Vediamo un po’. Siamo in pieno giugno, il caldo comincia a farsi sentire e dobbiamo recensire un film. Quale scegliamo? Uno natalizio, ovviamente! La pellicola in questione, come avrete letto dal titolo, si chiama Krampus, e tratta le vicende di una famiglia che, persi completamente i valori natalizi, si ritrova a dover fare i conti con questo cattivissimo demone, una sorta di alter-ego oscuro di Babbo Natale a caccia di anime.
Con l’uscita al cinema in Italia inizialmente prevista per dicembre 2015, la pellicola è stata inspiegabilmente rimossa dalla programmazione, e abbiamo avuto modo di vederla soltanto ora, che è stata rilasciata in versione DVD e Blu-Ray (e, a proposito, vi invito a guardare il video dell’unboxing qua sotto).
Ma parliamo della trama: già dalle prime battute ci viene mostrato quale sarà il vero leitmotiv della vicenda, ovvero quella parte oscura del Natale, fatta di finto buonismo, consumismo sfrenato e, più in generale, di una crisi dei valori che porta a vedere la festività più importante dell’anno come un qualcosa di costruito. Il tutto viene tratteggiato in maniera molto curata, con scene in slow motion ai limiti del grottesco.
Tale sentimento generale si manifesta durante la cena a casa del protagonista, la vera rottura dell’equilibrio della vicenda. Questa famiglia apparentemente normale, con ruggini abbastanza evidenti tra i vari membri, si ritrova in poco tempo a mettere a nudo in maniera quasi volgare tutto il risentimento e l’ipocrisia sopiti.
In queste scene il richiamo alla famiglia di Mamma ho perso l’aereo è molto forte: così come nel film del 1990, tra l’altro, a farne le spese è il giovane figlio (Max), che è costretto a cedere al rancore e a perdere definitivamente la speranza nei valori immacolati del Natale, scatenando l’ira del demone.
Qui si manifesta il turning point dell’intero film. Da una commedia ironica si passa in maniera prepotente alle sequenze cattive che contraddistinguono la parte horror di Krampus. Lo stacco è netto, forse troppo: non bastano alcune scene dalle atmosfere thriller a creare un minimo di climax, anzi, per certi versi hanno l’effetto contrario, risultando quasi un rallentamento della trama.
A questo punto entra in scena il Krampus, gestito e dosato in maniera eccellente insieme al resto degli effetti speciali, e la pellicola vira velocemente verso l’horror slasher, mantenendo però dialoghi e situazioni ai limiti del grottesco. In questo ricorda tantissimo Gremlins, uno dei migliori (se non il migliore) film di genere horror/comedy a stampo natalizio. Col passare dei minuti gli attori lasciano uno spazio sempre maggiore al Krampus e ai suoi fedeli servitori, senza che risultino invadenti all’interno delle scene. Un perfetto bilanciamento tra persone in carne ed ossa e giocattoli impazziti, con biscotti di pan di zenzero kamikaze e orsacchiotti killer che aggrediscono i personaggi, punzecchiando continuamente sulla vena ironica.
Si arriva così alle battute finali, con il giovane Max, ormai spalle al muro, costretto ad ammettere il proprio terribile errore più a se stesso che al suo nemico. Ed è qui che si manifesta tutta la bravura del regista Michael Dougherty che, senza spoilerarvi nulla, riesce a spiazzare tutti con un finale dal cinismo degno del miglior Dr. House.
Che poi è questo il motivo per cui il film piace. Più che per la trama o per le interpretazioni, Krampus colpisce lo spettatore perché è scorretto, ambiguo, ma soprattutto realistico, e lo è in modo diretto.
La scelta del cast è azzeccata, nonostante non ci siano nomi di rilievo. Adam Scott e David Koechner, già visti in diverse commedie, risultano perfetti per le scene leggere, mentre le attrici Allison Tolmann e Toni Collette aggiungono quel grado di serietà necessario quando la pellicola cambia registro.
Al successo finale (ricordo che ha incassato il triplo del budget iniziale) non può non aver contribuito anche la colonna sonora, composta da grandi classici contrapposti in maniera intelligente al tipo di scena del film, e una fotografia che fa dell’ambiente innevato il suo punto di forza.
Voi avete già avuto modo di vederlo? In caso negativo, siete pronti a gustarvi un Natale rock e cattivo in piena estate? Intanto non perdetevi il mio unboxing!
– Andrea Camelin –
Krampus: Natale non è sempre Natale – Recensione e Unboxing
Andrea Camelin
- Cinismo realistico;
- Gli effetti speciali e le musiche perfettamente incastrati nelle scene;
- Il cast convince;
- Fase centrale un po’ lenta, con alcuni tempi morti;
- Stacco troppo netto tra la parte di commedia e quella horror;