Parlare di Blackbox, almeno per me, non è semplice. Quando mi ritrovai il numero zero tra le mani non seppi bene come inquadrare l’opera: si sarebbe trasformata nel solito fumetto senza infamia e senza lode realizzato da autori emergenti? Purtroppo quando si parla di prodotti inediti made in Italy, specialmente se non pubblicati da aziende ben consolidate sul mercato, non si può fare a meno di andarci cauti. Magari la colpa è dell’editoria stessa, oppure è degli autori, che tendono a “scappare” dal nostro Paese, dove sicuramente hanno minori possibilità di farsi notare. Fortunatamente, però, non è questo il caso di Blackbox. Blackbox è diverso, Blackbox è… particolare. In che senso? Sarò più chiaro, non temete.
Futura Memoria
Realizzato da Giuseppe Grossi (sceneggiatura), Mario Monno (matite e chine) e Gaetano Longo (colori), il primo volume dell’opera, “Futura Memoria”, si apre con la Guerra, l’evento ciclico che, almeno ogni venticinque anni, stabilisce chi regnerà su Ecrònia. Allievi combattono contro i propri maestri per dimostrare di essere degni di dominare il mondo, figli uccidono genitori e, a loro volta, i maestri uccidono i propri allievi senza alcuna pietà. Questa è la legge di Ecrònia, una legge condivisa da tutti i suoi abitanti. È l’anno 1200.
La narrazione si sposta poi su un’epoca più recente. Siamo nel 1805, e una bimba viene costretta dalla madre a buttare i propri giocattoli nel fuoco. È un processo normale per tutti i bambini di Ecrònia: staccarsi dai beni materiali e non, cederli alle fiamme e liberarsi quindi dal vincolo affettivo. Così è per i giochi, così è per l’amore e la propria famiglia. Ecrònia nasconde molte piccole utopie e, man mano che la storia avanza, veniamo a conoscenza di quanto questo posto sia malato, ma efficiente, cinico, ma permissivo e accondiscendente. Protagonista, sebbene non assoluto, è Isaac, agente dell’E.L.I.A (Esportazione Libera Individui Anonimi), un uomo sulla quarantina che si occupa di individuare e segnalare le persone non più necessarie a Ecrònia, come malati, nullafacenti e criminali. Non lontano, Mastro Richard, un agente che probabilmente lavora per il governo, commissiona la costruzione di un Ibroma, un essere metà macchina e metà robot, a Judith, la madre di Isaac.
Ho letto Blackbox più di una volta prima di lanciarmi nella stesura di questa recensione, in modo da poter scoprire quanti più indizi possibile sia per quanto riguarda l’ambientazione che i personaggi. Per l’intero capitolo la storia si spezza mostrandoci passato e presente; veniamo catapultati durante la guerra al quale partecipa Cobb, fratello di Judith, e ci viene presentato il mondo ai tempi di Isaac, settant’anni dopo. Come Judith sia rimasta esterna alla Guerra non lo sappiamo, né sappiamo se Isaac ne abbia mai combattuta una. Solo una cosa sembra certa: il conflitto sta ritornando a mietere vittime, e a rendere Ecrònia più fertile.
Al livello grafico, il fumetto si presenta in maniera interessante: una copertina cartonata e volutamente grezza si affianca a una storia a colori su carta semi-plastificata. Le rappresentazioni dei vari personaggi sono dettagliate abbastanza da renderli riconoscibili e, almeno in parte, ricordano a tratti un bozzetto, una sorta di immagine impressa “a caldo” sulle pagine, più che studiata, corretta e rielaborata. Anche l’utilizzo dei colori è reso piacevole da una serie di palette opache che meglio sottolineano la malinconia di fondo di Blackbox. L’intero fumetto non ha un concetto standardizzato di bellezza, e applica un suo stile a tutto, lasciando stabilire al lettore ciò che gli possa piacere o meno. Stessa cosa vale per i discorsi, in molti punti enigmatici, quasi come a voler dire qualcosa senza mostrare troppo, lasciandoci quasi “in sospeso”, in attesa della prossima uscita.
Ho trovato in Blackbox le premesse di un capolavoro, non lo nego. Un sentore, se così vogliamo chiamarlo, una sorta di sensazione che, a fine capitolo, fa esclamare un “wow”. Tutti i dubbi nati dall’analisi del capitolo 0 (che potete trovare qua) si sono dissolti per lasciare spazio a puro, mero, interesse verso Ecrònia e i suoi vari protagonisti, partendo da Judith e terminando con Triss, tutti individui che vengono rappresentati come esseri umani parte di un meccanismo che di umanità non ne ha nemmeno una briciola, per intenderci, persone capaci di mostrare sentimenti tanto umani quanto cinici, come allontanare una figlia dal padre primo di esiliarlo e lasciarlo nelle mani dell’E.L.I.A, o acconsentire all’aborto di un secondogenito per salvare il primo figlio; Blackbox è spietato – questo è poco ma sicuro – nel rappresentare l’utopia di un mondo distopico.
Conclusa la lettura, non rimane altro che attendere il secondo capitolo, nella speranza che racchiuda sensazioni tanto forti quanto quelle percepite nel primo. Vi rimando dunque al sito ufficiale dell’editore, dove è anche possibile acquistare il fumetto.
E voi, avete già letto Blackbox? Cosa ne pensate? Scrivetecelo qua sotto!
– Yari Montorsi –
Blackbox volume 1: “Futura Memoria” – Recensione
Yari Montorsi
- Ambientazione resa in modo ottimale e molto interessante;
- Scie narrative particolari, e personaggi molto differenti l'uno dall'altro;
- Ottimo utilizzo di palette dai colori tenui per sottolineare Ecrònia;
- Disegni unici...
- … che però potrebbero non piacere a tutti;
- Il lettore viene lasciato con forse troppe domande senza risposta;