Le storie ci salvano. Lo facevano quando eravamo bambini, insegnandoci come sconfiggere i draghi, e continuano a farlo ora che siamo adulti, ricordandoci che dobbiamo essere ogni giorno gli eroi della nostra personale avventura. Ok, parliamo di fantasy. Però prima mi serve qualche riga per parlarvi di storia. Sì, quella che si studia a scuola. Leggetele, poi capirete il perché di questa introduzione.
Siamo negli Stati Uniti dei ruggenti anni ’80, decennio iniziato con l’elezione a presidente dell’ex star di Hollywood Ronald Reagan e finito con l’incontro fra quest’ultimo e Michail Gorbačëv, segretario del Partito Comunista Sovietico. Sarà un evento storico, che darà il via al disarmo nucleare in Europa, alla caduta del muro di Berlino e alla dissoluzione dell’URSS. Ma, in piena Guerra Fredda, gli States stanno vivendo la peggior recessione economica dopo la terribile crisi del ’29, e a risentirne di più sono gli stati agricoli e industriali del Midwest e del Northeast, la zona cosiddetta Rust belt.
Tutto chiaro? Ok, ora provate a immaginare di ambientare in questo contesto storico reale un racconto fantasy dalle tinte fosche, quasi un thriller. È quello che ha fatto la debuttante regista e sceneggiatrice Anne Hamilton: il risultato è “American Fable”, film in uscita nelle sale statunitensi il prossimo 17 febbraio per la IFC Films.
Gitty (Peyton Kennedy) ha undici anni e vive con la famiglia in una fattoria del Midwest degli anni ‘80. Le cose non vanno granché bene a causa della crisi agricola, e così ci pensa la sua immaginazione a creare un mondo di fantasia che le faccia da rifugio. Ma in brevissimo tempo il sogno si tramuta sempre più in un incubo: dopo la scoperta sconcertante della presenza di un uomo (Richard Schiff) prigioniero nel silo della fattoria, le fantasie di Gitty sembrano prendere vita tra i campi di mais, sotto forma di un misterioso cavaliere in armatura con delle minacciose corna sulla testa. E non passerà molto tempo prima che fra i biondi capelli della ragazzina inizino a spuntare improvvisamente proprio quelle stesse corna.
Che fare? Mantenere il terribile segreto di famiglia o salvare quell’uomo proprio dai suoi famigliari? Questo è il dilemma che vive la protagonista, costretta in un mondo molto più oscuro di quello che si era immaginata. E così la storia di paura che la protagonista chiede al papà di raccontarle prima di dormire si mescola con la realtà. Ma Gitty aveva anche chiesto un finale da “…e vissero per sempre felici e contenti“: è davvero quello che aspetta lei e chi le sta vicino? La storia creata dalla sua mente questa volta la salverà?
Insomma, è una classica favola di realismo magico, in stile Urban Fantasy se volete. Una “Favola americana”, appunto, che si inserisce alla perfezione nella tradizione inaugurata con “Alice nel Paese delle Meraviglie” e continuata da Guillermo Del Toro con “Il labirinto del Fauno”. Le atmosfere ansiogene, i vasti paesaggi naturali da togliere il fiato, e i personaggi fuori dal tempo creano un contrasto surreale, e delineano i tratti di una realtà dove niente va dato per scontato. Perché, nonostante abbiamo il conforto di tutto quello che percepiamo come vero, basta un niente perché queste certezze si sgretolino in un attimo. Insomma, è la realtà vista attraverso gli occhi di un bambino.
Richard Schiff a parte – visto già in “L’uomo d’acciaio”, “Mi chiamo Sam” e “Seven” – il cast è costituito da attori semisconosciuti, tra cui Kip Pardue, Marci Miller, Gavin MacIntosh e Zuleikha Robinson. Come già detto, il film sarà distribuito in America il 17 febbraio, mentre non ci sono ancora notizie in merito ad un’eventuale uscita italiana.
–Michele Martinelli–