Qualche giorno fa vi avevamo informato in merito alla questione del Salone Internazionale del Libro di Torino, e alla “guerra” scoppiata tra il capoluogo lombardo e quello piemontese per ospitare l’unico salone del libro italiano di respiro internazionale, su impulso di alcuni grandi gruppi editoriali milanesi. Questi ultimi avevano, infatti, minacciato l’uscita dell’Aie (Associazione Italiana Editori) dalla Fondazione del Libro, il comitato che si occupa ogni anno di organizzare l’evento, come vi avevamo raccontato in questo articolo.
Durante la settimana si sono rincorse decisioni, prese di posizione e aggiornamenti tali da poter proiettare un quadro quasi definitivo riguardo il destino, i luoghi e le date del Salone (o dei Saloni, come vedremo). Innanzitutto l’Aie, riunita nella sua sede milanese, il 27 luglio si è pronunciata a favore dell’uscita degli editori dalla Fondazione del Libro e del progetto alternativo del Salone milanese, riunione per certi versi drammatica che ha sancito una spaccatura netta all’interno degli editori stessi, con i grandi gruppi a favore di Milano e i medio-piccoli fedeli a Torino, timorosi di un salone più che mai biecamente commerciale. La votazione ha registrato diciassette favorevoli (tra cui Mondadori e GeMS), sette astenuti (tra cui Einaudi e Hoepli) e otto contrari (tra cui Feltrinelli, unica “grande” a votare contro, Principato e Sei). Lo strappo lascia quindi le mani libere ai grandi gruppi per la “controfiera” a Milano, ma risulta particolarmente doloroso anche all’interno dell’Aie stessa: all’indomani della votazione, ben dieci editori hanno abbandonato l’Associazione in polemica aperta con la decisione del giorno prima – tra essi nomi importanti come Lindau, SUR, Iperborea.
A questo punto si va allo scontro frontale tra Salone Internazionale del Libro di Torino (che mantiene la denominazione) al Lingotto e il nuovo Mibook (anche se trapela che non sarà questo il nome della manifestazione milanese) a Fiera Milano Rho, per la serie “Vediamo chi stacca più biglietti”. Nonostante le dichiarazioni fiduciose, entrambe le manifestazioni hanno fin d’ora i loro bei grattacapi.
Milano deve scrollarsi di dosso l’aura di salone esclusivamente commerciale, ma non si sa come possa farlo dato che la quasi totalità degli autori (non ultimo ieri il premio Nobel Dario Fo) e tutti i ministeri (Miur e Mibact in testa) si sono schierati con Torino.
Dal canto suo, Torino si sta riorganizzando dopo l’uscita dell’Aie dalla Fondazione del Libro: l’ex ministro della cultura Bray ha accettato di diventare presidente della Fondazione, e il Salone ha incassato il sostegno di molti tra autori e intellettuali, nonché quello del governo centrale. Si parla di un direttore della manifestazione di spessore (circolava il nome di Giuseppe Culicchia) che indirizzi il Salone in fretta, in netto contrasto con quello di Milano, verso un’edizione ancora più attenta ai lettori, alle proposte culturali e alle conferenze con grandi nomi rispetto al passato. Torino conserva inoltre i format di successo del Salone come il Bookstock (luogo d’incontro tra editori, autori e lettori), Book to the Future (dedicato all’e-reading e ai nuovi formati) e l’International Book Forum. La criticità del Salone di Torino è che rimane, per l’appunto, un salone, ovvero un evento che, volente o nolente, deve affittare gli stand nel Lingotto, e senza i grossi editori che l’hanno abbandonato (i cui stand, pur paragonabili al bookstore di un qualsiasi centro commerciale, erano presenti in Fiera) ha un problema che è tutto fuorché secondario.
In questa prospettiva va letta la “Guerra delle date” che è partita da Milano (forse la proposta che sta entrando progressivamente più in difficoltà, nonostante la novità): a quanto pare il salone milanese si terrà la prima settimana di maggio (verosimilmente quindi dal 5 al 7 maggio 2017). Dato che il primo salone in ordine di tempo ruberà spazio (soprattutto mediatico) all’altro, si attende la risposta di Torino, che aveva finora confermato l’appuntamento dal 18 al 22 maggio 2017.
Da segnalare infine, non meno importante, il successo della petizione su Change.org dal nome “Il Salone Internazionale del libro è a TORINO, NON a MILANO!” (che trovate cliccando qui), lanciata da chi contesta a Milano il fatto di non aver mai inventato nulla, ma solo e sempre scippato iniziative ad altre città (cosa difficilmente smentibile dai fatti), e che ha raggiunto in pochi giorni quasi quindicimila adesioni.
Insomma, una guerra di cui non si sentiva il bisogno, avviata da soggetti di un settore come quello dei libri che dovrebbe remare all’unisono in un’unica direzione, specialmente in un paese come il nostro, dove la metà della popolazione non legge nemmeno un miserrimo libro all’anno.
– Luca Tersigni –