L’enorme successo di pubblico che sta riscuotendo la serie tv di HBO Westworld (quasi 12 milioni di spettatori per il pilota tra messa in onda, on demand e registrazioni, 2,1 milioni di spettatori per la prima visione della terza puntata) la sta proiettando nell’immaginario collettivo (e sicuramente nei grafici dell’emittente) come l’ideale erede di Game of Thrones. Ebbene, si apprende che quel gran furbacchione di George Martin, in una cena con gli showrunner della serie sci-fi Jonathan Nolan e Lisa Joy, avrebbe prospettato ai due ciò che da diverso tempo sta prendendo sempre più piede anche tra i fan che, ignorando il film di Michael Crichton del 1973 su cui è basata, meno sapevano all’inizio di cosa si stesse parlando: un bel crossover proprio tra Westworld e Game of Thrones.
Ma come è giustificabile a livello di sceneggiatura un incontro tra siffatti pesi massimi? Benché la serie tv sia praticamente incentrata (per ora) solo sull’ambientazione del vecchio West, i più attempati come il sottoscritto ricorderanno che nel film di Crichton (it. “Il Mondo dei Robot” con Yul Brinner nei panni del Pistolero senza nome) il parco divertimenti constava di ben tre ambientazioni differenti, tutte interpretate da figuranti robot, ma diverse tra loro in termini di epoca storica: l’Antica Roma e il Medioevo facevano infatti la loro bella figura accanto al West.
Ed ecco l’ideona: perché non prendere l’ambientazione medievale e sostituirla di sana pianta con un Westeros World? Tywin Lannister, Daenerys Targaryen e Robb Stark sarebbero semplici robot programmati per ripetere all’infinito trame, conquiste e tradimenti per il sollazzo quotidiano di visitatori in carne ed ossa. L’aura di violenza e sensualità propria di Game of Thrones ben si adatta, per esempio, all’Antica Roma, la cui riproduzione nel film del ’73 metteva l’accento sugli aspetti più lascivi dei baccanali, senza contare che riparabilità e intercambiabilità degli androidi danneggiati a quel punto aprirebbe la strada a succosi ritorni di personaggi dei Sette Regni che credevamo morti e sepolti a causa della spietatezza narrativa di Zio Giorgione. In più, l’idea che il tourbillon di trame cui abbiamo assistito finora ne Il Trono di Spade sia solo frutto di una sofisticata programmazione di un parco giochi robotico del futuro è stranamente e perversamente attrattiva di per sé.
Del resto George Martin pare aver ormai raggiunto nei confronti della serialità televisiva un peso che va ben oltre la sua già considerevole mole. Cosa fatta, quindi? Non è detto. Nolan a parte, che ha lisciato il pelo a Martin e lo ha ringraziato e lodato per l’idea, a riportare tutti con i piedi per terra ha pensato con tipico buonsenso e prudenza femminili Lisa Joy, affermando “Prima dovrei credere che i draghi siano reali” e paventando una serie di problematiche legali, di continuity e di semplice logistica a livello di cast. Inoltre Nolan ha confessato come abbiano già un sacco di materiale riguardante Westworld che deve essere ancora sviluppato. Se la cosa si dovesse concretizzare, sicuramente non mancheremo di aggiornarvi su una questione di tale portata!
–Luca Tersigni–