Appassionati italiani dello Studio Ghibli, riunitevi! Lucky Red ha portato al cinema un altro classico della casa giapponese: dopo aver deciso di donare nuova vita a “Nausicaa della Valle del Vento” e averci dato la possibilità di assistere a tante altre perle, tra le quali l’ultimo film di Hayao Miyazaki (“Si Alza il Vento“), l’azienda questa volta ci propone “La ricompensa del gatto“, pellicola del 2002 mai giunta nelle sale italiane, permettendoci di assisterne alla visione ieri 9 e oggi 10 febbraio.
Questo film viene considerato una spin-off de “I Sospiri del mio cuore“, ma solo perché ha un paio di personaggi in comune, visto che non si tratta di un seguito, ma di una storia a sé stante.
Nel corso dei suoi settantacinque minuti ci racconta l’avventura di Haru, una ragazzina delle superiori un po’ timida, insicura e pasticciona. In una giornata di sole, di ritorno da scuola, Haru salva un gatto nero che rischiava di essere investito da un camion. Quel micio è il figlio del Re dei gatti che, dopo aver ringraziato Haru, se ne va con un inchino. Il giorno dopo il Re stesso decide di andare a conoscere la ragazza, e da lì iniziano i guai per Haru: avendo salvato il principe, dovrà diventare sua moglie. La giovane finisce quindi per farsi trascinare dagli eventi, venendo rapita dai gatti, ritrovandosi nel loro regno e avendo come soli alleati Baron, una statua di un gatto in grado di prendere vita, e Muta, una grossa, grassa e scontrosa palla di pelo candida, entrambi presenti nel già citato “I sospiri del mio cuore“. Quando le cose si fanno difficili, o meglio, più difficili, dovrà essere Haru a farsi avanti, alzare la voce, e mostrarsi per quello che è, così da riuscire a salvarsi.
Il tema del film è proprio questo, la comprensione di se stessi. Si tratta di una storia di formazione, come la maggior parte di quelle indirizzate ad un pubblico giovane, e ci parla di come questa ragazza inizi il suo percorso da piccola e giunga alla fine della pellicola come un’adulta responsabile. In pratica ci fa vedere il passaggio attraverso l’adolescenza, il formarsi del carattere e della personalità di Haru, per concludere con lei che, finalmente, sarà in grado di cavarsela, prendere posizione ed essere padrona della propria vita. Tutto questo viene spiegato, ovviamente, con la grazia e la dolcezza tipiche dello Studio Ghibli.
“La ricompensa del gatto” è una produzione “secondaria” dello studio, che in quello stesso periodo si stava occupando de “La Città Incantata“, e ha toni decisamente più leggeri. Evita temi particolarmente profondi e si allontana dalla drammaticità classica di altri film Ghibli, ma queste mancanze vengono sfruttate bene, diventando il punto di forza del lungometraggio: tutta la storia è allegra e solare, comica e divertente in alcuni punti, senza mai scadere nel banale o nel demenziale, lasciando sempre il sorriso sul volto dello spettatore. Seguendo la fuga di Haru dal regno dei gatti sembra di trovarsi nei diversi livelli di un gioco di ruolo giapponese sullo stile dei primi Final Fantasy, sempre con colore e leggerezza, ma facendoci percepire, scena dopo scena, tutti i piccoli cambiamenti nel carattere della protagonista. E poi c’è Muta, un personaggio fantastico, divertente e arrogante, in grado di salvare la situazione sempre e comunque, il miglior aiutate che un protagonista possa desiderare. Gli altri personaggi non sono comunque da meno, e anche quello più insignificante ha una sua personalità in grado di renderlo unico tra tutti.
Per quel che riguarda il comparto grafico, non c’è nulla di cui lamentarsi. Anche se si tratta di un film vecchio, è sempre riconoscibilissimo. I fondali sono delle opere d’arte meravigliose in cui potersi perdere, e i vari interpreti si muovono con naturalezza. Forse giusto le scene di azione più concitate risentono un po’ degli effetti del tempo (se fossero state prodotte in questi anni probabilmente sarebbero più spettacolari), ma gli appassionati del genere ne resteranno ugualmente folgorati.
“La Ricompensa del gatto” è un film divertente, allegro e colorato, con luoghi e animazioni bellissime in grado di togliere il fiato, e una storia in cui tutti, in un modo o nell’altro, possono ritrovarsi. Si tratta di una fiaba, ricorda vagamente Oz, Lo Schiaccianoci o Alice, e arrivati alla fine lascia soddisfatti e con una leggera, leggerissima malinconia. Insomma, l’unico difetto è che è stato proiettato al cinema per soli due giorni!
– Caterina Gastaldi –
La ricompensa del gatto – Recensione
Caterina Gastaldi
- Storia divertente e simpatica;
- Disegni, colori, musiche e animazioni di altissima qualità, come sempre quando si tratta dello Studio Ghibli;
- Un'ottima conoscenza del pubblico a cui si rivolge, ma con la capacità di rimanere vicino ad ogni tipo di spettatore;
- Sarebbe stato carino poter esplorare di più alcuni personaggi rimasti marginali, come il principe gatto;