I fan di vecchia data di Isola Illyon ricorderanno probabilmente un articolo di qualche tempo fa (questo), col quale presentammo il primo capitolo di una nuova saga fantasy piuttosto interessante, La Prima Profezia. Ora, confidando che quasi tre anni vi siano bastati per leggere L’era della Discendenza, siamo pronti per passare al secondo libro di Elisa Armari, dal titolo La Grande Cerca (avete già visto il nostro video di presentazione?).
Prima di tutto partirei con una breve sinossi, che funga anche da recap per chi, come me, non si ricorda nemmeno cos’ha mangiato a colazione. Il mondo nel quale si svolge l’intera vicenda è il frutto di una guerra senza precedenti tra gli Eterni, divinità schierate in due fazioni opposte: gli Dèi Bianchi, protettori della vita, e gli Immortali Rossi, promotori del conflitto. In uno scenario di calma apparente, iniziano a intravedersi i segni della Prima Profezia, un oscuro presagio che aleggia su tutti i popoli. Quattro individui, infatti, si riuniscono apparentemente per caso, salvo poi scoprire di avere un destino comune e una pesante eredità: essi costituiscono la Discendenza, progenie di semidèi, e nel loro futuro c’è scritto che saranno gli artefici del ritorno degli Immortali Rossi. Intraprendono, così, un viaggio per cercare di trovare il loro posto nel mondo, e allo stesso tempo salvarsi da un fato che non hanno chiesto. Ma l’unico modo per farlo è seguire i passi della profezia. A cercare di impedirglielo ci sono le altre due fazioni scese in campo: Alleanza e Resistenza. La prima è un gruppo di sacerdoti degli Dei Bianchi con il prevedibile compito di evitare un ritorno al caos, la seconda una setta di maghi che vuole impadronirsi di alcuni artefatti e far sì che la Profezia divenga realtà, per poter sottomettere gli Immortali Rossi.
In questo secondo capitolo, come accade spesso nei volumi intermedi delle saghe letterarie, assistiamo a una stabilizzazione della trama. Per carità, non intendetela come una critica: bisogna tirare un attimo il fiato dopo aver messo parecchia carne al fuoco nella prima parte, e allo stesso tempo già prepararsi per quello che sarà il gran finale. Nel caso de La Grande Cerca tutto ciò si traduce con una minor quantità di colpi di scena, senza che però a farne le spese sia la trama. L’autrice sposta saggiamente l’attenzione dei lettori su determinati aspetti, dedicando, ad esempio, più spazio alla Resistenza e alle sue mosse, sviluppando maggiormente la caratterizzazione dei personaggi e le meccaniche di interazione con gli altri (siano essi nemici o compagni), e introducendone di nuovi.
Un altro aspetto sicuramente positivo è l’assoluta rivoluzione rispetto ai canoni tipici del fantasy. È vero, il campionario è quello solito, fatto di draghi, elfi, nani e compagnia bella. Semmai è la classificazione dei personaggi a balzare palesemente all’occhio: non abbiamo, infatti, un ragazzino sfigatello, che vive nel suo paesino sfigatello, con la sua famiglia sfigatella (sempre che ce l’abbia), e che a fine storia è ai livelli di figaggine di Legolas. Abbiamo, invece, una decina di personaggi diversi (riconducibili in maniera netta alle varie classi fantasy), tutti protagonisti in egual misura, e tratteggiati molto bene affinché siano facilmente identificabili. Come ammesso dalla stessa autrice, su questo aspetto ha influito in maniera evidente la passione per i giochi di ruolo, passione che si ripercuote anche nelle azioni degli stessi personaggi, che a volte sembrano quasi tirare un d20 piuttosto che compiere una scelta ragionata. Ne emerge una vicenda in cui nulla è banale o scontato: non ci sono buoni e cattivi, il fine giustifica i mezzi, sempre. Sarà il lettore a scegliere da che parte stare.
Lo stile di scrittura si mantiene semplice, ricco di dialoghi e scorrevole, in modo da avvicinare al fantastico anche chi solitamente non lo mastica. Ma qualche appunto va comunque fatto: in alcuni tratti la scrittura sembra “acerba”, con qualche refuso e ripetizioni, figli anche del self-publishing. Un altro problema che ho riscontrato è la difficoltà nel destreggiarmi tra un capitolo e l’altro: con pochi riferimenti temporali, si fa fatica a porre in maniera sequenziale gli avvenimenti del libro, e personalmente mi sono ritrovato più volte a chiedermi quando una determinata cosa fosse successa rispetto a quanto già accaduto in precedenza. Un minimo di confusione, devo ammetterlo, l’ho riscontrato anche nel tenere a mente il passato prossimo dei personaggi (soprattutto nel passaggio dal primo al secondo libro, in cui manca un recap), e in questo senso avrebbe fatto comodo, a mio avviso, una lunghezza leggermente maggiore dei capitoli.
Il libro rimane, però, consigliato, mantenendosi sugli ottimi standard del suo predecessore. Sicuramente una scommessa vinta per una saga che si vuole tuffare nel mare del fantasy, già vastamente popolato. Se vi venisse voglia di leggere di magia, elfi e draghi, sappiate che La Grande Cerca è pronto a stupirvi.
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– Andrea Camelin –
‘La Grande Cerca’ di E. Armari – Recensione
Andrea Camelin
- Classificazione ottima dei personaggi;
- Sviluppo di contenuti che mantengono la trama su buoni ritmi;
- Stile di scrittura adatto a tutti;
- Scrittura a tratti “acerba”;
- Stacchi temporali con pochi riferimenti;
- Confusione dettata dai pochi recap;