Una prima e superficiale analisi di uno studente di Giurisprudenza sui riflessi del diritto, così come lo conosciamo, nella letteratura fantasy.
I racconti di fantasia, e così il fantasy classico, presuppongono come già sappiamo una quasi totale estraneità del testo a quanto troviamo nella vita di tutti i giorni. Quel “quasi” è rappresentato dalla sicura influenza che il quotidiano trasmette all’autore del testo fantastico o fantascientifico, ed in questo uno degli elementi da cui difficilmente riuscirà a prescindere sarà la gestione della giustizia tra i suoi personaggi e nei mondi che egli inventerà.
Con questa premessa è inevitabile affermare che lo Ius (trad. diritto) e la Res o Narratio ficta (trad. racconto di fantasia – e quindi il fantasy – secondo il vocabolario Italiano/Latino Castiglioni-Mariotti) si intrecciano costantemente, con le giuste deviazioni ma anche con integrali trasposizioni del diritto reale in quello di fantasia.
Gran parte del fantasy classico si colloca storicamente nel medioevo europeo. Da questa posizione storica quasi nessun autore, né coloro che gestiscono giochi di ruolo by chat, riesce a prescindere dal collegamento con il profilo giuridico di quel periodo e sceglie di seguirlo pedissequamente.
L’autore sceglie spesso quindi scuole di diritto penale, costituzionale ed internazionale molto elementari o conosciute dai più, basate solo sul periodo in cui ambienta la sua trama: per cominciare la divisione dei poteri teorizzata per primo da Montesquieu (1689 – 1755) in Legislativo, Giudiziario ed Esecutivo torna ad accentrarsi nelle mani di pochi eletti, per cause dinastiche o “divine”.
Troviamo quindi un Re o un signorotto locale capace di fare bello e cattivo tempo nel suo territorio e che, nel migliore dei casi, delega alcune facoltà – quali anche quella di amministrare la giustizia – ad alcuni dei suoi fedelissimi sottoposti o alleati. La facilità con cui vengono in mente gran parte dei GdR play by chat di ambientazione medievale è disarmante, Re o Duchi (amministratori del gioco) detengono il potere assoluto anche On-Game, creando una fastidiosa disparità tra chi è nello staff e chi no.
Da un secondo facile rilievo emergono le similitudini del diritto internazionale e le delle prerogative territoriali degli Stati/Regni, in moltissimi racconti e giochi fantasy, con la realtà. Alcuni esempi che possono richiamare alla mente quanto poco gli autori riescano ad essere creativi da questo punto di vista: in Game of Thrones il continente occidentale è diviso in regioni amministrate da Re o subalterni ad un Re, così come avveniva nell’Europa medievale o nella nostra stessa penisola.
Spezzo però una lancia a favore degli autori fantasy: inventare un sistema di organizzazione territoriale non è certo un giochetto che si elabora dall’oggi al domani! Secoli di politica internazionale spesso non bastano ad ideare nuove forme di integrazione o gestione. Per quanto ci si voglia spremere, le prime cose a cui si pensa sono un impero, uno stato o un feudo.
Affrontando il profilo giuspenalistico parallelo a quello moderno e reale, il fantasy è particolarmente attratto dalla pena di morte, che affascina e spaventa, per la facilità con cui può essere esibita ed utilizzata (pensiamo a Re Joffrey che ordina di uccidere un personaggio importante [Filtro Spoiler Mode On] con la stessa facilità con cui ordinerebbe un piatto di spaghetti, oppure la facilità con cui il Re/Duca/Conte in un GdR by chat potrebbe eliminare un utente giustificandolo in On con la pena di morte, o ancora con cui un Dungeon Master potrebbe sbarazzarsi di un PG in modi altrettanto semplici o fantasiosi). Nel vedere la morte quale connotato naturale della vita – anche fantasy – nulla quaestio, ma non sarebbe forse semplificare il problema, vedersi il PG eliminato con tanta semplicità? Sì, certo, è tutto forse solo un gioco o un’invenzione, e fuori dalle invenzioni letterarie, Cesare Beccaria ha già da secoli avanzato l’idea dell’inutilità della pena di morte e l’evoluzione degli ordinamenti Europei ha consentito di debellare questa piaga. Nel fantasy invece tale aspetto è difficilmente affrontato, lasciando la totale arbitrarietà tanto all’amministratore del GdR Online, quanto all’autore del libro che uccide i nostri personaggi preferiti o al DM contro cui nessuno può opporsi.
Medioevo puro, ambientazione storico-politica molto conformista nonostante ci si trovi in un fantasy, re : tutto = suddito : niente.
Nessuno ha mai affrontato, né esiste su internet un’analisi organica del rapporto tra Diritto e Fantasy, per questo vi rimando ad un’analisi più attenta del fenomeno e ad articoli di approfondimento che scriverò prossimamente. Il prossimo articolo a riguardo studierà le cose che un autore fantasy dovrebbe sapere per tutelare la propria idea, la propria creatività e di conseguenza i suoi libri.
– Alessio Giaquinto –