
Kenny Baker firma le foto di R2-D2 allo stand di Jedi Generation durante il Torino Comics 2016
Nella storia del cinema ci sono ruoli molto difficili da interpretare, magari perché stai recitando dentro uno scafandro o un bidone di latta, e tutto quello che puoi trasmettere sullo schermo è limitato alla mimica del corpo o al puro e semplice movimento. Eppure, paradossalmente, spesso sono questi i ruoli a entrare nel mito.
È il caso di Kenny Baker, attore britannico ospite dell’appena conclusasi edizione di Torino Comics 2016. Per chi fosse stato impegnato negli ultimi trent’anni a estrarre Spezia nelle miniere di Kessel, stiamo parlando dell’interprete affetto da nanismo che risiedeva fisicamente dentro R2-D2, facendolo muovere in giro per il set (spesso insieme alla controparte C-3PO, interpretata da Anthony Daniels) in tutti i film sia della trilogia originale che dei sequel, senza contare il ruolo di consulente che ha svolto per J.J. Abrams sul set de Il Risveglio della Forza per la piccola parte che ha riguardato il movimento di R2, ormai automatizzato.
Kenny è stato ospite di Torino Comics nelle giornate di sabato 16 e domenica 17, anche se per quanto riguarda quest’ultima è stato costretto da problemi di salute a lasciare anzitempo la fiera e annullare le interviste individuali. Ma noi, agili come cacciatori di taglie mandaloriani, siamo in grado di riportare le risposte che ha fornito sia durante la conferenza che allo stand ai moltissimi fan che lo hanno subissato di domande.
Molta curiosità hanno suscitato gli aspetti tecnici del suo lavoro sui set di Star Wars. In riferimento al fatto se fosse possibile capire le scene e i movimenti nei quali si trattava di automazione e in quali fosse invece lui presente dentro R2, Baker ha così risposto: “Sì, un modo c’è ed è pure piuttosto semplice: io utilizzavo l’R2 a due pattini, quello che reagiva agli stimoli e ai dialoghi. Quando in scena invece c’era la versione con il terzo pattino estensibile, potete essere sicuri che quella fosse la versione controllata in remoto col motore interno ed il dispositivo di sterzo”.

Un momento della partecipata conferenza di Kenny sabato 16 aprile 2016 a Torino Comics
Alla domanda se l’R2 dei prequel fosse uguale a quello della trilogia originale anche internamente, la risposta è stata: “Sì, assolutamente, in ogni più piccolo particolare. A parte il comfort interno, migliorato in alcuni dettagli, ma comunque terribile.” ha terminato ridendo Baker.
C’era anche molta curiosità da parte dei fan riguardo le difficoltà per un attore nel dar vita ad un personaggio senza voce né mimica, chiuso in una scatoletta di metallo, per di più spesso con Anthony Daniels come unico compagno di scena, in una situazione di poco migliore rispetto alla sua. “Eravamo entrambi dentro i rispettivi droidi, senza quasi nessuna interconnessione col mondo esterno. Non potevamo né vederci né sentirci a vicenda. Il tutto con George (Lucas) che gridava durante la scena: <<A destra, a sinistra!>> e pretendeva che proiettassimo al di fuori dell’involucro emozioni come gioia, o tristezza. Insomma, una gran baraonda: non è stato per nulla semplice, e questo si può dire anche per Anthony. È vero che lui aveva un po’ più di connessione con l’ambiente durante le riprese, ma è anche vero che ha dovuto coordinare il doppiaggio coi movimenti in seguito, e che passava un’ora a mettere e togliere il costume prima e dopo le riprese, mentre io in cinque minuti entravo e uscivo senza problemi da R2”, ha concluso conciliante Baker, chiudendo forse l’annosa polemica che lo ha visto in questi anni contrapposto al collega.
A proposito dell’essere diretto da George Lucas, Baker ha dichiarato: “Per un attore, lavorare con Lucas è molto semplice: George è un regista che sa sempre esattamente cosa vuole dagli attori, in qualsiasi momento. Ti dice cosa fare, dove andare, quando e come farlo. Ha una conoscenza enciclopedica delle abilità di ciascuno, e un’idea ben precisa su come impiegarle. Di contro, non lascia molto spazio all’iniziativa personale dei singoli interpreti, ma direi che nel caso di Star Wars ha avuto decisamente ragione. Marquand invece non mi ha mai utilizzato molto. Kershner è stato invece un regista vecchio stampo, un uomo amabile, molto alla mano e immediato nello stabilire una comunicazione con gli attori”.
Baker ha poi concluso con una piccola curiosità: “Forse non molti lo sanno, ma io sono presente ne Il Ritorno dello Jedi anche nei panni dell’ewok Paploo, quello che ruba la speeder bike agli esploratori imperiali: la maschera, il caldo, il costume di pelliccia… devo dire che non fui mai così contento di rientrare dentro R2 come dopo quel periodo”.
Insomma, mai come dopo aver incontrato di persona Kenny Baker possiamo capire come il successo di certi film passi anche attraverso il lavoro di chi si trova dietro le quinte. O dentro un bidoncino di latta diventato uno dei robot più famosi della storia del cinema!
– Luca Tersigni –