Nel mondo del cinema ci sono film di nicchia, grandi film, e poi ci sono i Tarrasque. Mi riferisco a quelli semplicemente troppo grossi, per un verso o per l’altro, per essere descritti. Come la corazzata Potëmkin, ad esempio, o Ben-Hur.
La storia di quest’ultimo inizia nel 1880, quando Lew Wallace scrive un romanzetto intitolato “Ben-Hur, A Tale of Christ”. Nel 1959 il romanzo diventa un colossale film di quasi 4 ore che si becca ben 11 Oscar. Nel 2016 ne viene prodotto un remake, ed è proprio di questo che parleremo oggi, in occasione dell’analisi della versione home video.
La pellicola è strutturata come un grande flashback: le prime immagini che vediamo sono proprio quelle della corsa dei carri. È il 33 d.C., e in una enorme arena Giuda Ben-Hur e Messala si sfidano in una letale corsa… e subito torniamo indietro nel tempo, alla loro gioventù trascorsa insieme.
Se c’è qualcosa che questo film tenta di fare è sorpassare il vecchio binomio eroe-antagonista e presentare Giuda e Messala come fratelli (adottivi) ed essenzialmente co-protagonisti nella vicenda. Il primo è un placido e belloccio principe giudeo che preferisce passare la vita tra le feste e in pace, piuttosto che sbattersi per cause politiche. Messala invece è stato adottato dai Ben-Hur, e si sente costantemente uno straniero (perché di origini romane), in dovere di dimostrare il proprio valore. Non si sente all’altezza di chiedere la mano a Tirzah, sorella di Giuda, e anche per questo si arruola nell’esercito romano (regalandoci qualche scena di battaglia nel mezzo).
Anche in seguito, lo svolgimento della trama è essenzialmente quello delineato dal romanzo (e dal vecchio film), ma la contemporaneità della pellicola forza qualche gradito cambiamento (niente spoiler, tranquilli) che potrebbe sembrare di poco conto, ma che invece dà un nuovo senso a tutta l’azione. La Palestina di Ben-Hur è un paese che vive una guerra civile, il cui unico lume è un falegname di Nazareth con i capelli lunghi. Non è un caso che Gesù in questa pellicola abbia una parte da leone se paragonata con le comparsate del vecchio film: se nel 1880 Lew Wallace era stato chirurgicamente attento a far comparire Cristo in pieno rispetto dei testi sacri, oggi gli sceneggiatori possono prendersi ben più libertà.
So però che quando si parla di Ben-Hur tutti si chiedono, essenzialmente, una cosa: come è stata ricreata la corsa degli sgusci dei carri? Nel bene e nel male, sembra che questo sia stato anche il chiodo fisso dei produttori. La grande sfida delle quadrighe nell’arena trae beneficio dalla moderna tecnologia, nonostante sia stata filmata dal vero su un set nella periferia di Roma, e abbia richiesto un lungo allenamento agli attori. Cavalli e carri in CGI si fondono con quelli reali senza farci notare la differenza (tranne in un paio di casi imbarazzanti), e la regia mescola le riprese più classiche a piccole “Go-Pro” ficcate sui carri e in giro per l’arena, che saltano, cadono, si riempiono di fango e polvere, movimentando tutta la scena fino al climax.
Il grande punto debole del film è il finale. Senza voler fare spoiler, voglio solo dire che per quanto sia coerente con il messaggio morale dell’opera, rimane un po’ troppo da “e vissero tutti felici e contenti”. Si riscatta, per fortuna, con un paio di inquadrature finali quasi a sottolineare quello che è un po’ la pellicola in sé: scarsa sui dialoghi, migliore nell’impatto visivo.
Un’ultima, doverosa nota di demerito la faccio ai costumi. Morgan Freeman con i rasta lo accetto pure, e per fortuna ci sono relativamente pochi bracciali di cuoio… ma che dire delle ingiuriose felpe stile H&M di Giuda? Comodissime camicette di cuoio, leggings, scudi romani formato bambino e una vasta collezione di spazzatura raccolta da qualche compagnia teatrale fallita corredano dei set altrimenti quasi credibili.
Per quanto riguarda la versione home video DVD, la qualità risulta decisamente buona, col canonico audio in 4 lingue (dolby 5.1) e altrettanti sottotitoli. Tra i contenuti speciali ne segnalo uno sul cast e un altro di circa 10 minuti sulla corsa dei carri, che vale sicuramente la pena di vedere.
In definitiva, questo remake di Ben-Hur è consigliato agli amanti del colossal, ma può nuocere gravemente alla salute di chi è ancora affezionato al bicipite di Charlton Heston.
–Daniele Gabrielli–
Ben-Hur (2016) – Recensione versione home video
Daniele Gabrielli
- Buona regia;
- Interessanti rimaneggiamenti di trama;
- Il cast si difende bene;
- Costumi improponibili;
- Dialoghi deboli;
- Finale troppo zuccheroso;