Essendo, cari lettori, anche il redattore medio di Isola Illyon un essere umano, pure noi, all’uscita del trailer di “Rogue One: a Star Wars Story” (aka, il regalo di Natale 2016 della Disney al resto del mondo) siamo stati a vederlo in loop per circa mezz’ora. Al termine della stessa, tuttavia, la professionalità è ritornata di corsa, spingendoci da un lato a preoccuparci su ciò che combinerà il regista Gareth Edwars (famoso, finora, per aver fatto un film intitolato “Monsters”, dove i mostri non c’erano, e un “Godzilla” dove Godzilla appariva sì e no in due scene) con “Star Wars”, e dall’altro di buttare giù a macchina le prime impressione sull’ultimo arrivo per il super-franchise.
La posta in gioco in questo caso è alta: trattandosi di uno spin-off, c’è una differenza notevole rispetto a quello che abbiamo visto finora. Se appiccicate uno “Star Wars – Episodio VIII” dietro a “120 minuti di Kylo Ren che si percuote i cosiddetti con una spada laser” (sembra decisamente una cosa che farebbe…), vi ritroverete in tempo zero con abbastanza quintilioni di incassi da costruire una vostra Morte Nera, perché dopotutto parliamo di “Star Wars”. Quando però ci si allontana dalla saga principale, chi può dire dove si arriverà?
Detto questo, le carte in regola per il micro-cult il film sembra avercele un po’ tutte, da una fotografia convincente (per quel poco che si è visto), a un Impero in forma top (tra l’immacolata uniforme del Grand’Ammiraglio e le super-toste forze speciali delle Stormtrooper), fino alla nostra nuova, enigmatica e graziosa protagonista, Jyn Erso, interpretata da Felicity Jones, nota anche “come quella tizia carina che lavora per Osborne in un film di Spiderman che stiamo attivamente cercando di dimenticare” (“Amazing Spiderman 2”, 2014), nonché attrice in altri film quantomeno deludenti per la carenza di superpoteri e/o buchi neri (ehr, “La Teoria del Tutto”, 2014).
È proprio lei, la nostra Jyn, che ha monopolizzato (anche per il fatto di essere il solo personaggio a comparire del quale conosciamo il nome, e che non è un’abominazione creata in computer grafica) l’attenzione nella maggior parte dei commenti, che subito si sono lanciati in folli teorie al riguardo (perché, visto che le risposte sulle questioni più spinose di “Game of Thrones” arriveranno a settimane, i nerd devono chiaramente trovarsi un nuovo passatempo): chi è Jyn? Da dove viene? Che poteri ha? Rivedremo mai più un film di “Star Wars” che abbia per protagonista un essere di sesso maschile e/o non appartenente a una minoranza etnica (in effetti sì, tra due anni quando arriverà il film di Han Solo e tireranno fuori dal congelatore il clone più giovane di Harrison Ford, ma questa è una storia per un altro articolo)?
Battute a parte, sono stati in molti a tracciare un confronto tra Jyn e Rey, l’eroina interpretata da Daisy Ridley ne “Il Risveglio”, dimostrando in questo modo facoltà di pensiero astratto comparabili a quelle di un Bantha nel cogliere le analogie: bell’aspetto? È un film di “Star Wars”, ovviamente, check! Abilità nei combattimenti corpo a corpo con armi contundenti decisamente inutili in un universo di spade e fucili laser? Viste per esplicito, check! Capacità come pilota? Fortemente implicate, questo è un check! Funzione strumentale nel distruggere una Morte Nera? Doppio check! Che ci sia qualcosa sotto?
Visto che nulla nella Galassia sembra destinato ad accadere se non per conseguenza dell’incapacità degli Skywalker di gestire i propri drammi familiari, c’è già chi ha provato a ricollegare la nostra nuova protagonista alla genealogia della famiglia direttamente responsabile di più morti nella storia del cinema. Tra gli altri, un certo peso sembra assumere la corrente di pensiero che vede Jyn come madre di Rey, eventualmente da coniugarsi con quella che considera quest’ultima figlia di Luke, abbandonata da bambina su Jakku perché… immagino sia una tradizione di famiglia degli Skywalker traumatizzare emotivamente i bambini costringendoli a vivere senza genitori?
In ogni caso tale teoria, nonostante sia stata smentita (senza troppa convinzione, ad essere sinceri) proprio da Daisy Ridley (l’attrice che interpreta Rey), ha a suo sostegno, oltre alla checklist e alla concezione skywalkercentrica dell’universo, e un certo stretching delle date: sappiamo infatti che Rey è nata circa una quindicina d’anni dopo la distruzione della prima Morte Nera, evento di cui “Rogue One” è un prequel. A seconda dell’età che siamo disposti a dare a Jyn (trentadue anni della Jones, un po’ di meno nel film) e di quanto tempo gli eventi narrati precedono “Una Nuova Speranza”, possiamo anche ritrovarci con una Jyn incinta tra i quaranta e i cinquant’anni (il che porta a domandarsi circa lo stato dell’arte in termini ginecologico-ostetrici della Galassia, ma tutto sommato non ci interessa molto).
In molti, tuttavia, sono piuttosto contrari all’idea, avendo già deciso che Rey sia la sorella (gemella?) di Kylo Ren, figlia abbandonata da Han Solo e Leia, per ragioni che sinceramente fatico a comprendere.
Del resto, chi altri potrebbe essere questa Jyn Erso? Come se nell’Universo Espanso ci fosse un personaggio con un nome praticamente identico, qualcosa tipo Jan Ors per dire, una pilota umana coinvolta nella missione per il recupero dei piani segreti della Morte Nera… aspetta un momento, che stavo dicendo? Nah, sicuramente madre di Rey. Confermato al 100%.
– Federico Brajda –