
Federico Motta, Presidente dell’Associazione Editori
In queste settimane molto si è parlato del Salone internazionale del Libro di Torino, che noi di Isola Illyon abbiamo seguito con continuità negli ultimi anni. L’unica kermesse dedicata al libro di respiro davvero internazionale in Italia è da qualche tempo al centro di illazioni, interventi della magistratura, incertezze sulle tempistiche e sulla logistica del prossimo appuntamento (quello del 2017 coinciderà con il trentennale dell’evento, che si sarebbe dovuto tenere dal 18 al 22 maggio), e addirittura di voci che darebbero Milano come candidata a strappare la fiera al capoluogo subalpino. Dopo alcune settimane di voci, vaghezza e pochi fatti, vediamo di fare un po’ di chiarezza su ciò che davvero interessa lettori e addetti ai lavori: dove, quando, come e soprattutto se si farà la trentesima edizione del Salone Internazionale del Libro.
COME FUNZIONA IL SALONE DEL LIBRO?
L’evento è attualmente amministrato e controllato (comprese tutte le procedure di allestimento dei bandi di gara) dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, il cui consiglio di amministrazione è nominato dai fondatori, tra cui il Comune di Torino, La Regione Piemonte e l’AIE, Associazione Italiana Editori (segnatevi questo nome, perché molto dipende da loro).
La Fondazione per il Libro aveva già assegnato, tramite bando di gara, l’organizzazione del Salone per la scorsa edizione e per gli anni 2017 e 2018 a GL Events, società concessionaria degli spazi di Lingotto Fiere a Torino, dove si erano tenute tutte le ultime edizioni. Due momenti di crisi ben distinti hanno però fatto precipitare gli eventi: nel febbraio di quest’anno si è dimesso dal CDA della Fondazione del Libro Federico Motta, Presidente dell’Associazione Editori, lamentando scarso coinvolgimento dei suoi rappresentati nei processi decisionali riguardanti il Salone. A quel punto si dimise anche Giovanna Milella, presidentessa della Fondazione stessa. Inoltre, il 12 luglio ci sono stati degli arresti da parte della Magistratura a carico di esponenti di GL Events e Fondazione del Libro per turbativa d’asta nelle procedure d’assegnazione del Salone proprio per gli anni 2016, 2017 e 2018.
A questo punto, con la Fondazione senza una guida e le assegnazioni a GL Events nel mirino della Magistratura, hanno iniziato a rincorrersi una serie di ipotesi e di voci riguardo la prossima edizione dell’evento: si fa, non si fa, si fa a Milano, si fa a Torino ma non più negli spazi di Lingotto Fiere (ritenuti troppo onerosi), si fa nei tempi e modi previsti… insomma, un intrigo politico, economico e culturale che avrebbe fatto impallidire le peggiori lotte delle Casate per il Trono di Spade. Gli ultimi giorni, però, hanno contribuito fortunatamente a fare un po’ di chiarezza.
A CHE PUNTO SIAMO?
Attualmente gli interessi in campo paiono essersi coagulati intorno a due schieramenti contrapposti e ben distinti. Da una parte ci sono i grandi gruppi editoriali (Mondadori-RCS, GeMS, Giunti, Feltrinelli, ecc.), quasi tutti con sede a Milano, che spingono per un trasferimento del Salone Internazionale del Libro proprio nel capoluogo lombardo, spalleggiati dalla nuova amministrazione della città meneghina e dal CDA di Milano Fiere (società che gestisce l’area dell’Expo). Motta, Presidente degli Editori, giustifica questa scelta con la motivazione che il trasferimento renderebbe la fiera veramente internazionale, al livello di quelle di Francoforte o Londra. I detrattori, oltre ad accusare Milano di non aver inventato nulla ma di aver “scippato” nel corso dei decenni tutto (Rai, moda, ecc.) ad altre città italiane, sottolineano come sia solo una mossa dei grandi editori per rendere il Salone una kermesse ancora più commerciale di quanto non lo sia già. In ogni caso, il comitato promotore di questo eventuale “MIbook”, di cui fanno parte già delegati di Mondadori e GeMS, oltre allo stesso Motta, pare intenzionato ad andare allo scontro con Torino, avendo annunciato da poco la volontà di organizzare in ogni caso un evento proprio nell’area di Fiera Milano Rho, e proprio in concomitanza temporale con il Salone torinese, qualora quest’ultimo si facesse.
Dall’altra parte, invece, si schiera la maggioranza degli editori medio-piccoli (tra cui Laterza e Sellerio), i librai, i circoli lettori, le istituzioni piemontesi e i Ministeri centrali, che spingono per una permanenza del Salone a Torino. L’inedito asse tra il presidente della Regione Piemonte Chiamparino e la neosindaca di Torino Appendino è riuscito a rinegoziare con GL Events gli spazi di Lingotto Fiere in misura molto meno onerosa per i soggetti pubblici, e a porgere la mano ai grandi editori promettendo un coinvolgimento maggiore nei processi decisionali. Anche questo fronte pare intenzionato a tirare dritto e, dopo la nomina di un nuovo CDA per la Fondazione del Libro, sembra proprio riproporrà il Salone internazionale negli spazi di Lingotto Fiere (abbandonando l’alternativa di Torino Esposizioni), nelle tempistiche già indicate (18-22 maggio 2017) o comunque non troppo distante da quelle date.
Sembra proprio quindi, salvo ennesimi colpi di scena, che avremo a che fare con un evento milanese dominato dai grandi gruppi e di impronta molto più commerciale, in concorrenza il prossimo maggio con un evento torinese caratterizzato da maggiore attenzione alla lettura e all’innovazione, ma orfano dei grandi editori, che però manterrebbe la denominazione Salone internazionale del Libro.
Che ne pensate Illyoners? Questa contrapposizione è deleteria o può favorire il libro e l’avvicinamento alla lettura in generale? Restate sintonizzati per qualunque responso definitivo in merito!
– Luca Tersigni –