Warcraft, amata serie di videogiochi strategici espansa successivamente nel ben più noto massive multiplayer online Word of Warcraft, si è recentemente scrollata la polvere di dosso ritornando alle cronache mondane grazie all’omonimo film, in arrivo tra qualche giorno anche sui nostri schermi (1° giugno). Nonostante l’embargo giornalistico non sia ancora scaduto, alcune riviste hanno già rilasciato la propria testimonianza sulla qualità dell’ultima fatica di Duncan Jones, regista divenuto noto al mondo per il suo primo e tanto decantato film, Moon. Ebbene gli auspici, poco sorprendentemente, sono negativi (anzi direi molto negativi, affidandosi ai numeri), ma è anche vero che i recensori, pur concordando su quanto fosse insipida questa esperienza cinematografica, si dimostrano erratici nelle loro critiche.
C’è chi encomia i talenti degli attori concedendo grande prestigio a Paula Patton, ma dall’altra parte v’è chi si lamenta della loro scarsa resa, accanendosi proprio sull’attrice che veste i panni della mezz’orca Garona. C’è chi batte vigorosamente le mani come plauso per i coinvolgenti effetti speciali capaci di fare invidia all’Avatar di James Cameron, ma molti non possono che riconoscere come gli orchi risultino tanto finti da essere più adatti agli spot televisivi dei giochi per smartphone che a un lungometraggio epico e degno di nota. Tutti, in ogni caso, sembrano condividere l’amara sensazione che la trama sia stata redatta nel peggiore dei modi, snaturando le atmosfere dei giochi originali, dedicando un tempo ridicolmente esiguo allo sviluppo di trama e lasciando troppo poco spazio all’esplorazione dei numerosissimi personaggi.
Ovviamente non posso sbilanciarmi nel giudicare un prodotto di cui non ho ancora goduto, ma tutte le impressioni lette fortificano i timori sviluppatisi nel visionare quei trailer che, ottimisticamente, mi auguravo non fossero rappresentativi del lavoro finito. Garona e Khadgar si direbbe abbiano avuto la peggio, sviliti da trucchi ed effetti speciali che stonano terribilmente con il grande schermo, senza considerare che pare non abbiano neppure trovato un vitale sostegno da parte di attori capaci e carismatici. Remoti sono anche i tempi in cui i costumisti si preoccupavano di sfilacciare la tunica di Saruman per attribuirgli un’aria di autenticità decadente; armature e indumenti danno l’impressione di essere di virginale fattura, mai consunti dal naturale logorio che dovrebbe caratterizzarli, e finiscono per essere adatti più ai vecchi film di Dungeons & Dragons che alla produzione di alto profilo a cui Warcraft ambisce.
Gli orchi, stando a quanto si dice, rivestiranno un ruolo predominante nel metraggio della pellicola, ostracizzando eventuali esposizioni o approfondimenti con l’estetica plasticosissima dei loro ampi bicipiti. Apriti cielo! Già si fanno paragoni con la deludente trilogia de Lo Hobbit, urlando di quanto le risibili scene della computer grafica gestita da Peter Jackson siano verosimili se paragonate ai fantocci cartooneschi in mano a Duncan. L’estetica videoludica, trasportata con degna fedeltà a costo di stonare, si contrappone a una rivoluzione nei contenuti che fa invece storcere il naso ai fan più veraci.
I Warcraft (e World of Warcraft) erano contraddistinti da trame relativamente impegnate, ma anche da uno humor scanzonato che rompeva spesso la quarta parete. Dalle frasi strafottenti che i soldati propinavano ai giocatori che li cliccavano troppo insistentemente, ai panda praticanti arti marziali nati da un pesce d’aprile, i giochi sono sempre stati pregni di comicità e riferimenti pop, e non si sono mai presi troppo sul serio. Ora, invece, le cronache avvisano come si sia testimoni dell’ennesima pellicola “gritty” nella quale del materiale leggero viene rimaneggiato per essere serioso e “credibile”, forse nella speranza che possa sedurre e convincere gli spettatori che poco o niente hanno a che fare con la serie originale. Peccato solamente che questa rivisitazione pare sia stata eseguita con l’attenzione tipicamente riservata ai blockbuster beceri e senz’anima.
Quale che sia la realtà, la rivista Variety prospetta un’accoglienza fredda per l’uscita di questa tanto attesa pellicola fantasy, ipotizzando che la sua sopravvivenza dipenderà dal mercato estero (cioè Europa e Asia). Dopo più di dieci anni di lavorazione, insomma, potremmo assistere all’inizio di una nuova saga che, senza neppure avere il tempo di uscire nelle sale, ha buone possibilità di arenarsi già al primo episodio.
– Walter Ferri –