Una delle notti più attese dell’anno è ormai alle porte! Chi è Babbo Natale?
Per la gioia di tutti i bambini e per la disperazione di tutti gli adulti, è arrivato finalmente il Natale! Chi parla di consumismo e chi invece di tradizione, chi spende i miliardi investendo in decorazioni e regali poco utili e chi crede in Babbo Natale! Mi sono fermato a riflettere sulla questione: quanto c’è di tradizionale e quanto c’è di fantasy nel ciccione più rosso e più famoso del mondo (diciamocelo, adesso se la tira con Martin!)?
Stando ai costumi tradizionali, la figura di Babbo Natale ha origini religiose, per la cristianità, legate alla figura di San Nicola di Bari, protettore dei Bambini (e da qui, la facile analogia con i doni durante il periodo natalizio), assimilato spesso allo stesso Gesù Bambino e alla sua nascita per la redenzione dei credenti. Sono decisamente più fantasy le derivazioni di questo omone in rosso dalle leggende del folklore tedesco: si parlava addirittura di Odino, che durante il periodo del solstizio invernale (celebrazione particolarmente sentita in molte culture pagane) teneva annualmente una battuta di caccia in compagnia degli eroi caduti in guerra ed altri dei. La tradizione vuole che per sfamare il cavallo volante del dio, i bambini riempissero le loro scarpe con paglia e altre ghiottonerie per la bestia (quella di Odino, in questo caso, non era cornuta come le ben più celebri renne); i furbastri, ovviamente, avrebbero avuto in dono dolciumi ed affini. Altri racconti, decisamente più cruenti, parlano di un demone capace di uccidere i bambini nel sonno, introducendosi nelle case tramite la canna fumaria del camino. Questo demone, poi, asservito ad un uomo benevolo deciso a catturarlo, sarebbe stato costretto a consegnare regali a tutti i bambini, quelli risparmiati dalla sua furia omicida, ovviamente. Non è l’unica versione splatter-demoniaca del vecchio, però, perché altri racconti lo vedono insieme ad una banda di elfi e folletti, suoi compari nelle magagne, costretti a portare dolciumi fino alla fine dei tempi: alcuni di loro furono talmente nauseati da preferire di tornare agli inferi. Per gli islandesi invece non esiste soltanto un Babbo Natale ma ben tredici folletti dai nomi ovviamente impronunciabili chiamati Jólasveinar: stando alle favole, dopo un bel bagno caldo nelle sorgenti del lago di Niva, partono dalle grotte e portano ai cuccioli degli isolani dei doni.
Nomi altisonanti hanno trattato il tema del Natale: basti ricordare una delle notti più fantasy della letteratura, quella di Dickens in “A Christmas Carol”, dove il fantasma del Natale Presente ricorda decisamente per carattere e descrizione Santa Claus: pancione e gioviale barbone, attento alla gioia e alla felicità anche nella miseria e nella povertà più totale; una critica aspra che rimarca sicuramente la principale polemica del Natale ai giorni nostri, diventato per molti aspetti una vetrina particolarmente luminosa che lascia nell’ombra invece tradizioni e culture, adombrate dal lato oscuro della panza del Babbo.
Altrettanto celebri sono gli scritti di Tolkien che, come molti di voi sapranno, dal 25 dicembre 1920 inizia ad inviare ai propri figli delle lettere da Babbo Natale: il padre del fantasy letterario ha giocato con i propri pargoli per oltre trent’anni, facendosi recapitare addirittura lettere con il francobollo delle poste polari arricchite dalle illustrazioni (le stesse alle quali ci ha abituato con le proprie opere maggiori) e poesie riguardanti l’orso polare pasticcione ed altri personaggi, costruendo un vero e proprio mondo.
Quante di queste tradizioni sono ancora perpetrate? Quanto è rimasto di magico in questo Natale del 2013? Ciò che è certo è che ogni festa così piena di significato e incanto porta con sé del fantastico: che voi ci crediate o meno, Babbo Natale esiste in quasi tutte le culture del mondo, a prescindere dal nome e dalla forma, e l’insegnamento che porta con sé è lo stesso: ad ogni buona azione corrisponde sempre una ricompensa!
Auguri da tutto lo Staff di Isola Illyon, e continuate a credere nella magia!
– Antonio Sansone –