La nascita e l’evoluzione del popolo elfico è più complessa di quanto si pensi: cambia con il tempo e con il luogo in cui si osserva questa razza fantasy.
Nella storia (Babbo Natale è un elfo?)
Antico popolo della luce, il nome elfo (Alva in svedese o Alp in tedesco antico) deriva dal latino albus, bianco. Le informazioni più antiche che abbiamo, basate sulla leggenda norrena, ci indicano come gli Alfar (gli elfi in lingua scandinava) nacquero dai vermi che divorarono il cadavere di Ymir (gigante mitologico del Nord Europa, importante per la cosmogonia norrena). Dalla morte di Ymir, secondo il mito, sorsero nove mondi – abitati da dei, elfi, nani e altre creature di vario genere – situati in tutte le direzioni cardinali. Uno di essi, posto in cielo, non lontano dalla fortezza di Ásgarðr (la famigerata Asgard), fu Álfheimr, dove abitavano gli Elfi chiari (chiamati Liósálfar). Ma alcuni rinunciarono ad Álfheimr – legato al dio nordico della bellezza e della fecondità Freyr – e si rifugiarono in caverne e foreste dove divennero Elfi oscuri. Questa è la parte iniziale della loro vicenda, che ci raccontano i miti scandinavi.
Ma poi? Perché da un origine così epica sono diventati operai che fabbricano giocattoli di Babbo Natale? Ci siamo ammattiti?
Gli elfi natalizi nascono nell’800, anche se Babbo Natale ha ormai più di 1500 anni: san Nicola, vescovo di Myra nel IV secolo, è scelto come patrono di Amsterdam e trasformato dagli olandesi in Sinterklaas, personaggio portatore di doni, poi ancora in Santa Claus negli USA. Proprio qui, negli USA nell’800, quando Santa e le tradizioni del Natale assumono le forme che conosciamo ancora oggi, lo scrittore Clement Clarke Moore (The Night Before Christmas) fa un po’ di confusione e rappresenta Babbo Natale come un elfo. Attorno al 1850 compaiono gli elfi come aiutanti di Babbo Natale, che lo affiancano, facendo di tutta l’erba un fascio. In questa veste divennero particolarmente popolari e si infilarono nella tradizione natalizia prima e consumistica del XX secolo poi.
Nella mitologia europea e nel fantasy
Dobbiamo ora però comprendere tutte le altre trasformazioni intermedie, passando dalla mitologia alle riletture contemporanee della letteratura fantasy che li ha resi un icona letteraria e poi cinematografica, in tutto il mondo.
Gli Elfi al freddo
Nell’Europa scandinava le prime testimonianze di queste figure risalgono alla preistoria: erano appunto esseri semi divini, associato al culto della fertilità e degli antenati. Ne resta qualche residuo – descrive (nel numero del periodico Focus di questo mese) la studiosa del mondo scandinavo Gianna Chiara Isnardi – “nelle offerte di burro e grassi, ma anche di monete o spilli, fatte in particolari incavi scavati dentro le lastre di pietra preistoriche: le cosiddette alvkvarnar svedesi (la parola alva in svedese significa appunto elfo).
Quei primi elfi erano esseri più belli del sole, per usare le parole di antiche saghe che ne parlano, come l’Edda. D’altra parte lo stesso sole era chiamato Alfrodull, “splendore degli elfi”. Erano venerati in tutto il Nord Europa, ma anche temuti, perché incontrarne uno poteva provocare malattie di vario tipo: addirittura rendere folli, spiega Isnardi, come testimonia il termine danese ellevild (pazzo a causa di un elfo).
La tradizione aggiunge che gli elfi si divisero in due razze: quelli luminosi, che vivevano nel paese degli elfi Alfheimr, e quelli oscuri, rifugiati sotto terra. Per approfondire la distinzione – che tutti facilmente ritroviamo in quella che c’è tra Elfi scuri (Drow) ed Elfi alti nella tradizione di Dungeons & Dragons – pare che in origine gli elfi siano stati concepiti anche come anime di defunti o venerati come potenze che favorivano la fecondità. Di qui la distinzione, nella mitologia norrena, fra Døkkálfar, “elfi delle tenebre”, e Liósálfar, “elfi della luce”.
Secondo alcuni, ma l’ipotesi mi sembra forzata, questi potrebbero addirittura coincidere con i nani della tradizione tedesca, rifugiati nell’oscurità dentro le montagne.
La Germania degli Elfi
Nella tradizione tedesca gli Alp erano spiriti che causavano incubi (Alptraum significa, appunto, incubo). Poi però gli elfi, sbarcati sulle isole britanniche, si trasformarono profondamente. Qui diventarono gradualmente creature più familiari, legate alla natura e con le orecchie a punta (a forma di foglia, per la precisione), ma di dimensioni sempre più piccole. La mutazione fu causata, ipotizzano gli studiosi, dall’incontro con altre creature mitiche come le ninfe, protettrici di alberi e delle sorgenti. Questi nuovi elfi sono citati anche da Sheakespeare in “Sogno di una notte di mezza estate”. Nella letteratura inglese infine, e nella loro tradizione, gli elfi sono spesso mescolati con le fate: le parole elf e fairy venivano spesso confuse o usate come sinonimi.
I nomi Alfredo (dall’anglosassone Aelfraed) e Alvino (dal danese Halwin) significano “Consiglio degli elfi” e “Amico degli elfi”
Gran Bretagna ed Elfi
In Inghilterra gli elfi si fusero col tempo con una miriade di altre creature, nate soprattutto in Irlanda (come non pensare al folletto irlandese?), e divennero parte del Piccolo popolo, insieme a fatine e leprecauni. Si trasformarono col tempo in spiriti dei boschi. Quindi chiamare genericamente elfi creature così varie è poco preciso, ma nel corso del tempo e a causa dei continui rimescolamenti tra tradizioni e culture non resta che prendere atto dell’evoluzione di questa “specie”.
Giuseppe Lippi, consulente Mondadori, nel numero di questo mese di Focus osserva: “Chiamare elfi creature così diverse è un po’ fare di tutt’erba un fascio, ma visto che nel corso del tempo le diverse credenze si sono mescolate e sovrapposte più volte, non resta che rassegnarsi e accettare l’arbitrio. […] In realtà la confusione tra i due tipi è tardiva e letteraria. Nel folclore non era così e una prova l’abbiamo dalla mitologia celtica, che originariamente non parlava di elfi ma del Piccolo popolo, razza cugina dei nani germanici e non sempre benigna nei confronti dell’umanità.”
Evoluzione continua
Le mutazioni, comunque, continuano ancora oggi, e gli elfi sembrano sdoppiarsi ancora. Una stirpe ha seguito la tradizione del Piccolo popolo: piccoli e operosi gli elfi di Babbo Natale o di J.K. Rowling in Harry Potter (gli elfi domestici, come Dobby o Kreacher). Gli altri hanno recuperato le tradizioni più antiche, rinnovandole: sono gli elfi fantasy, immaginati nella letteratura e popolarizzati tanto dal cinema quando dai giochi di ruolo. Storica l’opera di J.R.R. Tolkien, che attraverso i suoi testi, poi trasposti in pellicole di fama mondiale, ha reso i suoi elfi il modello standard di elfo, surclassando – per fortuna – anche gli allegri amici di Babbo Natale.
Immagine di copertina: Richard Doyle – In Fairyland
Per approfondire:
Focus n. 255 (Gennaio 2014) – Fonte principale dell’articolo
Elfo su Wikipedia
Tolkien. Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli, Stefano Giuliano (Bietti)
I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi (Longanesi)
– Alessio Giaquinto –