Situazione numero uno: domenica d’agosto, niente soldi per il mare, il cinema ha venduto l’anima al trash, con la ragazza si è ai ferri corti… come ci si difende dalla noia? Pomeriggio gioco di ruolo, birra ghiacciata e un po’ di relax, naturalmente! Peccato che abitiate nella sperduta campagna, e abbiate motivo fondato di credere che rivolgersi al più vicino negozio di categoria comporterà un vostro rogo per stregoneria sulla pubblica piazza. Che si fa?
La risposta migliore sarebbe, ovviamente, rivolgersi a uno store online (poiché in questo preciso istante siete su un sito Internet, correrò il rischio di assumere che sappiate di cosa stia parlando): un paio di click, al più una conoscenza basilare della lingua inglese, la carta di credito di un adulto responsabile (o comunque in possesso di un lavoro), e vi siete accaparrati quel gioco proto-steampunk-neorealista-retrò-stile anni ’60 altrimenti (e giustamente) introvabile che, ne siete certi, è proprio ciò che serve a riempire quel vuoto che sentite nella vostra vita ludica.
Unico problema: considerando tutti gli inconvenienti connessi alle spedizioni (apocalissi zombi, draghi di passaggio… che ne so, mica sono un postino) e alla deludente manchevolezza della scienza moderna di costruire un teletrasporto, nella migliore delle ipotesi dovrete rimandare di qualche giorno (spesso molto di più) le vostre avventure immaginifiche.
Certo, a meno che non abbiate venduto anima e cuore a Matrix, e siate passati al digital.
Il problema è uno che noi amanti del fantasy conosciamo bene. Una copia cartacea ha un bell’aspetto, un buon odore, e fa decisamente la sua porca figura sulla nostra libreria. Al tempo stesso, occupando uno spazio fisico nel nostro decisamente non-asettico mondo, è soggetta a una serie di inconvenienze come la vulnerabilità a strappi, piegamenti, e macchie di unto e/o alcol, per non parlare del volume cubico che occupa nelle nostre case e del peso che grava sulle nostre spalle quando la portiamo a spasso (inconvenienti che aumentano esponenzialmente con l’aumentare del numero dei testi in questione).
Ora, chi vi scrive considera anatema gli e-reader et similia, ma in tutta coscienza non può ignorare i vantaggi che il digitale offre, dalla maggiore comodità di acquisto, trasporto, consultazione, e conservazione, alle opportunità semplicemente impossibili al cartaceo (aggiornamento del singolo manuale a ogni nuovo errata).
Giungendo a conclusioni similari, l’Internet, in virtù del pregio di essere il più grande mezzo di comunicazione e condivisione della Storia della civiltà, ha pensato bene di venire incontro a tale trend: entri il caso di RPGNow.com. Nell’ormai remoto 2001, alcuni editori e amanti di giochi di ruolo offrono per la prima volta la possibilità di acquistare da casa, in maniera istantanea, i propri manuali in formato pdf (se la cosa vi sembra banale, è perché non vi ricordate com’era il mondo prima di Internet. Non che io lo faccia, beninteso: credo sia il periodo noto come i Secoli Bui…). A testimonianza della loro genialità, tale idea negli anni sopravvive, anzi si espande e arriva ad abbracciare un’intera famiglia di siti legati al digital e alla stampa su richiesta (il più conosciuto è probabilmente Drive Thru RPG).
Perché questa sia una cosa tanto positiva per il mondo dei GdR, lo introduciamo con la situazione numero due: insoddisfatti dallo steampunk-retrò che avete ordinato online, avete deciso di creare un gioco di ruolo con i vostri amici (avete parecchio tempo libero), e ora volete condividerlo con il mondo (e farci soldi). Beh, in un mondo senza Internet, potreste anche scordarvelo.
Vedete, produrre giochi di ruolo non rende (apparentemente, è l’attività nerdica meno redditizia in assoluto: nel 2013, il mercato nordamericano dei GdR ha avuto un incasso pari a un trentesimo di quello delle carte da gioco): se per un romanziere in erba è relativamente semplice trovare un piccolo editore che dia una possibilità a un testo che non è esattamente candidato premio Nobel per la letteratura, chi vuole creare un RPG può alternativamente crearsi una stampa a torchio stile Gutemberg nel garage o (più semplicemente) inviare le proprie idee a uno store online che tratti in digital, e che condivida la vostra creazione con il resto del mondo, trattenendo una certa (a volte anche piccola) percentuale come commissione. Non diventerete dei magnati del GdR in ogni caso, ma non dovrete nemmeno vendere le otturazioni per la prima tiratura del manuale (salvo schiavizzare qualcuno al torchio di cui sopra, ma ciò comporterebbe un differente ordine di problemi).
Ora, noi giocatori di ruolo siamo un’accozzaglia piuttosto variegata, ma quantomeno tradizionalista: come definire altrimenti persone che per “giocare” intendono trovarsi in una stanza e chiacchierare per delle ore mentre il resto del mondo impiega lo stesso tempo al cinema/computer/televisione o quel che è? Può dunque apparire a tratti paradossale questo incontro tra l’hardware di gioco più antico del mondo con un modello di mercato e condivisione tanto avanzato. La domanda è, ne vale la pena? Quasi certamente sì, per entrambe le parti coinvolte: inutile dire che c’è un mondo enorme, là fuori, per gli avventurieri (e anglofoni) equipaggiati adeguatamente per esplorarlo. Ciò non significa che si debba abbandonare il cartaceo: nessun online store spodesterà il manuale base di Pathfinder dal suo posto nel vostro cuore (e sulla libreria), ma che siate compratori o sviluppatori (o, a maggior ragione, entrambi), il digital è ciò che state cercando.
– Federico Brajda –