ATTENZIONE: si raccomanda la lettura di The Cannibal Family solo ad un pubblico maggiorenne.
Ci sono fumetti violenti. Ci sono fumetti che prendono dei tabù della nostra cultura e li mettono su carta per colpirci.
E poi c’è The Cannibal Family.
Non si può dire che il tema trattato qui sia nuovo: nel 1980 l’italianissimo Ruggero Deodato ci consegnò una “perla” del cinema cruento con Cannibal Holocaust, film che gli procurò fama e una condanna a quattro mesi di carcere.
E Deodato si può definire per certi versi “musa ispiratrice” di The Cannibal Family. Il fumetto è stato realizzato da Rossano Piccioni e Stefano Fantelli, ed è in corso di pubblicazione sotto etichetta Edizioni Inkiostro già dal 2015.
Se anche non si fosse capito dal nome, il tema principale è richiamato anche dalla quarta di copertina, dove troviamo in ogni numero disgustose ricette a base di carne umana, possibilmente contenenti cervella o genitali; chi sopravviverà a copertina e quarta troverà essenzialmente lo stesso menù all’interno.
The Cannibal Family parla essenzialmente della famiglia Petronio. Il “nonno” e capoclan Alfredo, ex eroe di guerra, ha iniziato a impostare la sua dieta sull’homo sapiens durante la Seconda Guerra Mondiale, in circostanze non chiarissime (di cui parleremo più avanti), e ha lentamente costruito una famiglia interamente basata su questa alimentazione, che ritiene conservi in ottima salute.
I Petronio però sono brava gente, e si cibano solo di cattive persone, che prima catturano, torturano e macellano, spinti da un ideale di rinnovamento dell’umanità che ha un certo non so che di futurista, ma in chiave estrema.
Non solo i Petronio, però, hanno questo vizio, che sembra invece essere proprio di diverse élite nel mondo, e di qualche setta satanica. Non brava gente come i protagonisti, però, che fanno un’attenta selezione dei loro pasti.
Detto così, potrebbe anche sembrare qualcosa di digeribile: in fondo anche Hannibal Lecter era antropofago, The Road (2009) mi ha fatto passare qualche notte insonne, ma per il resto era guardabile, e persino nei romanzi di Joe Abercrombie e Crichton (Mangiatori di Morte) si leggeva qualcosa del genere; tuttavia The Cannibal Family è decisamente su un altro livello. Qui si mescolano cannibalismo (praticato da e su minori), amputazione, tortura e violenza sessuale, tutto esplicito e senza soluzione di continuità – in altre parole, spero che abbiate già mangiato.
La narrazione è frammentata in numerose piccole storie all’interno dello stesso volume: le vicende dei membri della famiglia, di altri cannibali, e i flashback dal passato bellico di Alfredo sono spesso narrate da disegnatori diversi, tanto da rendere anche abbastanza complesso riconoscere i personaggi negli stili di disegno totalmente opposti. Perlomeno, i flashback sono distinti dal “momento presente” proprio dal cambiamento di mano, cosa che rende un po’ più semplice seguire la narrazione.
Del plot in sé è difficile dire qualcosa, se non che si tratta di una serie interminabile di ammazzamenti e cannibalismo, senza che vi si possa rintracciare una vera e propria storyline – almeno non fino al punto in cui ci troviamo con le uscite.
Questo cannibalismo sembra assumere un senso, una morale, nelle prefazioni di Deodato, Edoardo Margheriti e Giuseppe di Bernardo: peccato che di questo senso se ne perda ogni traccia all’interno del fumetto vero e proprio.
Bisogna ammettere che il prodotto porta alla luce, volenti o nolenti, alcune riflessioni: conduce il lettore a interrogarsi, con disgusto, sulla natura umana, sul modo in cui il nostro cibo è stato, in un momento precedente, vivo; su come la vita moderna ci nasconda quell’universo di violenza che è giusto dietro la porta.
Peccato che gli ideali di Alfredo Petronio, così come la sua poco originale introduzione al cannibalismo durante la guerra (esperimenti nazisti sui prigionieri, oppure semplice strategia di sopravvivenza di una famiglia meridionale nel ’43, non è chiaro) non siano gli astri più brillanti del fumetto. Insomma, la back-story “esperimento nazista” è un déjà-vu, e le frequenti citazioni da film più o meno trash di cui gli editori fanno vanto, a mio modesto parere non sono un gran valore aggiunto.
Una nota di merito va invece alle mani dei due disegnatori: una precisa, realistica, netta, l’altra quasi impressionista. Insomma, si compensano a vicenda.
Sicuramente va fatto un plauso al coraggio di una piccola casa editrice per aver pubblicato un fumetto dove tutti i tabù del nostro mondo (eccetto forse i rapporti sessuali con i Pokémon) vengono messi a nudo. Mi viene da pensare che il fumetto sia mirato a un tipo molto specifico di pubblico, probabilmente lo stesso che amò i film cannibal-trash-zombie-horror-splatter degli anni ’80.
Voi che ne dite? Li avete già letti? Per ulteriori informazioni, potete andare qui.
– Daniele Gabrielli –
The Cannibal Family: la recensione
Daniele Gabrielli
- La resa grafica dei due disegnatori;
- Il coraggio degli autori e dell'editore nel proporre un prodotto così particolare;
- I personaggi non sono approfonditi;
- Manca una vera e propria trama;
- Il tema del cannibalismo sembra utilizzato più che altro per attirare l’attenzione;