Lia è una miserabile, un’orfana che deve riscattare la propria libertà dall’abbazia nella quale è stata abbandonata. Ma nasconde in sé anche un grande segreto: riesce ad attivare spontaneamente le pietre lascive, monoliti raffiguranti facce umane, di animali o di pianeti e dalle quali scaturiscono fuoco, acqua, terrore e, in generale, magia. La miserabile, infatti, ha il raro dono di controllare naturalmente il Medium, una sottile energia che pervade ogni cosa, facoltà destinata solo a coloro che hanno studiato per diventare cavalieri mason. Nonostante sia a conoscenza dei doni della sua serva, l’Aldermaston, suprema guida spirituale e temporale dell’abbazia, proibisce a Lia di sviluppare le proprie capacità. La vita ordinaria e monotona della giovane viene interrotta dall’arrivo di un armigero mason di nome Colvin. Ferito e soccorso da Lia e dalla sua amica Sowe, il giovane riprende le forze appena in tempo per fuggire dalle grinfie dello sceriffo Almaguer, fedele al re. Colvin, infatti, fa parte di un gruppo di ribelli che pianifica di spodestare il tiranno. Lia, credendo che l’armigero le permetterà di studiare come controllare il Medium in cambio del suo aiuto, intraprende un viaggio che la porta ad affrontare avventure che mai avrebbe immaginato di vivere, fino a scoprire qualcosa di dirompente nel suo passato.
“Muirwood: I Miserabili” è il classico esempio di come, perseverando, si possano realizzare i propri sogni. Wheeler aveva pubblicato per la prima volta il romanzo di apertura della trilogia su Createspace (del gruppo Amazon), dopo essere stato rifiutato da diverse case editrici. Da li è stato notato dalla 47North (sempre gruppo Amazon) e pubblicato anche in formato cartaceo.
Il romanzo è tecnicamente scritto bene: la traduzione di Fanucci, che si occupa della versione italiana, è aderente al testo inglese e adeguata alla trama. I capitoli sono brevi, dando la possibilità al casual reader di non perdere il filo del discorso. Lo stile è chiaro e pulito (cosa piuttosto rara per un libro pubblicato su Createspace!) e i dialoghi sono agili e intensi, sebbene brevi. I personaggi sono sufficientemente caratterizzati, ma non altrettanto bene descritti fisicamente, e rispondono ad archetipi noti ai lettori di fantasy: se da un lato ciò può essere rassicurante (i lettori che non apprezzano gli approfondimenti psicologici di migliaia di caratteri diversi – alla Martin, per capirci – ringraziano), dall’altro non aggiunge nulla di nuovo.
La protagonista, Lia, è la tipica ragazzina senza arte né parte che vive una vita diversa da quella che vorrebbe. L’immedesimazione nel personaggio è garantita visto che, oggi, molti non sembrano essere pienamente soddisfatti della propria vita. Scappare da una realtà che sta stretta e sa di stantio è l’obiettivo principale di Lia che, invece, si trova annegata nel lievito e nelle pulizie dell’abbazia piuttosto che immersa nello studio e nelle incisioni delle lingue magiche.
Colvin, l’armigero, è un ragazzo poco più grande di Lia. Al contrario della miserabile, ha avuto la fortuna di nascere nobile, e il titolo gli ha dato il diritto di studiare per diventare un cavaliere mason. Grazie all’aiuto di Lia (che in parte detesta per via del suo legame ben più forte con il Medium) riesce a lasciare l’abbazia nel tentativo di unirsi alle truppe ribelli, pronto a vendicare un’onta che grava da anni sulla sua famiglia.
L’Aldermaston, infine, è uno dei pochi a incanalare il Medium in maniera estremamente potente. Molti racconti lo hanno reso una leggenda vivente, al punto da avere il rispetto anche dello sceriffo Almaguer. Oltre a questo di lui non si sa molto, se non che sia un individuo burbero e che, per qualche motivo, non voglia fare risvegliare i poteri di Lia. Sembra una via di mezzo tra Allanon de ‘La spada di Shannara’ e Gandalf: sa tutto di tutti, ma nessuno sa niente di lui.
Per i lettori che amano l’epic fantasy tradizionale e sono in astinenza da romanzi di questo genere, “Muirwood: I Miserabili” può essere una buona scelta: l’umile protagonista, il futuro cavaliere mason, lo sceriffo malvagio, il re tiranno e il mago ‘Gandalf style’ ci sono tutti! Si aggiunga l’energia che pervade l’universo (vi ricorda qualcosa? La Forza vi dice nulla? E lo Spirito Santo?), si shakeri tutto, e l’epopea rassicurante è servita. Tuttavia la novità delle pietre lascive, una sorta di artefatto infuso di una magia specifica e attivabile tramite un desiderio forte e canalizzato, non basta a dare verve a un romanzo fin troppo lineare, tant’è che per coloro che cercano qualcosa di nuovo, l’opera di Wheeler può stancare velocemente.
– Fabrizio Palmieri –
Muirwood: I Miserabili di J. Wheeler – Recensione
Fabrizio Palmieri
- Trama scorrevole;
- Buona caratterizzazione dei personaggi;
- Chi mastica fantasy si ritroverà a saper prevedere gran parte degli eventi narrati;
- Le descrizioni dei personaggi sono minime;