Immersi come siamo nella fitta selva di remake, reboot, spin-off, prequel, sequel, adattamenti disneyani in live action, riadattamenti alternativi di classici letterari, serie tratte da film, film tratti da serie – insomma, nel pieno dell’era cinematografica e televisiva del riciclo creativo, viene da chiedersi come mai nessuno abbia pensato di realizzare una versione horror del mondo de Il Mago di Oz.
Beh, poco importa, in ogni caso, perché ci stanno lavorando proprio ora. È di pochi giorni fa la notizia che la New Line Cinema (la divisione specializzata della Warner Bros. che oggi non possiamo fare a meno di associare alla trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson) ha appena acquistato dall’emergente Mike Van Waes l’idea per una sceneggiatura in chiave horror del classico di L. Frank Baum.
Quasi nulla si sa ancora della trama, tanto più che in questa fase mancano ancora produttore e regista, ma possiamo già fare qualche piccola speculazione se consideriamo che la Warner è affiancata in questa nuova produzione dalla Blumhouse, già nota per le serie cinematografiche di Paranormal Activity e Insidious. Negli ultimi anni, tra l’altro, la collaborazione fra le due società ha operato un’interessante deviazione verso un tipo di horror decisamente vintage: pensate alla fortunata serie The Congiuring, agli spin-off di Annabelle, nonché al recentissimo adattamento televisivo di It di Stephen King.
Pare che dai cottage infestati, dalle bambole assassine, dai simpatici clown del Maine alle trombe d’aria del Kansas di inizio Novecento il passo sia stato abbastanza breve. In apparenza qui le cose sembrerebbero più complesse: nel caso de Il Mago di Oz si tratterebbe di rimaneggiare un classico della letteratura per l’infanzia statunitense per un genere decisamente poco adatto a un pubblico non adulto. Non si tratta di una missione impossibile, sia chiaro: dopo aver visto orde di morti viventi invadere la privacy di tenere signorine austeniane per poi essere presi a sciabolate dalle stesse (PPZ – Pride + Prejudice + Zombies, recensito anche da noi qui), penso che siamo tutti d’accordo nell’affermare che nessun genere cinematografico è immune da una massiccia dose di horror deliziosamente ingiustificato. La differenza con lo strano caso de Il meraviglioso mago di Oz sta nel fatto che, se non la storia originale del romanzo di Baum, quantomeno il più famoso film diretto da Victor Fleming contiene già delle inquietanti potenzialità horror (per quanto comicamente involontarie).
La storia, per chi non la conoscesse, è quella di Dorothy, una dolce ragazzina in treccine e grembiulino che, trascinata via da un tornado insieme al suo cagnolino Toto, si ritrova a vagare in una coloratissima realtà parallela dove deve affrontare la perfida strega dell’ovest e raggiungere la dimora del mago di Oz. Dal libro che Baum si vide pubblicato nel tondo anno 1900 venne tratto già due anni dopo un fortunatissimo musical, che poi si trasformò nell’ancor più fortunato film del 1939 con Judy Garland nei panni dell’adorabile Dorothy (Over the Rainbow, vi dice niente?). Da allora il mondo di Oz ha continuato ad alimentare la fantasia di registi e sceneggiatori: in questa sede vogliamo ricordare, perché funzionale, l’indimenticabile imbracatura rossa di Sean Connery dell’ipertrash Zardoz del 1974.
Se una fiaba ha ispirato un cult della fantascienza pre-pulp, deve pur possedere un potenziale inespresso da convertire ad altri generi, per esempio all’horror. Basti pensare ad almeno due dei personaggi aiutanti di Dorothy, un inquietante Freddy Krueger in versione spaventapasseri affiancato da un omone di latta armato di accetta. Pensate alla perfida strega dell’ovest che, al di là dell’improbabile tinta verde cicoria della pellicola di Fleming, ha tutte le qualità per candidarsi a diventare un buon personaggio horror (la Blumhouse ha prodotto anche Le streghe di Salem di Rob Zombie, che potrebbe essere un buon antecedente per il futuro mondo di Oz). Senza contare l’atmosfera da incubo delirante di alcune scene del film del ’34, le marce delle guardie parodisticamente simili a quelle dei cancelli di Moria dei film di Jackson, e la constante incertezza percettiva fra illusione e realtà, che ritroviamo anche negli horror più riusciti degli ultimi anni. Tirate le somme e valutati i precedenti, ci aspetteremmo di vedere sul grande schermo la storia di una ragazza intrappolata in una spaventosa dimensione onirica, popolata da creature agghiaccianti e infestata da una strega e da un mago assassini. O, in alternativa, un musical splatter in perfetto stile Sweeney Todd. Per saperlo, non ci resta che incrociare le dita e aspettare l’uscita dell’ultimo capitolo della secolare saga cinematografica di Oz.
–Francesca Canapa–