Una nuova avventura nella Galassia lontana lontana sta per cominciare. Nuovi eroi stanno per compiere il loro viaggio. Il 16 dicembre 2016 (il 14 in Italia) esce nelle sale “Rogue One – A Star Wars Story”, il primo spin-off per il grande schermo della saga creata da George Lucas. Disney, l’avrete visto, ha pubblicato un nuovo trailer (che trovate qua sotto) da vedere e rivedere, pieno di facce nuove e atmosfere decisamente poco da fiaba.
La storia raccontata in Rogue One sarà totalmente nuova. Verranno narrati gli eventi di pochissimo antecedenti a Episodio IV e alla distruzione della prima Morte Nera. Scopriremo finalmente come l’Alleanza Ribelle sia entrata in possesso dei piani di costruzione della stazione da battaglia dell’Impero, che ne renderanno possibile l’annientamento da parte di Luke e soci.
Lascio i tecnicismi a chi è più bravo di me e seguo il cuore: non parlerò di Canone e non mi scerverellerò per capire chi sia la protagonista femminile Jyn Erso, chi sia suo padre o se possa avere qualche legame con Luke o Rey (ma se siete interessati a conoscere l’opinione della rete in merito, allora cliccate qui). Non è neanche mia intenzione capire se la serie animata “Star Wars Rebels” ci riveli qualcosa della trama di questo nuovo film. Io guardo il trailer e sogno.
C’è dentro di tutto. La marcia imperiale d’apertura che accende l’emozione mentre un incrociatore si staglia più minaccioso che mai su un paesaggio desertico. Poi la profonda voce di Forest Whitaker, che interpreta il veterano della Guerra dei Cloni Saw Gerrera, e quella della leader ribelle Mon Mothma che affida una missione a Jyn Erso (Felicity Jones): l’Impero sta per compiere il suo primo test con un’arma definitiva e bisogna scoprire che cosa sia e come fermarla.
Ed ecco che vediamo proprio le ultime fasi di costruzione della Morte Nera che stanno per essere ultimate. Poi la stessa Jyn e l’ufficiale Cassian Andor decollano sul loro caccia, e da lì in poi il trailer viaggia veloce che è un piacere, in un susseguirsi di immagini che introducono i nuovi protagonisti.
L’assassino che odia l’Impero e usa il cannone con la facilità con cui si strizza un tubetto di maionese Baze Malbus (Jiang Wen); il guerriero spirituale cieco Chirrut Imwe (Donnie Yen), che crede che tutto abbia a che fare con la Forza; K-2SO (Alan Tudyk), un droide imperiale riprogrammato dai Ribelli. Ma non c’è tempo, ogni giorno l’Impero diventa sempre più forte: sono le parole di Jyn che commentano una nuova apparizione della Morte Nera e dell’ufficiale preposto alla sua costruzione, l’arcigno Direttore Orson Krennic (Ben Mendelsohn).
Subito dopo siamo nel vivo di una concitata battaglia a terra in cui tutto sembra come lo ricordavamo, tra blaster e passaggi radenti degli X-Wing ribelli, camminatori AT-AT e caccia TIE imperiali. È una missione suicida: un gruppo improvvisato di spie, piloti e guerriglieri diventa la squadra a cui viene affidato un compito di vitale importanza. Le parole di Jyn non hanno bisogno di commento: questa è la nostra chance di fare davvero la differenza. Ma non hanno ancora fatto i conti con la minaccia più grande: Darth Vader, il cui casco ripreso di spalle appare per un secondo alla fine del video, è pronto ad attenderli.
A parte proprio quest’ultima scena telefonatissima, i volti nuovi sono molti, e ciascuno ha una capacità speciale che si rivelerà utile per il compimento della missione. Le atmosfere sono ben diverse dal classico film di Star Wars: è un vero e proprio dopoguerra, non c’è più niente di magico e cavalleresco. L’Impero ha conquistato la Galassia e i resti della Repubblica cercano disperatamente di ricompattarsi. “Come siamo caduti così in basso e cosa possiamo fare nel nostro piccolo per un futuro meno oscuro?” sembrano chiedersi i protagonisti, a cui forse non interessa tanto saperne di più sulla Forza. Sono uomini e donne “normali”, ma senza i quali, forse, Luke Skywalker sarebbe rimasto a coltivare patate su Tatooine. Magari usano metodi meno epici del far volteggiare una spada laser, ma si battono per la causa più alta di qualsiasi altra, la vittoria del Bene.
– Michele Martinelli –