Seconda puntata della sesta stagione de “Il Trono di Spade“, secondo appuntamento con le recensioni di Isola Illyon: ‘Home’ – questo il titolo dell’episodio – ha il difficile compito di far ripartire la sesta stagione dopo un esordio decisamente sottotono (qui il nostro verdetto). Sarà riuscito nell’impresa? Direi proprio di sì!
SPOILER, duh?
Il ritorno alla “casa” perduta è un po’ il tema di questa puntata: Grande Inverno per Bran, le Isole di Ferro per Theon. C’è un senso di perdita, di nostalgia, davvero potente. Questa volta l’episodio riesce a giostrare su diverse storyline, trovando quell’equilibrio che a mio avviso era mancato nella premiere.
Ad Approdo del Re assistiamo al funerale della povera Myrcella, che indossa il suo abito preferito, mentre Cersei, apparentemente rassegnata all’ineluttabilità del destino, è di fatto confinata nella Fortezza Rossa, in compagnia dell’assai poco loquace zombie di Gregor Clegane: è solo per proteggerla, chiarisce Tommen. Chi invece avrebbe bisogno di protezione è l’Alto Passero, che incontra un Jaime Lannister rabbioso e dedito a foschi propositi di vendetta: per oggi la partita si chiude in pareggio, ma non è da escludere che la resa dei conti sia solo rimandata. A Braavos, Arya sembra riguadagnarsi l’accesso alla Casa del Bianco e del Nero, grazie alla sua determinazione.
I pregi della puntata, però, non si esauriscono nell’equilibrio fra le diverse sotto-trame: il bello è che in molte di queste si verificano colpi di scena davvero eclatanti. Sarà forse merito di Dave Hill, sceneggiatore che ha curato lo script di questo episodio? Voglio evitare eccessivi spoiler, ma chi ha già avuto modo di guardarlo non faticherà a capire a cosa mi riferisco: per prima cosa vediamo Bran (tornato in scena dopo poco meno di due anni) esercitare finalmente il suo dono, sotto la guida di Bloodraven.
Il cortile di Grande Inverno assomiglia a quello dei primi episodi della serie, anche se lo bagna una luce più gentile di quella cui siamo abituati, mentre a popolarlo sono tre ragazzini: il serioso Ned Stark, l’ancora immaturo Benjen e la loro irruente sorella maggiore, Lyanna. Non so come la pensiate voi, ma per me è stata una grande emozione vedere per la prima volta su schermo questo personaggio, di cui tanto si è parlato, ma di cui finora avevamo visto soltanto il monumento funebre (e a giudicare dal promo della prossima puntata, arriveranno altri flashback dedicati alla tanto chiacchierata Torre della Gioia). Ad ogni modo, è forse tempo di chiudere nel dimenticatoio la teoria elaborata dai fan, secondo la quale Hodor sarebbe Aegon Targaryen, sopravvissuto alla furia della Montagna (che vediamo spiattellare teste di adulti senza grande difficoltà… solo una coincidenza?): da ragazzo forse non brillava per intelligenza, ma almeno parlava. Mito sfatatoh!
A Meereen, Tyrion trova il coraggio – forse un po’ pompato dall’alcol che continua a ingurgitare – di scendere nella cripta in cui sono imprigionati i draghi: è quasi commovente sentirlo raccontare di quando, da piccolo, ne desiderava uno. Una menzione anche per la CGI, per una volta all’altezza della situazione, un degno contributo a una scena drammatica nella quale davvero si giunge a temere per la vita del Folletto. Nelle Isole di Ferro accade qualcosa che i lettori aspettavano da tempo: Balon Greyjoy, acciaccato e mezzo folle, nella serie (così non è nei libri) si vanta di essere l’unico pretendente sopravvissuto alla Guerra dei Cinque Re. La vanteria dura poco, suo fratello è giunto a reclamare il Trono del Mare e, celebrato un funerale, si rende necessario ricorrere a un’Adunata di Re.
Gli eventi davvero sconvolgenti, però, accadono al Nord: la nascita del pargoletto di Lord Bolton spinge Ramsay a far precipitare gli eventi, con il supporto dell’erede del casato Karstark nella crociata che intende condurre contro il Castello Nero (notoriamente indifeso da sud). Ramsay (reso in questa puntata quantomai inquietante dall’interpretazione di Iwan Rheon e non per niente definito “cane rabbioso” dal padre) ignora però che la Barriera è caduta nelle mani dei Bruti e dei confratelli rimasti fedeli a Jon Snow, che in una breve (e insoddisfacente) battaglia hanno messo da parte ser Alliser: Melisandre ha così campo libero per esercitare le sue arti magiche. In questa puntata molti attori brillano per bravura (d’altronde Kit Harington fa il morto. Ahahah!), ma Carice van Houten supera tutti di un’incollatura, offrendoci una sacerdotessa rossa bellissima e prostrata, che ha perso la fede nel Signore della Luce e che, nel tentare il rituale che dovrebbe riportare in vita Jon, ammonisce che “sarebbe meglio lasciarlo morto”. Poi però fa quello che tutti sognavamo che facesse e, dopo una momento di suspense, ciò che tutti aspettavamo accade.
Volete conoscere il nostro giudizio complessivo sulla puntata? Leggete il box qui sotto. Se invece non state più nella pelle, ecco il trailer del prossimo episodio, ‘Oathbreaker’, che promette fuoco e fiamme!
– Stefano Marras –
Game of Thrones 6×02: ‘Home’ – Recensione
Isola Illyon
- Tante storyline, gestite in modo equilibrato e ricche di colpi di scena;
- Eventi eclatanti (alcuni inattesi, altri da tempo agognati) a Nord e alla Barriera;
- Tornano in scena i Greyjoy e le Isole di Ferro;
- Interpretazioni superbe di Carice van Houten (Melisandre), Iwan Rheon (Ramsay) e Peter Dinklage (Tyrion);
- Prime rivelazioni sul passato della famiglia Stark!
- Grande cliffhanger nel finale!
- La battaglia tra Guardiani della Notte e Bruti si è svolta e conclusa in maniera troppo semplicistica;