Tutti sanno cosa si beve nei peggiori bar di Caracas, ma in quelli di Tijuana, Messico?
Lì troverete Bacardi. Tom Bacardi, noto come “la Iena”, il peggior bastardo sulla faccia della Terra, detective e rapinatore allo stesso tempo.
Non immaginatevi un ladro gentiluomo alla Lupin, tutt’altro: la Iena è un tossico, sfruttatore della prostituzione, assassino in busta paga dei cartelli criminali, doppiogiochista cinico e anche piuttosto pervertito.
Ma Tijuana a quanto pare è una città per gente come lui (e peggio di lui), che lo costringe a un’orgia senza fine di sparatorie, sesso, droga e violenza, che definire hard-boiled sarebbe riduttivo.
Questo è ciò che vi troverete tra le mani aprendo il primo numero di “La Iena”, fumetto distribuito da Edizioni Inkiostro. L’idea nasce da Rossano Piccioni, forse noto a chi è del settore per la scuola Adriatica del fumetto; tuttavia “La Iena” è un’opera poliedrica, e vi spiego perché.
Se sopravviverete al numero 1 – con la sua oltraggiosa dose di violenza, sesso esplicito, droghe sintetiche e altro ancora – vi troverete di fronte ad una possibile scelta: leggere il numero 2a o 2b.
Avete capito bene: da qui la storia si sdoppia. Non proprio come in un librogame, ma qualcosa del genere: dal finale del numero 1 due situazioni diverse possono succedere, e da qui si innescano 2 storyline parallele e differenti. “Sliding doors“? Più o meno, ma con più coca e puttane.
Le due storie sono tenute separate, oltre che da differenze di trama, anche dai due cervelli e dalle quattro mani diverse che danno loro vita: quelle di Luca Blengino per il filone A, e quelle di Stefano Fantelli per la storia B. E ovviamente nessuno vi vieta di acquistare ogni volta entrambi i numeri per vedere tutte le possibili opzioni del “peggior figlio mai partorito da una donna”.
La trama di base, comunque, si somiglia in entrambe le storie: Tom, stanco di doversi guadagnare da vivere facendo il poliziotto e il rapinatore, decide di fare il colpo del secolo, quello che gli permetterà di passare il resto della vita su un’isola tropicale bevendo Mezcal o cocktail con l’ombrellino. L’occasione c’è: un certo J. è in possesso di una valigetta il cui misterioso contenuto può valere, se rivenduto al giusto compratore, una cifra con una sfilza di zeri non indifferente. L’unico problema è che J. si nasconde da qualche parte nel deserto messicano, e che ha le mafie di mezzo mondo alle calcagna.
Inutile negarlo: se avete una passione per i polizieschi all’italiana, carichi però di violenza, lerciume e personaggi bastardi, La Iena fa per voi, punto. Se invece non appartenete a questa categoria, doveste comunque considerare alcune cose: è vero che il fumetto potrebbe urtare la vostra sensibilità, ed è vero che è farcito di cliché splatter e da un buon 25% di pornografia. Però è anche vero che il ritratto del Messico che ne esce fuori, per quanto fantasioso, non è troppo lontano dalla realtà di molte baraccopoli sudamericane dove la criminalità detta legge, anzi: forse questo fumetto non riesce a essere brutale come certe realtà. Non voglio dire che sia da considerarsi come un documentario, ma semplicemente che il degrado che rappresenta, per certi versi, non è più tanto fiction.
Inoltre, almeno una delle storyline inizia a mettere in gioco qualcosa di più profondo: quell’aspetto mistico del Messico, con i suoi millenni di storia travagliata, i suoi fantasmi – reali o frutto di un semplice viaggio di Mescalina che siano. Che dire poi del protagonista? Uno schifoso senza limite, che però per qualche motivo, malgrado noi stessi, riesce a conquistarci. Bacardi crede solo nella legge del flipper: per quanto giochi bene, alla fine la palla cadrà nel pozzo. L’importante è tenere duro più degli altri. Così continuiamo a leggere, aspettando che prima o poi anche lui cada in questo pozzo.
Una domanda che sicuramente scatterà nelle vostre sveglie menti Illyoniste è: che differenza c’è tra le due storie, la A e la B?
La risposta è difficile. Di sicuro ci sono dietro due persone diverse, e perciò sono destinate a muoversi su binari tra loro sempre più lontani. Per ora si tratta di una serie di piccoli fattori casuali che alterano lievemente il percorso di Bacardi nella ricerca della valigetta perduta. Non sembra esserci, insomma, una differenza di fondo molto marcata tra le due storie, e questo è un peccato. Ma d’altro canto, come potrebbe essere altrimenti, in un fumetto così cinico? Tuttavia è ancora troppo presto per saltare alle conclusioni, ed è probabile che prossimamente colpi di scena nelle due trame ci faranno cambiare punto di vista.
Insomma, occhi aperti cari lettori, abbiamo un fumetto che potrebbe diventare un cult, o sprofondare nel pozzo del déjà-vu. Ai postumi (di Bacardi) l’ardua sentenza.
Per ulteriori informazioni su “La Iena“, andate qui.
– Daniele Gabrielli –
La Iena – Recensione
Daniele Gabrielli
- Bella l’idea delle storie parallele;
- Il ritratto del Messico si avvicina molto alla realtà;
- La personalità della Iena è particolarmente curata;
- Alcune banalità nel plot;
- Le due storie devono ancora prendere una direzione ben precisa;