23 marzo 2017. Lo so che forse è un tantino presto, ma cominciate a tenere a mente questa data. Si tratta del giorno in cui arriverà nei cinema italiani la pellicola King Arthur: Legend of the Sword (o più semplicemente “King Arthur“, come dovrebbe essere rinominato nel nostro Paese). Dopo quella del 2004, si tratta della seconda rivisitazione di una delle leggende medievali più famose, così tanto che, dopo film, serie tv e cartoni riguardanti il regno di Camelot, è giusto domandarsi quali elementi innovativi e/o originali potrebbe presentare il film per non essere considerato l’ennesimo sfruttamento di una storia dall’incasso facile.
Di indizi al momento ce ne sono pochi. In questi giorni, durante l’edizione 2016 del Comic-Con di San Diego, è stato rilasciato un primo trailer (che vedete qua sotto), attraverso il quale possiamo già farci un’idea di quello che potrebbe portare su schermo. Iniziamo dal cast, in cui spiccano alcuni nomi che costituiscono delle certezze assolute: protagonista nei panni del futuro re Artù sarà Charlie Hunnam, già famoso per Pacific Rim, che passa dalla sella della sua moto di Sons of Anarchy a quella del suo cavallo (non proprio un passo avanti), mantenendo l’aria da duro e lo stile un po’ thoresco che aveva nella serie dei bikers. Come villain, inedito in questo particolare ruolo, avremo Jude Law, un attore che non ha bisogno di presentazioni. Egli vestirà i panni di Vortigern, zio di Artù e tiranno disposto a tutto pur di comandare, anche uccidere il fratello. Per quanto riguarda gli altri personaggi, Ginevra sarà interpretata da Astrid Berges-Frisbey, Uther Pendragon da Eric Bana, mentre nei panni di Sir Bedivere (braccio destro e amico di Artù), l’onnipresente Djimon Hounsou, che avrete già potuto conoscere in almeno metà dei film che avete visto nella vostra vita. In più, i fan de Il Trono di Spade non avranno potuto non notare Aidan Gillen (Ditocorto) e Michael McElhatton (Roose Bolton).
A dirigere la baracca ci sarà Guy Ritchie, che in coppia con Jude Law abbiamo già conosciuto in Sherlock Holmes e relativo sequel. Il regista, tra l’altro, di comune accordo con la Warner Bros., pare abbia deciso di impegnarsi nella realizzazione di un’esalogia di cui King Arthur: Legend of the Sword costituirà il primo capitolo. Una prova che, almeno nelle intenzioni, le cose non sembrano esser state fatte a caso. La sceneggiatura, affidata a Joby Harold, trae spunto da Le Morte d’Arthur, scritta da sir Thomas Malory e pubblicata nel 1485.
Questa è la sinossi ufficiale:
Questa coraggiosa nuova storia presenta un giovane ragazzo di nome Artù che con la sua gang di fuorilegge vive per le strade di Londonium, senza sapere nulla della vita alla quale è destinato finché non mette le mani su Excalibur – e con essa, sul suo futuro.
Istantaneamente messo alla prova dal potere di Excalibur, Artù è costretto a fare delle scelte difficili. Unendosi alla Resistenza e a una misteriosa giovane donna di nome Ginevra, dovrà imparare a tirare di spada, affrontare i suoi demoni e unire il popolo per sconfiggere il tiranno Vortigern, ladro della sua corona e assassino dei suoi genitori, per diventare Re.
Frasi che anticipano leggermente quello che sarà il film, anche a giudicare dalle prime scene visibili nel trailer. Rispetto alla pellicola di Fuqua del 2002, pare infatti che Ritchie abbia deciso di osare un po’ di più, andando però sul sicuro. Le immagini ci mostrano tutti gli elementi che attirano il pubblico al cinema al giorno d’oggi: effetti speciali come il prezzemolo, un po’ di botte qua e là, e personaggi dal carattere al limite tra l’arroganza e l’ironia. Ecco quindi che le belle e sfarzose scene di corte sono state rimpiazzate da scazzottate e inseguimenti con il protagonista un po’ bulletto, mentre la magia sembra man mano prevalere sul realismo. Il tutto con una cornice narrativa che, come spiegato dallo stesso Hunnam, ha la necessità di raccontare una storia medievale in modo fresco, originale e unico. E quindi quale elemento migliore di un gruppo di ribelli degenerati, che rappresentano il sentimento popolare di oppressione, come trampolino per la leggenda di Artù?
Attenzione, però: ora come ora, non me la sento di giudicare. Il film potrebbe rivelarsi un clamoroso buco nell’acqua, così come una piacevole sorpresa. Non ci resta che aspettare per scoprirlo.
– Andrea Camelin –