Buongiorno, cittadino. La tua vacua esistenza di omuncolo è giustificata esclusivamente dal servire una patria che, a seguito di esperimenti dalle disastrose conseguenze, risulta ora isolata in un candido nulla noto come Void. Gli ultimi superstiti umani, impossibilitati a vivere in questo ambiente, sono stati tramutati in matriosche nell’attesa che sia fornito loro un habitat vivibile; nel frattempo te e la tua specie sarete inviati su “isole” instabili che sorgono imprevedibilmente dal Void per poterle depredare delle loro essenziali risorse. Ovviamente il tuo duro lavoro verrà premiato con il riconoscimento sociale, il prestigio della nazione e la prolificazione del popolo… sempre ammesso che un kaiju gigante non decida di distruggere la tua città camminandovi sopra e annichilendoti con sfere esplosive.
Questa è in sostanza tutta la trama che il multiplayer online The Tomorrow Children vi fornirà, prima di assorbire le vostre giornate in una serie di compiti di bassa manovalanza impartiti da un dittatore che pare essere un incrocio tra Steve Jobs e Putin. Per tutto il tempo che ho dedicato alla partecipazione della recente beta non ho potuto che costruirmi parallelismi con Animal Crossing: New Leaf, celebre titolo Nintendo in cui il giocatore è ufficiosamente assoggettato dagli abitanti di un villaggio, i quali, rivestendolo del titolo di sindaco, ne approfittano per depredarlo dei suoi averi e fargli compiere i lavori umili a cui nessuno vorrebbe dedicare tempo. Sì, in effetti il “clone di proiezione” che comanderete passerà ore a picconare e trasportare materiali senza grandi motivazioni, se non una forma di rassegnazione tinta da delle note di curiosità nel vivere la crescita della propria città d’adozione, ma se i simulatori di comunità fanno per voi siete già sulla buona strada per apprezzare il titolo in questione.
Valore aggiunto che certamente non può che essere menzionato è il design ispirato alla propaganda sovietica (ma non solo) caratteristico del periodo della Guerra Fredda: un misto di colori, forme, spirito deprimente e menzogna permea in ogni dettaglio geografico e in ogni maglia del tessuto sociale. Le risorse e i negozi sono gestiti in maniera del tutto comunitaria e comunista: vi troverete spesso ad accodarvi a interminabili file d’attesa o a non riuscire a costruirvi una dimora perché il giocatore davanti a voi ha consumato i materiali che vi erano indispensabili. Ovviamente ci sono sempre scappatoie quali il mercato nero e la corruzione sostenuti dai “dollari liberi”, tipologia di valuta assegnata quotidianamente ai giocatori attivi, ma che il mio istinto paranoico vede adattarsi molto bene anche all’orrore delle micro-transazioni… confido che Sony vedrà di contraddirmi con l’uscita del prodotto effettivo.
Estetica e atmosfere sono indubbiamente punti di forza in The Tomorrow Children, ma un grande encomio va mosso anche nei confronti del comparto tecnico che, pur mantenendo uno stile minimalista, dimostra un grande talento nella gestione delle “isole”: pur essendo generate casualmente, infatti, sono contraddistinte da un’intricata serie di solidi infrangibili ed esplorabili. Come i giocatori più navigati sapranno già, questo approccio richiede alla console una corposa elaborazione di informazioni, e il fatto riesca a farlo con successo è encomiabile se si prende in considerazione che gli sviluppatori, i Q-games, mostrano in curriculum quasi esclusivamente composto da titoli di esile fattura. Altra nota di merito va alla gestione delle luci dinamiche, elemento decisamente riuscito che viene addirittura coinvolto nelle meccaniche di gioco quale principale ostacolo alle fatiche dei giocatori. Ma direi che un filmato vale più di mille parole, quindi vi invito a visionare il video-gameplay che abbiamo realizzato, qua sotto:
The Tomorrow Children è un’esclusiva atipica per Sony: difficile prevedere come sarà accolta o, addirittura, come sarà distribuita. Per quanto ora come ora offra una longevità minima a coloro non particolarmente coinvolti da questo raro genere videoludico, ammetto che il forte carattere e la sardonica critica sociale siano in grado di risvegliare la mia curiosità nei confronti del risultato finale.
– Walter Ferri –