Si dice che chi trovi un amico, trovi un tesoro: ebbene, probabilmente il protagonista di Tomodachi × Monster non sarebbe assolutamente d’accordo. Ma andiamo con ordine.
Il manga di cui parliamo oggi è una miniserie di 3 volumi scritta e disegnata da Yoshihiko Inui, pubblicata in Giappone dalla casa editrice Futubasha e giunta in Italia il 20 luglio scorso grazie a Star Comics. Il prodotto è stato definito come “l’intenzione di proporre ai lettori una parodia “dark” delle classiche storie di pocket monsters” quali ad esempio i Pokémon e i Digimon, seppure tra il dire e il fare, come saprete, ci sia di mezzo il mare.
Il protagonista della storia è Narimiya Wataru, un ragazzino di circa undici anni che vive in un paese tra le montagne. È un bambino spesso vittima di bullismo e con qualche difficoltà a farsi degli amici, un po’ ingenuo, ma di buon cuore – insomma, il classico protagonista delle storie di questo genere. Un giorno, di ritorno da scuola, si imbatte in un mostriciattolo dalle fattezze di una goccia, ma munito di piedi, occhi, di una bocca cucita e di un tentatolo sulla testa: quando capisce che non è pericoloso, lo porta a casa con sé e lo chiama Peke. L’incontro con questa bizzarra creatura cambia per sempre la vita di Wataru: da lì a poco fa la conoscenza con una ragazza, Airi Shinozaki, anche lei con un mostro da compagnia, che gli spiega come altre persone abbiano trovato quelle creature, raccomandando a Wataru di fare attenzione, in quanto non tutti i possessori di mostri possono rivelarsi amichevoli. Ci vuole poco perché il protagonista scopra quanto Airi abbia ragione, e questo è anche il momento in cui la storia cambia tono, presentando i due antagonisti, coetanei di Wataru, che uccidono senza pietà e senza problemi chiunque si metta sulla loro strada. Wataru si trova a doversi scontrare con questo gruppo di temibili avversari, già esperti del mondo dei violenti e mortali combattimenti tra creature, spinti dall’unica ragione del fatto che “siano divertenti”.
Uno dei problemi di Tomodachi × Monster che salta subito all’occhio del lettore è la mancanza di motivazioni dei personaggi: l’impressione è che per l’autore basti rendere splatter una storia di pocket monster per farne un prodotto alternativo. Ciò che l’opera fa è dare un twist più oscuro al legame che si viene a formare tra un mostro e il suo padrone, almeno stando a ciò che Tsukasa Sanada, il capo della banda di cattivi, dice, buttandoci però dentro anche una buona quantità di gore, violenza gratuita e bambini sociopatici. Manca invece ciò che renderebbe effettivamente la storia una parodia, ovvero l’ironizzare sulle situazioni tipo in cui ci si può trovare, il fare commenti sul suo genere e il mettere in evidenza i tropi usati. Senza tutto questo, Tomodachi × Monster si riduce all’essere semplicemente una mini-storia di pocket monster con dei serial killer, finendo col diventare, dopo il primo, violento omicidio, piatta e quasi del tutto priva di sorprese.
In più, come già accennato, manca una vera e propria caratterizzazione dei personaggi scelti. Per tutto il primo albo l’unica che può suscitare qualche interesse è Airi e, forse, un’altra ragazza della banda dei nemici, Erika Arai, che non proferisce parola, ma sembra analizzare tutto ciò che la circonda, quindi chissà…
Wataru, che dovrebbe rappresentare il punto di vista dei lettori, è un protagonista insipido, nel quale forse solo i lettori più giovani possono immedesimarsi, mentre gli antagonisti sembrano non avere nulla da dire, ma solo l’intenzione di uccidere.
C’è da fare un plauso, comunque, ai disegni: il tratto di Yoshihiko Inui è preciso e dettagliato, infantile nei suoi personaggi e curato quando si tratta di splatter, creando così delle immagini che sarebbero state perfette per il tipo di storia che si voleva raccontare: non c’è mai il rischio di trovarsi davanti a battaglie disordinate dove non si capisce come si muovano i personaggi.
Peccato per la storia, che si può solo sperare si riprenda velocemente nei prossimi due numeri.
– Caterina Gastaldi –
Tomodachi × Monster vol. 1: la recensione
Caterina Gastaldi
- Gli appassionati di storie splatter sicuramente apprezzeranno lo stile;
- I disegni sono davvero ottimi e rendono molto fluida la narrazione;
- Nonostante sia definita "parodia", non lo è decisamente;
- La storia è piatta e i personaggi sono poco approfonditi;