Lucca Comics 2016: novantacinque avventurieri abbattono un Drago Verde, un Orco delle Profondità e un Vampiro, coordinandosi in uno sforzo che più che di “squadra” andrebbe chiamato “di esercito”. È successo davvero, e abbiamo quindi deciso di parlarne insieme all’organizzatore Nicola Degobbis, che tra una ruolata e l’altra lavora nel marketing cinematografico, fa parte dell’Hydra Team, con Wyrd Edizioni ha curato l’uscita in Italia di giochi come Numenera e La Guardia dei Topi, ha portato in Italia la D&D Adventurers League (che nel giro di un anno è diventata la seconda più grande d’Europa) e probabilmente ogni tanto riconsegna anche le borse alle vecchiette scippate.
Ciao Nicola! La prima domanda è: ma tu nella vita che fai? E soprattutto come fai?
Ciao, ragazzi! Faccio di tutto. E non dormo. O meglio: dormo quattro o cinque ore a notte. Mi sveglio alle cinque e per tre ore, prima di andare in ufficio, lavoro alle “cose da nerd”: mi informo sulle ultime uscite, revisiono le traduzioni, gestisco le pagine social e gli eventi, tutte queste cose qui. Idem a pranzo e dopo cena.
E hai pure una moglie.
E ho pure una moglie.
Da quanto ho capito, il punto di raccordo fra D&D e l’Italia sei tu.
In un certo senso, conosco molto bene i ragazzi della Wizards of the Coast Italia, con cui sono in contatto costante, e mi sento anche con gli admin della D&D Adventurers League americana. La mia vita da nerd professionista è iniziata quando ho voluto portare il gioco organizzato in Italia, ed è esplosa la D&D Adventurers League.
Come funziona esattamente questa cosa della Lega?
Essenzialmente le partite giocate nell’ambito della Lega incidono direttamente sullo sviluppo della storia generale di D&D. Un giocatore può portare il suo personaggio a ogni evento organizzato nel mondo ed evolvere sessione dopo sessione.
E qui arriviamo alla D&D Epic…
Sì. La Epic è l’evento “ufficiale” della D&D Adventurers League più importante al mondo. Considera che quest’anno in Europa, oltre a Lucca, ce ne sono state solo altre due, una ad Amsterdam e una a Londra. Incide in maniera significativa sulla storia di D&D (in questo caso la storyline della 5a edizione), ma per organizzarla bisogna chiedere l’autorizzazione alla Wizards, che la concede raramente. Di recente hanno accentrato la gestione della Adventurers League inserendola all’interno di WotC stessa.
Come è nata la cosa?
Mi hanno contattato gli organizzatori di Lucca Comics & Games a febbraio, dicendo che avrebbero voluto organizzare l’Epic a Lucca, ma la Wizards non gli aveva dato il permesso. Con un po’ di lavoro e parlando con gli admin mondiali della League alla fine ce l’abbiamo fatta. Ci abbiamo messo sette mesi per organizzarla, è stato davvero titanico: novantacinque giocatori, ventisette Game Master, una marea di tavoli. Un casino.
Ti faccio la domanda della mamma: “chi ha vinto”?
I giocatori! E non è stato facile. L’Epic è una partita giocata in contemporaneamente fra tutti i tavoli: obiettivi interdipendenti, quest che vengono sbloccate per un tavolo dalle azioni di un altro tavolo… In questo caso si giocava su tre fronti, con tre diversi boss di riferimento. L’obiettivo ultimo era liberare la città occupata dal Drago Verde. Ce l’hanno fatta, e nella League attualmente in corso il Culto del Drago è stato sconfitto, proprio grazie a quanto accaduto durante le varie Epic dell’anno.
Insomma, una figata.
Sì. Considera che il giocatore più piccolo aveva 11 anni, il più grande 61. È stato un successo, e conferma il trend di crescita del gioco di ruolo in Italia.
Sì, parliamo proprio di gioco di ruolo in Italia. Tu sei un evidente patito di D&D…
E mica solo io, resta il gioco di ruolo più giocato al mondo.
… e io ora butto il seme della discordia e inizio a dire cose tipo “teorie Forgite”. Come la vedi?
Intendi la divisione fra giochi tradizionali e giochi moderni? Guarda, per me tutte queste faide sono delle stronzate. A me piace il gioco tradizionale, ma è una questione di gusti. L’importante è che la gente giochi, poi che sia Cani nella Vigna o che sia la 5a edizione di D&D va bene tutto. L’importante è che il gioco continui a crescere. E in Italia sta crescendo, c’è poco da fare.
È vero. Ed è vero che fuori dalla “comunità nerd”, piaccia o non piaccia, Dungeons & Dragons è l’epitome del gioco di ruolo. La casalinga di Voghera sa di che si parla.
Mentre se le nomini Dungeon World magari no. Ma il problema è solo che da noi manca una vera grande distribuzione: se vai all’estero nei negozi specializzati trovi giochi di ruolo di ogni tipo. Esordienti, indipendenti, anche cagate. Ma ci sono, e vengono immessi sul mercato dai grandi distributori. Magari sono dei flop, ma girano. E più girano, più si aiuta a integrare il “fenomeno” gioco di ruolo.
Quindi una commercializzazione più strutturata, secondo te, aiuterebbe anche a sdoganare il gioco di ruolo agli occhi dei non addetti ai lavori?
Assolutamente. Bisogna spingere su quello, incoraggiare una distribuzione su larga scala. Bisogna far uscire di casa i giocatori e far entrare in casa i giochi.
–Luca Pappalardo–