La prima parola che mi è venuta in mente, leggendo l’opera d’esordio di Elisa Armari, è RPG.
Da (ormai ex, sigh!) accanita giocatrice di D&D me ne sono accorta subito: questa ragazza costruisce scontri come se stesse lanciando un d20.
Sembra di essere catapultati in uno di quei pomeriggi piovosi, quando sei con gli amici, hai il tuo sacchetto coi dadi ed il master è uno stronzo come nella migliore tradizione dei GDR da tavolo.
Ne L’Era della Discendenza infatti non c’è un vero protagonista, ma una compagnia eterogenea; i personaggi sembrano avere un vero e proprio allineamento, e l’universo, molto strutturato, prende le mosse da un impianto mitologico di tutto rispetto, in cui le tante divinità con i loro conflitti hanno un peso non indifferente sulle sorti dei comuni mortali.
In un mondo figlio della grande Guerra tra gli Eterni (Dei Bianchi, protettori della vita, ed Immortali Rossi, promotori del conflitto) si incontrano “per caso” quattro personaggi un po’ sopra le righe, che per un motivo o per un altro vivono ai margini della società. Scopriranno di avere loro malgrado una pesante eredità: il destino dell’intero creato pesa sulle loro spalle, in un modo che non si sarebbero mai immaginati.
Loro sono la Discendenza del titolo, progenie di semidei, e cercheranno di trovare il loro posto nel mondo, capire e soprattutto accettare chi sono veramente, e non in ultimo di salvarsi, sia dal fato che dai due opposti schieramenti dell’Alleanza e della Resistenza (l’una formata dai sacerdoti degli Dei Bianchi, l’altra da una setta di maghi oscuri) che se li contendono per motivi diversi.
La Armari non ci fa mancare nulla: elfi, draghi, divinità incazzose, varie categorie di incantatori, profezie, sogni, gilde segrete, artefatti magici… il materiale è tanto, ma la storia c’è.
Preparatevi ad una trama strutturata, che trasuda passione per la scrittura ad ogni riga, a personaggi ben caratterizzati ma non stereotipati, ad uno stile di scorrevole, ricco di dialoghi, che nasce dal role playing game ma che è privo di inutili tecnicismi che rallenterebbero la narrazione.
Ultima ma non meno importante, la presenza di illustrazioni: ritratti dei protagonisti, ma anche la classica mappa del mondo, nella più fiera tradizione fantasy.
Sono solo due sono le critiche che posso muovere all’autrice. La prima: la sua scrittura è ancora un po’ ingenua, con qualche ripetizione e dei refusi di troppo, figli del self publishing. Non si rende giustizia così ad una bella trama. Editate gente, editate! L’altra, appunto, è per il prologo, in cui si parla del pantheon e che spiega quali siano i retroscena mitici della faccenda. Ho trovato intelligente la trovata del menestrello che nella capitale Nyssaz istruisce le folle con la sua canzone, ma il lungo susseguirsi dei nomi delle divinità e delle loro relative peculiarità ad un certo punto risulta pesante. In un momento delicato come l’incipit il lettore può sentirsi scoraggiato dal proseguire il suo viaggio.
Un viaggio che invece vale la pena fare, in compagnia di Elowen, Shara e tutti gli altri personaggi, verso il secondo volume della saga, che noi di Isola Illyon non vediamo l’ora di leggere.
Qui il link dove acquistare il romanzo, sia in cartaceo che in digitale; qui la pagina Facebook dedicata alla trilogia.
– Barbara Sergio –