di pulire la tastiera se è quello che state pensando. È semplicemente il ritornello della opening della seconda stagione de L’Attacco dei Giganti, e se la state guardando anche voi non può non esservi entrata in testa come un chiodo. Per distrarmi, meglio iniziare l’approfondimento sul terzo terzetto di episodi (scusate il gioco di parole).
DISCLAIMER: Questo è il muro da non superare se non volete incorrere in qualche spoiler vagante.
Breve recap per rinfrescare la memoria. La trama segue le vicende di due differenti gruppi di personaggi: da una parte abbiamo Eren, Armin, Mikasa e gli ufficiali di grado superiore nel distretto di Trost; dall’altra le restanti reclute, costrette a barricarsi nel castello di Utgard e resistere a un assedio guidato dal Gigante Bestia. I due gruppi si riuniscono e riescono ad avere la meglio sui mostri, non prima di aver scoperto però che anche Ymir possiede il potere della trasformazione. Quando la situazione sembra tornata alla normalità, Reiner e Berthold rivelano la loro vera identità (rispettivamente Gigante Corazzato e Gigante Colossale) e, trasformatisi, scappano portando con sé Eren e la stessa Ymir.
Si riparte da qui, con il tentativo di fuga immediatamente abortito dal protagonista, che non ci sta a subire il secondo grave tradimento nel giro di poco tempo. Lo scontro con Reiner è un elogio alla lotta (più precisamente wrestling) e conferma quanto vi avevamo detto nelle 5 curiosità su L’Attacco dei Giganti, ovvero la straordinaria propensione di Isayama a farsi ispirare da qualsiasi cosa. Quando il duello sembra definitivamente concluso in favore di Eren, il gigante Colossale si lancia sui duellanti ponendo fine alla contesa. Mentre agli ufficiali sulle mura non resta che prendere tempo per elaborare un piano di recupero di Ymir ed Eren, l’attenzione si sposta nella foresta in cui i fuggitivi si sono fermati, dove il convalescente protagonista promette vendetta. Per le ultime tre puntate si annunciano fuochi d’artificio.
In generale questo trittico di puntate è caratterizzato dalla forte staticità, fatta eccezione per il bellissimo scontro tra i due ex compagni dell’accademia. Nessuno spostamento e combattimenti nulli: al contrario, i dialoghi sono la parte fondamentale che, insieme ai numerosi flashback, reggono il filo della trama. L’intento è sicuramente quello di tirare un po’ il fiato in attesa degli ultimi episodi che presumibilmente saranno da cuore in gola, e noi lo sfruttiamo per riordinare le idee. Continua il rapporto di causa-effetto che lega i vari argomenti trattati: i segreti, i dubbi e l’oscuro passato di numerosi personaggi aveva creato, nei primi episodi, quel velo di paura che aleggiava sui protagonisti; successivamente abbiamo scoperto come tutto ciò abbia finito col dar vita a una serie di rapporti interpersonali dei più variegati, alcuni sfociati addirittura nell’amore vero e proprio. A questo punto, però, arriva il forte contrasto tra questi legami creatisi (possiamo parlare benissimo anche di cameratismo) e la realtà dei fatti, che vuole due ex compagni come i peggiori nemici dell’intera vicenda. Ne consegue un logico contraccolpo psicologico, ed è in questo senso che va letta ogni scena di questi episodi. Ne sono un esempio lo shock di Connie che non vuole credere al tradimento dei suoi ex compagni, l’incapacità di Mikasa di ucciderli, ma anche la rabbia di Eren che ripensa alla loro falsità. Magistrale, tra l’altro, la scelta di mostrare solamente il volto di quest’ultimo nello scontro tra i due giganti da cui uscirà vittorioso, come a voler indicare la razionalità quale elemento indispensabile per superare le difficoltà. Concetto che viene ripreso dal capitano Hannes quando sveste i panni dell’ubriacone per indossare quelli del motivatore. Ed è con questo improbabile personaggio che viene fatto centro.
Le reclute, a differenza dei soldati, sono ancora dei ragazzini che subiscono il logorio della guerra e un passato che li condizionerà per sempre. Davanti a loro si presenta un bivio: crollare definitivamente come Reiner (lo sdoppiamento della personalità è l’apoteosi di questa strada) o proseguire con caparbietà a dispetto di tutte le difficoltà, come Eren. Non è un caso, d’altronde, che i due personaggi che ne escono meglio siano quelli già modellati sotto questo punto di vista, ovvero Ymir e Jean. Due elementi a prima vista piatti, sicuramente diversi, ma che in realtà hanno trovato la loro dimensione. La prima convogliando tutte le energie nella protezione di Historia, e il secondo abbandonando gli isterismi che lo avevano reso tanto insopportabile agli albori della serie animata.
Prepariamoci dunque ad un gran finale, perché di cose ne devono succedere ancora tante, e il binomio Isayama/Wit Studios pare non avere alcuna intenzione di farci scendere dalle montagne russe.
–Andrea Camelin–
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L’Attacco dei Giganti – Recensione Episodi 2×07-08-09
Andrea Camelin
- Il combattimento tra Reiner ed Eren è curato bene;
- Il comparto sonoro spicca in numerose scene;
- L'assetto psicologico e l'emotività non gravano sulla trama;
- Alcune scene sono troppo statiche;
- Lo stacco è eccessivamente netto rispetto alla frenesia delle puntate precedenti;