È un’altra giornata di sole qui su Isola Illyon: gli uccellini splendono, i fiori cinguettano, il sole profuma e voi state tentando disperatamente di catturare quel maledetto Gyarados con il vostro smartphone, la cui temperatura ha ormai raggiunto quella di Betelgeuse. Intorno a voi, nel frattempo, persone serie si dedicano a salvare il mondo e additarvi come dei poveri ritardati.
Come se tutto questo non bastasse, avete anche finito le Poké Ball. O magari Gyarados è scappato. Le vostre dita sudaticce da ciccioni in riabilitazione continuavano a far scivolare la poképalla a destra e a manca. E ora è tutto finito e Gyarados ve lo scordate. Rabbia! Disperazione! Morte ai Pokémon! Morte alla Nintendo! Morte a tutte quelle torte che vi siete mangiati da ragazzini e morte alla sudorazione eccessiva! Ed è a questo punto che iniziate a schiumare di rabbia contro quel ragazzino accanto a voi che sta saltellando, tutto felice, per aver acchiappato “il serpentone blu”. Gli strappate il telefono di mano in preda a un eccesso di furia omicida che manco una sconfitta a League of Legends, glielo tirate in testa, lui barcolla, inciampa, sbatte la fronte sul marciapiede e muore. GAME OVER.
Per evitare che questo scenario si trasformi in realtà, un tizio di nome Jon Clever (ohohoh) ha inventato una cover per lo smartphone che, occupando tre quarti dello schermo del device, teleguida le vostre dita inabili lungo un percorso verticale diretto all’inevitabile cattura della bestia del caso.
Nel pieno spirito delle democrazie occidentali, trovate qui i progetti per stampare la cover, gratis. Oltre a quelli, vi servono solo una stampante 3D e un iPhone 6/6s, perché la cover è progettata solo per funzionare con quello specifico telefono, oltre al fatto di essere un attrezzo ingombrante che rende lo smartphone inutilizzabile e che andrebbe messa-e-tolta a ogni avvio dell’app. Grazie Jon Clever! Grazie democrazia! Grazie Internet! I soldi per la stampante, l’aifòn e il telefono di riserva da usare quando sto teleguidando le dita dove li scarico?
– Luca Pappalardo –