Anche quest’anno noi di Isola Illyon non siamo potuti mancare al Salone Internazionale del Libro di Torino, evento che, semplicemente, rimane il più importante di tutta Italia per quanto riguarda l’editoria cartacea e digitale, fumetti esclusi. Dopo lo scandalo dell’anno scorso, con la Magistratura che portò alla luce un allucinante buco di bilancio, tutti attendevano la nuova gestione (transalpina) alla prova dei fatti. E così i Padiglioni 1, 2, 3 e 5 del Lingotto Fiere di Torino si sono aperti dal 12 al 16 maggio scorso al pubblico, con l’interessante e a quanto pare riuscito esperimento dell’introduzione del biglietto ridotto a 5 euro, valido per l’ingresso dopo le 18.00 (cui però non è corrisposta un’adeguata programmazione di eventi e conferenze, onestamente ridotti in numero e meno interessanti con l’approssimarsi dell’orario di chiusura). Da segnalare, ovviamente, la presenza anche quest’anno dello Sconto Fiera, valevole per la maggioranza degli editori presenti all’evento, con le significative eccezioni dei quelli più grandi.
Il numero di editori presenti, e quindi di stand, è aumentato rispetto al 2015, a costo però di una sensibile riduzione media di superficie dei singoli stand stessi: questo fatto ha però contribuito a una maggiore presenza di case editrici piccole e medio-piccole, quindi lo accogliamo come un segnale decisamente positivo. L’impressione generale, soprattutto per quanto riguarda l’editoria cartacea, è che si tenda sempre più a insistere su filoni, autori e cicli consolidati, oppure a sfruttare fenomeni non strettamente letterari (caso lampante i libri scritti da giovani YouTuber famosi – le cosiddette webstars), ma che garantiscano comunque un sufficiente volume di vendite, piuttosto che tentare strade nuove e diverse, dando spazio ad autori emergenti o filoni narrativi promettenti ma che non assicurano ritorni economici importanti nell’immediato (fenomeno che si apprezza in tutta la sua devastante evidenza soprattutto nel fantasy italiano, come vedremo). Discorso completamente diverso per gli eBook e l’editoria digitale, grazie alla quale editori importanti possono testare il gradimento delle novità di cui sopra, prima di farle eventualmente approdare al cartaceo – e nel contempo piccole o piccolissime case editrici possono ritagliarsi fette importanti di mercato e soprattutto farsi conoscere e fidelizzare il lettore al proprio marchio.
Presenti ovviamente al Salone Internazionale del Libro di Torino i grandi nomi dell’editoria: Mondadori (con la linea riguardante Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco), Giunti, Hoepli, Newton&Compton, Bompiani (storico detentore italiano dei diritti di quasi tutta la produzione tolkieniana), Feltrinelli, con – ma probabilmente è solo una mia impressione – una disposizione degli spazi e degli stand meno da bookstore e più da libreria, quest’anno. Non potevano mancare nemmeno le case editrici da medie a piccole, specializzate nei generi che ci stanno a cuore, fantasy e fantascienza. Editrice Nord, La Corte Editore, Gainsworth Publishing e Fanucci Editore, quest’ultima con molta carne al fuoco nei prossimi mesi, come la ristampa (per ora) degli ultimi tre libri del ciclo de La Ruota del Tempo (che pare si avvii a diventare una serie tv) e versioni italiane di autori sci-fi promettenti del panorama mondiale. Case editrici che, comunque la si pensi, hanno contribuito e contribuiscono a sdoganare il fantastico, a torto sempre un po’ snobbato dalla cultura “alta”.
In questa prospettiva è stata particolarmente interessante la conferenza-dibattito di giovedì mattina allo Spazio Incontri, dal titolo: “Il Fantasy italiano – Genere da proteggere o illusione commerciale?”, insieme agli autori della Gainsworth Manou Hanoi, Ronnie Pizzo, Ester Trasforini, Julia Sienna, Luca Tarenzi e Aislinn. Si è parlato di uno scollamento pubblico-autori e di un meccanismo perverso instauratosi all’interno del genere in Italia, in conseguenza del quale, con una piccola provocazione, potremmo individuare il fantasy nostrano come genere esclusivamente per bambini e ragazzini, e nemmeno scritto bene. Trame ritrite, protagonisti sempre adolescenti, pochissima originalità e spesso stile approssimativo. Il cortocircuito pare essersi originato dal fatto che il fantasy italiano sia nato da un manipolo di autrici (Licia Troisi su tutte) che hanno iniziato a vendere con un certo tipo di libri che in principio erano indubbiamente originali. Ma poi l’editoria pare essersi convinta che esclusivamente quel tipo di fantasy potesse essere venduto in Italia, col risultato di aver sfornato libri di autori-fotocopia e di aver convinto il pubblico (specie giovanissimi lettori) che il genere non fosse altro che quello, in una continua corsa al ribasso qualitativo. L’unica maniera per spezzare questo arcano sarebbe instaurare un contro-ciclo virtuoso, comprando in massa buona letteratura fantasy italiana (esiste, esiste): dal mio punto di vista ho il timore che, finché la cultura “alta” non riconoscerà la dignità del fantasy come genere (come successe con la sorella fantascienza, sdoganata in Italia negli anni ’60 grazie a Urania di Fruttero e Lucentini), il futuro sarà sempre più fosco.
Un occhio rivolto al futuro è stata l’area Book to the Future, nella quale abbiamo seguito incontri dedicati alle nuove tecnologie e su come queste possano interagire con l’editoria. Ricordiamo l’incontro con i responsabili di Quibee, lo Spotify della lettura, un incontro con i Docenti della Cattolica di Milano con consigli pratici per il self-publishing, e una conferenza sugli eBook come strumento principe per la serialità nella lettura, con intervento di Sergio Altieri, traduttore delle opere di George Martin in Italia.
Chiusura piacevolissima infine con Andrea Gentile, autore del libro “La scienza delle serie tv”, e l’ intervento di Carlo Freccero, che ha rievocato i tempi gloriosi degli esordi di Rai4, rete grazie alla quale tante delle nostre serie fantastiche sono approdate in Italia. Quattro risate ce le siamo fatte, poi, con Leo Ortolani, che ha parlato con Steve Della Casa di “Crossover, buona la prima – Recensioni meritatamente feroci” edito da Bao, nel quale ha riversato anni di corrosive e feroci (meritatamente!) recensioni a fumetti di tanti cosiddetti capolavori cinematografici.
Nel salutarvi, vi ricordo che qui trovate il nostro album con le foto dell’evento!
– Luca Tersigni –