Avete presente quella sensazione di vergogna che si prova quando si capisce di essersi fidati delle apparenze e, dopo esser rimasti a contemplare la realtà dei fatti in rispettoso silenzio, si arriva alla conclusione di essersi sbagliati clamorosamente? Ecco, è più o meno quello che provo io quando penso alla serie tv Outlander.
Quando ho letto per la prima volta la sinossi di questa bella serie prodotta da Starz, il rovescio delle orbite è stato quasi automatico. “Donna viaggia nel tempo e si ritrova fra le braccia del bell’highlander del Settecento” – una cosa che più schifosamente sdolcinata non si può. A mia discolpa, devo dire che la trama dei libri da cui questa serie è tratta – i best seller della scrittrice statunitense Diana Gabaldon – se ridotta ai minimi termini altro non è che un romanzo d’appendice non troppo diverso da quelli di Liala (lo so che avete qualche zia o nonna che ne ha più di uno sugli scaffali). Ma, dopo essermi goduta il doppio cofanetto con le prime due stagioni dello show, ho dovuto ammettere che questa era solo la superficie.
Cominciamo dalla trama. Outlander significa straniero, forestiero, qualcuno che proviene da qualsiasi luogo fuorché questo. In gaelico la parola corrispondente è sassenach. Ed è così che viene chiamata la protagonista, Claire Randall (interpretata dalla magnifica Caitriona Balfe), infermiera da campo reduce dal secondo conflitto mondiale, trasportata nella Scozia del 1743 dopo un rito magico sulla piana di Craigh na Dun: catapultata indietro nel tempo di due secoli, questa donna intelligente ma comprensibilmente disorientata dovrà cercare di non rimanere vittima delle Giubbe Rosse o delle politiche dei clan scozzesi. In suo soccorso arriverà Jaime Frazer, interpretato da Sam Heughan, il bell’highlander sopra citato (e quando dico bello intendo bello in modo oltraggioso) – con tutte le implicazioni romantiche che voi tutti potrete immaginare.
Date le premesse, chiunque si aspetterebbe una telenovela in costume in piena regola. Se non fosse che la narrazione procede, episodio dopo episodio, in maniera lineare e credibile, addentrandosi nella micro e nella macropolitica dell’epoca, immergendo un personaggio strambo come Claire in un intreccio così realistico e ben orchestrato da far dimenticare completamente qualsiasi pregiudizio di genere. Lo spettatore nemmeno si rende conto di entrare in perfetta sintonia con Claire mentre persegue i suoi obiettivi: quando per lei arriva il momento delle scelte cruciali, lo spettatore è già fregato da un pezzo, la storia lo ha acciuffato e lo trascina senza soluzione di continuità dalla prima alla seconda stagione. Che non lo deluderà: perché, se nella prima la storia era chiusa nell’angusto ambiente del clan scozzese, la seconda si apre alle strategie politiche internazionali, all’Inghilterra e alla Francia, con Claire e Jaime impegnati in una corsa contro il tempo per impedire una battaglia catastrofica.
Malgrado rimanga qualche ingenuità da romanzo rosa, la storia è intrigante e si svolge in modo inaspettato attorno ai due protagonisti, che ne rappresentano sicuramente il punto di forza: i personaggi, tra cui si intrecciano dinamiche sottili ma potenti, sono legati da una chimica complessa che tiene anche lo spettatore più scettico incollato allo schermo. A parte la trama, la serie in sé è adatta ad un pubblico eterogeneo, non solo per la sua complessità, ma anche per la regia eccellente e la cura del dettaglio storico, che si può apprezzare specialmente nella versione home video la quale, tra i contenuti speciali, oltre a scene tagliate e interviste al cast (anch’esso fenomenale), contiene anche approfondimenti sullo studio dei costumi, ricostruiti fino alla maniacalità per rendere il viaggio di Claire ancora più reale – come se non bastassero gli scenari mozzafiato delle ventose lande scozzesi.
Un paragrafo a parte merita la colonna sonora: il compositore si chiama Bear McCreary e ha già realizzato dei veri capolavori per serie famosissime come The Walking Dead, Battlestar Galactica e quella magnifica epopea pirata che è stata Black Sails. La sua musica restituisce in maniera sconvolgente l’atmosfera della Scozia del Settecento: se Claire è stata portata indietro dalle fate del folklore, sarà grazie a McCreary che lo spettatore farà il suo viaggio nel tempo.
Insomma, amanti del romance, della storia e dei viaggi nel tempo, questa è la serie che fa per voi. Proprio questa sera andrà in onda in Italia la prima puntata della terza stagione, reduce da decine di candidature e premi televisivi: se avete già visto le prime due, probabilmente non starete neanche più leggendo; se non l’avete fatto, fidatevi di questa schizzinosa isolana che ancora trattiene a stento una lacrimuccia. Scozia forever.
–Francesca Canapa–
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Outlander 1 e 2: recensione edizione home video
Francesca Canapa
- Ottima regia e recitazione magistrale;
- Colonna sonora indimenticabile;
- Racconto coinvolgente e godibile;
- La trama romantica può annoiare a volte;
- Alcune ingenuità e scene prevedibili possono far storcere qualche naso;