“Quando ti lasci con qualcuno la prima regola è ‘basta telefonate’. La seconda è non passare vicino casa sua per controllare i suoi movimenti. La terza regola è che quando entri nel suo bar e per caso lo incontri non devi promettergli che raderai al suolo quel luogo. Devi solo dirgli: ‘è finita. Ormai è storia antica’”.
Correva il mese di novembre 2015 quando George Lucas rilasciò queste poche linee intrise di amarezza e, diciamolo pure, rassegnazione. All’alba de ‘Il Risveglio della Forza’ il papà di Guerre Stellari conclamò il suo divorzio dalla Walt Disney Company, nei fatti già avvenuto quando rilasciò un’intervista comunicando laconicamente di non voler avere più nulla a che fare con Star Wars. Dietro la decisione non poteva che esserci la gigantesca ombra della casa di Topolino che, dopo aver acquisito il 30 ottobre 2012 il brand e tutte le consociate di Lucasfilm, aveva dichiarato di voler fare ‘qualcosa di diverso’ con l’universo di Guerre Stellari. Al tempo Lucas aveva già i capelli bianchi: se possibile, lo diventarono ancora di più, e dopo il classico periodo di ‘no comment’ che precede una svolta epocale in qualsiasi brand, rivelò quella che era la sua idea di Star Wars, e cioè di una saga che parlasse di storie personali e intrighi familiari, più che di combattimenti stellari. La Disney, invece, voleva chiaramente far virare il franchise in una direzione diversa. A quel punto il divorzio era diventato inevitabile, considerati i punti di vista antitetici. Così, quando Lucas aprì le braccia dichiarando ‘non ho più nessun controllo sul franchise’, e lasciando il testimone ad Abrams, capimmo tutti che il brevissimo matrimonio aveva avuto fine, un rapporto mai decollato viste le parole rivolte spesso da Lucas all’azienda californiana (è famosa la frase ‘la Disney è peggio degli schiavisti bianchi’).
Fin qui tutto appare come una storia trita e ritrita, vista decine di volte. Allora perché la dichiarazione dell’abbandono dell’attività di regista dovrebbe suscitare tanta meraviglia? In fin dei conti Lucas si è più che meritato la pensione con i suoi 5 miliardi di dollari di patrimonio! L’origine dello stupore risiede nelle parole di una dichiarazione rilasciata all’Empire (blasonata rivista britannica del settore cinematografico) il 31 maggio 2012, pochi mesi prima della cessione di Lucasfilm:
‘Mi sto allontanando dalla Compagnia e da tutti i miei affari e sto portando a compimento tutti i miei obblighi. Alla fine mi ritirerò nel mio garage armato di sega e martello a costruire piccoli film. Ho sempre voluto realizzare film che avessero una natura sperimentale…’
Queste parole sono distanti anni luce da quelle pronunciate recentemente, e certamente non preludono all’abbandono della regia, ma si sa che l’amarezza per un amore sbriciolato a colpi di miliardi di dollari porta a dichiarazioni contrastanti. È probabile che si tratti semplicemente di uno sfogo, e sono sicuro che ben presto lo vedremo nuovamente in cabina di comando. Dobbiamo ammettere che Lucas non sia un grande regista, talmente conscio dei suoi limiti da lasciare la saga di Indiana Jones nelle mani del suo amico Steven Spielberg; ma come soggettista, sceneggiatore e pioniere del mondo digitale, non ha pari. Queste grandi doti le ha dimostrate più volte, realizzando una delle saghe più amate della storia del cinema, fondando la Industrial Light and Magic, la Pixar Animation Studios, la THX, la Skywalker sound, e la Lucasarts. Bravo o meno come regista, saranno in molti a sognare romanticamente un altro episodio di Star Wars con Lucas chino su appunti o dietro una macchina da presa, ma tutti sappiamo che non sarà possibile. Ormai, orfani di papà George, dobbiamo rimettere il futuro di Luke Skywalker e compagnia nelle mani della mastodontica e tentacolare Disney. Ma il futuro appare plumbeo: già da ora gli appassionati sono costretti a storcere il muso in attesa dell’uscita di ‘Rogue one: A Star Wars Story’, spin-off della saga originale, che ha richiesto aggiunte e correttivi (attualmente si lavora ancora ai Pinewood Studios di Londra e la release del film è prevista per dicembre prossimo): Disney, infatti, vuole ‘qualcosa di diverso’ – frase oramai ricorrente se si parla di Star Wars – da un war movie, ragionando su un prodotto più ‘fresco’ e ‘scanzonato’. Alla Disney… appunto. Il rimpianto di George Lucas è già forte, così come forte è la speranza di non vedere mai un Sith in tutù rosa.
Che la Forza sia con noi.
– Fabrizio Palmieri –