In attesa della pubblicazione in lingua italiana, da parte di Salani, di ‘Harry Potter e la Maledizione dell’Erede’ (qui tutti i dettagli), prevista per il prossimo 24 settembre, abbiamo avuto occasione di leggere la versione originale – ‘Harry Potter and the Cursed Child’. Il libro, pubblicato il 31 luglio, non è un romanzo, ma l’adattamento per il grande pubblico della sceneggiatura completa dell’omonimo spettacolo teatrale, messo in scena a partire dal giorno prima della pubblicazione.
DISCLAIMER: J. K. Rowling ha espressamente chiesto ai suoi fan di non spoilerare la trama della pièce (#keepthesecrets, ricordate?): cercheremo dunque di evitare gli spoiler più clamorosi, ma qualcuno (minore), inevitabilmente, dovremo farlo. Avanzate a vostro rischio e pericolo. Draco dormiens nunquam titillandus, giusto?
LA TRAMA
La vicenda ha inizio esattamente dall’epilogo del settimo e ultimo romanzo dedicato al maghetto: si ripercorre la famosa scena, ambientata diciannove anni dopo la Battaglia di Hogwarts, in cui Harry rassicura Albus Severus Potter su un eventuale sorteggio del Cappello Parlante che dovesse assegnarlo alla Casa Serpeverde. Com’era largamente intuibile, è ciò che avviene. Non solo: nelle primissime pagine della sceneggiatura assistiamo alla nascita dell’amicizia fra Albus Potter e Scorpius Malfoy, figlio sfigato (ma, credetemi, simpaticissimo) del redento, ma non per questo necessariamente più affabile, Draco. Senza rivelare troppo, giusto ai fini di inquadrare la trama, mi limito a dirvi che una Giratempo (come quella già vista all’opera nel terzo volume della saga) sconvolgerà un po’ la vita da burocrate del quarantenne Harry Potter e l’esistenza del figlioletto dai nomi particolarmente altisonanti.
NUOVE E VECCHIE GENERAZIONI
Iniziamo dai punti positivi. ‘Harry Potter and the Cursed Child’ è una pièce scritta bene, dannatamente bene: i dialoghi sono un piacere, la lettura scorre che è una bellezza, il libro si divora tutto d’un fiato. Chapeau agli scrittori John Tiffany e Jack Thorne. L’impronta della Rowling, che pure non figura come autrice, ma mette – per così dire – il bollino e la supervisione, c’è e si vede. Si assapora il gusto di maschere ben caratterizzate, sebbene in certi tratti un po’ calcate per ovvie esigenze di tempo, e ovviamente è una gioia ritrovare i protagonisti della saga originale invecchiati di una ventina d’anni: può stupire che Harry non sia diventato un grande avventuriero, ma si sia “ridotto” a fare l’uomo del Ministero della Magia e a vivere una vita più ordinaria. Come Ron, che ha un po’ di pancetta, ma la nasconde bene. A ben vedere, però, è tutto consentaneo al personaggio: Harry non cercava l’avventura, era l’avventura che bussava alla sua porta e lo costringeva, per così dire, ad essere un eroe.
A catturare l’attenzione sono, comunque, soprattutto le nuove leve, Albus e Scorpius; quest’ultimo, “geek” nel profondo (come lo definisce l’amico), è probabilmente il più riuscito, e non esita, spesso e volentieri, a rubare la scena al protagonista “naturale” della storia – a mio avviso meriterebbe un libro tutto suo. Durante la lettura viene spesso da chiedersi: “Ma come faranno a mettere in scena questo incantesimo? Il personaggio volerà davvero?” Viene la forte curiosità – e il fatto non sarà casuale – di vedere lo spettacolo con gli attori in carne ed ossa e i relativi effetti speciali.
HARRY POTTER E IL “WHAT IF…?” PERDUTO
Tutto bene, quindi? Naturalmente no. Per quanto il prodotto sia valido, personalmente ho sentito un po’ di puzza di fan service. Non in tutto, beninteso, ma soltanto a tratti; vedere riciclate certe situazioni (l’infiltrazione con la pozione Polisucco su tutte, ma anche lo stesso uso della Giratempo e alcune scene da ‘Harry Potter e il Calice di Fuoco’) mi ha dato un fastidioso senso di déjà-vu. Anche l’idea dei viaggi nel tempo e delle realtà alternative mi ha ricordato il quarto capitolo di ‘Shrek’: sì divertente, ma in palese debito d’ossigeno quanto a idee innovative. In casi come questi ho sempre la sensazione che non si sappia come portare avanti la storia e si preferisca giocare con i “what if”. Eppure il magico mondo di Harry Potter è vastissimo, che bisogno c’è di ripetere sempre le solite situazioni?
Un’altra circostanza che ho impiegato un po’ a metabolizzare, ma che mi ha colpito come un maglio quando l’ho afferrata, riguarda proprio le realtà alternative: è il totale stravolgimento del funzionamento delle Giratempo (come visto in ‘Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban’) e, perciò, del lore stesso della saga.
Nel suddetto terzo volume è evidente che il tempo sia un unico flusso, nel quale le modifiche apportate dai time-traveler sono – paradossalmente – già accadute: è Harry, con il proprio Incanto Patronus, a salvare il se stesso del passato, rendendo così possibile, in un loop logico, il proprio salvataggio… da parte di se stesso; Harry ed Hermione hanno già salvato il grifone dall’esecuzione, tanto che il suono che sentono (e che ricollegano alla decapitazione della bestia) è quello dell’alabarda conficcata in una zucca della capanna di Hagrid; un po’ come accade in ‘Game of Thrones’, dove il passato di Hodor è già stato modificato da un’azione (tecnicamente futura) di Bran (ne parlammo qui). Tutto questo, con i conseguenti scossoni filosofici, viene decisamente meno in ‘Harry Potter and the Cursed Child’, dove la Giratempo crea ex novo realtà alternative, anziché riportare le azioni, compiute nel passato dai viaggiatori del tempo, nell’alveo del presente che conosciamo già.
In conclusione mi chiedo: c’era davvero bisogno di questo sequel? Forse no. Le grandi storie, però, quelle che fanno sognare grandi e piccini, lasciano impronte così profonde che è naturale voler tornare in quel mondo e rivivere quelle emozioni, e i fan sembrano non averne mai abbastanza. Di certo ‘Harry Potter and the Cursed Child’, per quanto sia un lavoro di qualità, poteva forse osare ancora di più e non limitarsi ad essere un “more of the same” con protagonisti i rappresentanti della nuova generazione.
– Stefano Marras –
‘Harry Potter and the Cursed Child’: recensione
Isola Illyon
- È un’ottima occasione per tornare nel magico mondo di Harry Potter;
- Introduce protagonisti nuovi ed interessanti, come Albus Potter e Scorpius Malfoy;
- La pièce è scritta perfettamente, scorre alla grande, e si segue alla perfezione anche in originale;
- Instilla la curiosità di vedere lo spettacolo e gli effetti speciali utilizzati;
- Rischio fan service;
- Non mancano alcuni fastidiosi déjà-vu;
- Il modo in cui viene usata la Giratempo sembra scontrarsi con il precedente lore della saga;