Ai tempi, il GdR Musha Shugyo ci aveva decisamente fatto una buona impressione (qui la recensione), con i suoi combattimenti lampo ultra-violenti e le snelle meccaniche che permettevano di portare facilmente sul tavolo da gioco tutto il fascino retrò delle scazzottate da film di arti marziali. Oggi lo riprendiamo in mano con l’espansione (pardon, il Setting Pack, per usare le parole del manuale) “Rotten Core”, adattamento di un omonimo videogioco sviluppato dall’Aiduzzi Team, e nato dalla collaborazione tra questi ultimi ed Edizioni Acchiappasogni. Naturalmente le nostre aspettative erano alte: il pack avrebbe avuto i numeri giusti per tenere alto il buon nome del gioco?
Per approcciarsi a “Rotten Core”, questo va detto, occorre spegnere temporaneamente il cervello (o, per lo meno, le parti più coerenti e raziocinanti dello stesso), poiché fin dalle prime pagine il manualetto (sessantaquattro pagine, di cui otto di pubblicità, dieci di PG pre-generati, e altre sette di background) ci dice quasi per esplicito che l’espansione fa di Ignoranza virtù. Diciamo questo, però, non certo in termini dispregiativi, poiché la scelta è fatta con cognizione di causa e ben si adatta al tono generale del gioco: d’altro canto, quando l’obiettivo è maciullare a suon di pugni chiunque ti stia di fronte, non si può andare tanto per il sottile.
Il mondo di “Rotten Core” (“nucleo marcio”, letteralmente) è in effetti roso fino al midollo da ogni genere di eccesso, tra vecchiacci sotto uber-anabolizzanti a lapdancer assassine in età da pensione, passando per servizi segreti più o meno deviati e organizzazioni criminali. A dominare il tutto vi è il Lobo (abbreviazione di Loboeucarixtus), un organo di origini sconosciute in grado di generare in chiunque lo veda un insano e irrazionale desiderio di divorarlo. Effetti collaterali della sua ingestione includono lo sviluppo di strani super-poteri e un azzeramento istantaneo di qualsiasi forma di buonsenso e ritegno: ne è un esempio Ubu Vagrante (protagonista della storiella che ci introduce all’espansione), un ex-bancario pronto per il ricovero che, dopo aver divorato un Lobo, decide di sfruttare le sue nuove facoltà per soddisfare i desideri che ha tenuto segreti per una vita intera. Peccato che le cose non siano così semplici: oltre a un certo grado di follia, infatti, i Marciti (così sono chiamati gli individui che hanno ingerito un Lobo) si ritrovano ricercati da organizzazioni segrete da ogni parte del mondo (Intelligence, mafia, ninja… insomma, tutto il catalogo), e sviluppano anche un bisogno quasi irrefrenabile di trovarsi e lottare fra loro per stabilire una sorta gerarchia interna.
È in questo delirio a tinte fosche (che in effetti gli artwork del manuale catturano piuttosto bene) che si muovono i nostri personaggi, alternativamente dei Marciti o degli umani normali (eccezionalmente addestrati) incaricati di rintracciarli per motivi vari (ma quasi sempre loschi).
In termini di gioco, dunque, che novità ci sono?
A livello di meccaniche, i combattimenti risultano piuttosto immutati, sebbene vengano aggiunte un paio di frecce alla faretra dei personaggi più aggressivi: in fase difensiva, è possibile innescare dei Cross Impact (controattacchi più potenti del normale, calcolati sul valore di Attacco anziché Difesa, ma più rischiosi per il proprio personaggio), ricorrendo a provocazioni verbali (che possono costringere l’avversario ad attaccare immediatamente, ma con un malus), e colpire con potenti URA (Uber Rotten Arts, tecniche speciali più potenti anche delle Super Mosse di Musha Shugyo). Queste ultime risultano particolarmente difficili da sbloccare, ma fidatevi che ne vale la pena!
La parte più interessante, tuttavia, riguarda le due nuove caratteristiche base, Volontà ed Equilibrio, e l’ulteriore grado di profondità che queste forniscono ai personaggi sia all’interno che all’esterno dei combattimenti. La prima rappresenta, grossomodo, la forza di personalità, mentre il secondo la stabilità mentale (casualmente, i Marciti dovrebbero sempre avere più Volontà che Equilibrio). Queste due caratteristiche forniscono sì dei pool di dadi aggiuntivi a cui fare ricorso in combattimento (Volontà per potenziare gli attacchi, Equilibrio per la difesa), ma danno anche un’idea di come il proprio personaggio si ponga nei confronti del mondo circostante. Aggiungendo a questo la presenza di Passioni (motivazioni personali) e Talenti (particolari capacità non collegate alle lotte), entrambi fonti di dadi bonus nelle circostanze in cui risultano pertinenti per l’Oracolo (il master), i nostri alter-ego cartacei guadagnano una personalità sorprendente. Pur rimanendo ben al di là del limite del credibile (non che questo sia un obiettivo del gioco, beninteso), risultano dunque caratterizzati a sufficienza da garantire un adeguato grado di immersione nel folle universo di Rotten Core.
Tutto perfetto, quindi? Non proprio. L’approccio minimalista a tutto ciò che non rientra nel combattimento (in particolare per quel che pertiene le nuove caratteristiche) può condurre talvolta a una certa confusione. Inoltre, anche se non si punta a un realismo estremo, le meccaniche sono trattate in maniera troppo sbrigativa, offrendo un’esperienza, per quanto rapida e adeguatamente divertente, non sempre incisiva.
Per ottenere “Rotten Core”, andate qui.
–Federico Brajda–
Rotten Core – Recensione del Setting Pack di Musha Shugyo
Federico Brajda
- Le regole sono semplici e dirette;
- Sorprendentemente immersivo;
- Il manuale è disponibile anche in versione pdf gratuita (per quanto le offerte siano sempre apprezzate);
- Le nuove meccaniche sono gestite in maniera fin troppo sbrigativa;
- Alla lunga ambientazione e personaggi risultano banali e tediosi;
- Il manualetto, complice anche il formato ridotto, appare piuttosto spoglio di contenuti;