In sei stagioni di The Walking Dead ci siamo sorbiti ogni sorta di colpo di scena e svolta improbabile. Insieme ai sopravvissuti della AMC abbiamo imparato a non soffrire troppo se qualcuno finisce sbranato dagli zombie oppure ammazzato da qualcun altro per le ragioni più disparate, come capita sempre più spesso nelle ultime stagioni. Ciò che ancora faccio fatica a digerire, invece, sono le puntate che finiscono con questi cliffhanger che perfino mia nonna, appassionata spettatrice de “Il Segreto”, ha imparato ad odiare.
Tutto è pronto, i presupposti per un finale esplosivo ci sono e l’aspettativa generata nel pubblico è infinita: dopo una puntata (e soprattutto un finale) del genere, non possiamo che aspettarci il peggio! Ma perché Carol ha scelto di dirigersi a Est quando i Village People sono stati così chiari con le indicazioni? Come al solito proveremo a sviscerare la storyline e a capire quali pensieri e considerazioni si nascondono dietro le azioni sempre più animali e meno umane di Rick e del suo branco di survivors.
IT’S ALL OVER
La voce e la chitarra di Johnny Cash ad inizio puntata parlano chiaro: è finita. È finita per Carol, che stanca della sua nuova natura prova ad allontanarsi dal gruppo, come se non facesse parte del cerchio stretto di amichetti, sperando che nessuno la segua. È finita fra Rosita ed Abraham, ma non ce ne frega un cazzo. È finita per Tara, che ha perso Denise, tanto da scomparire nel nulla nelle ultime puntate. È finita la serenità anche per Glenn e Maggie che, sotto la doccia, mischiano le lacrime all’acqua calda. Continua invece l’idillio d’amore fra Rick e Michonne, ma a quanto pare la quiete post scopata nel nuovo mondo non è assolutamente contemplata: giusto il tempo di far recitare una battuta allo sceriffo che suona tanto alla Tony Montana, e tutti giù dal letto. In questa sorta di panoramica, abbiamo anche tempo di osservare Carl alle prese con la sua pistola, che alla fine pensa bene di portarsi dietro, in memoria dei recenti tempi. Una prolessi, nei dieci secondi che anticipano la sigla, ci racconta di Carol attraverso la sua voce e il consueto crocefisso: capiremo solo poco dopo ciò che le accade davvero, ma ovviamente non passerà mezza puntata prima di perderne ancora una volta le tracce. Il primo a dare segni di squilibrio è proprio Daryl, che bypassando Abraham, Rosita e Sasha, troppo impegnati nel loro triangolo di passione e gelosia, parte a tutto gas con la sua moto – e probabilmente nessuno avrà speso più di mezzo secondo per capire dove fosse diretto: Dwight, il simpatico sfregiato che abbiamo già incontrato qui, non può essere andato troppo lontano. Vediamo ancora una volta il sopravvissuto più figo del gruppo (su questo penso che siamo tutti d’accordo) tornare a quell’animata rabbia e aggressività che ci piace, furioso come ai tempi della morte del fratello Merle, divorato dai sensi di colpa per il decesso di Denise e per aver lasciato in vita il suo assassino. A seguire il biker nella sua fuga si fiondano Glenn, Michonne (fresca fresca di scopata con lo sceriffo) e Rosita, che ne capisce immediatamente le intenzioni. Poi tutti incontro ad un destino incerto, al di fuori delle mura di Alexandria.
ALLA RICERCA DI CAROL
Chi parte invece alla ricerca della nostra Carol non è il suo nuovo compagno (il trascurabilissimo Tobin), ma nientepopodimeno che Grimes senior e Morgan, il filosofo con la mazza. Ovviamente, dopo essere partiti alla ricerca della casalinga disperata (che intanto fra le lacrime è costretta a compiere l’ennesima carneficina), hanno anche modo di parlare, e di sviluppare il tema accennato dallo sketch iniziale di “Sulla stessa barca”, e la frase oramai divenuta un meme “ogni vita è preziosa”. Ma è davvero così? Davvero ogni vita è preziosa? Già, come quella del Wolf che, salvando Denise dopo averla presa in ostaggio al tempo della caduta di Alexandria, le ha permesso di salvare la vita a Carl. Il ragionamento di Morgan fila perfettamente, ma Rick non si fa troppi problemi a terminare con una pugnalata in fronte uno dei salvatori sulla scena del massacro messo in atto poco prima da Carol, né a sparare dietro a quel poveraccio assalito dagli zombie nella fattoria, quello che cerca il suo cavallo, probabilmente un abitante di Hilltop (anche qui c’è spazio per un piccolo regalino ai fanatici del fumetto: se avete notato l’armatura che indossa, l’avrete sicuramente riconosciuta!). Il risultato è che Carol è ancora dispersa, Morgan invita Rick a tornare ad Alexandria, dove hanno realmente bisogno di lui, e in un’inquadratura molto suggestiva, mentre lo sceriffo ci viene incontro, il simpatico wannabe monaco zen si allontana verso il suo futuro incerto, e tanti saluti. Un momento sicuramente molto interessante di dialogo e confronto, dove si affrontano duramente le differenze caratteriali, e si capisce quanto questa condizione possa cambiare radicalmente il modo di pensare e di vivere (o di non morire?) di noi deboli umani. Morgan alla ricerca di Carol, Carol alla ricerca di se stessa, Rick alla conquista del Nuovo Mondo, ognuno per la sua strada.
ANDRÀ TUTTO BENE
La sorte che spetta al gruppo uscito alla ricerca di Daryl non è poi tanto diversa: dopo essersi divisi, Michonne e Glenn cadono nella trappola di Dwight, che fischiettando se li incula candidamente, conducendoci ad un finale più o meno scontato con un colpo esploso a Daryl, l’inquadratura maliziosa che ammicca ad un possibile attacco mortale (volutamente molto poco credibile, spero), e uno schizzo di sangue sulla telecamere, a mio parere assolutamente fuori luogo – la regia non si è interrogata sul fatto che potrebbe essere tardi per utilizzare alcuni espedienti visivi presentandoli per la prima volta nella penultima puntata della sesta stagione? Nella prossima, finalmente Negan. E questa volta è una certezza.
Per il resto vi conviene dare retta a Dwight. State tranquilli, andrà tutto bene.
– Antonio Sansone –
The Walking Dead 6×15 – Recensione
Antonio Sansone
- Adesso si può dire che ci sono realmente tutte le carte in regola per un finale con le palle;
- Emerge sempre di più la natura barbara dei personaggi: sempre più bestie e meno umani;
- Il riavvicinamento alla storyline del fumetto fa emozionare ogni volta;
- Cliffhanger come se non ci fosse un domani;
- Michonne e Rick non si possono guardare, checché se ne dica;
- Il problema è che potrebbe davvero andare tutto bene (più o meno);