DISCLAIMER: Questo articolo si rivolge sia ai cultori della saga, sia ai neofiti. A costoro bisogna però segnalare la presenza di INEVITABILI SPOILER, relativi alla trama principale, ad alcune quest secondarie e a talune romances, che sono indispensabili per contestualizzare quanto si andrà a dire. Illyoner avvisato, mezzo salvato!
Come in tutte le altre opere Bioware, anche ‘Dragon Age’ si caratterizza per una sospensione dell’incredulità abilmente provocata grazie ad un lore vastissimo, affascinante e coerente. Pellegrino in una cattedrale costruita da altri mi accingo, se concordate, a ripassare un po’ le razze che popolano in Thedas, in modo da non arrivare impreparati all’appuntamento con la release di ‘Dragon Age: Inquisition’, fissata per un vicinissimo 21 novembre!
I Qunari
Draghi, Elfi, Nani…li incontriamo in ogni produzione fantasy degna di questo nome – con l’eccezione di Game of Thrones, dove c’è un nano, ma…mancano i Nani. Nessuno, però, è riuscito a produrre una razza di guerrieri talmente imponente e spaventosa, da colpire l’immaginario collettivo fino a far desiderare spasmodicamente ai fan, di poterne impersonare uno. Complice anche il restyling subito dai Qunari in ‘Dragon Age II’, che ha portato ad un prominente palco di corna luciferine, la Bioware ha ascoltato le richieste dei fan e ha acconsentito a rendere i Qunari una razza giocabile nel prossimo ‘Inquisition’. Oggi ci viene spiegato che la maggioranza dei Qunari presenta queste formazioni sul capo, mentre solo alcuni – come Sten, membro del party in ‘Origins’ – ne sono sprovvisti. Originari di terre sconosciute, questi possenti guerrieri hanno lasciato il segno nella Storia del Thedas, costringendo l’Impero Tevinter a subire numerose e cruente invasioni, con conversioni coatte e di massa al Qun, la loro religione fondamentalista, che permea anche l’ordinamento civile di questa popolazione. I Qunari sono governati da un Triumvirato (detto “Salasari” in lingua Qunalat), una struttura di potere che riprende la divisione – tipica del nostro Medioevo europeo – fra oratores, bellatores e laboratores: l’Arishok, capo dei soldati, rappresenta il corpo; l’Arigena, con suo ruolo di guida degli artigiani, rappresenta la mente; l’Ariqun, unica figura necessariamente femminile del Triumvirato – al limite della contraddizione in termini -, rappresenta infine l’anima, con il suo ruolo di guida spiritale dei Qunari.
Una particolarità dei Qunari è l’avversione quasi maniacale per la magia. Nascere mago, tra i Qunari, è tutto meno che un privilegio: semmai una condanna. I Qunari che manifestano poteri magici sono chiamati saarebas (che rimanda al concetto di “cose pericolose, fuori controllo”) e vengono ridotti in una condizione assai simile alla schiavitù, soggiogati da un collare in grado di limitare i loro poteri magici e tenuti al guinzaglio da un arvaarad. Chiunque abbia letto la saga de ‘La Ruota del Tempo’, a firma del defunto Robert Jordan e di Brandon Sanderson, non faticherà a riconoscere l’elegante citazione della condizione dei maghi nelle terre controllate dai Seanchan. Anche in quel contesto, infatti, la magia viene vista come fonte di pericolo e le Aes Sedai sono considerate marath’damane, ovverosia “bisognose di essere asservite”. Obiettivo che i Seanchan conseguono mettendo al loro collo degli a’dam, collari che impediscono l’utilizzo autonomo di Saidar e che, tramite un vero e proprio guinzaglio, consente alla sul’dam di servirsene come di devastanti macchine da guerra.
Gli Elfi
Dimenticate gli Elfi autorevoli e un po’ snob de ‘Il Signore degli Anelli’. Il loro isolazionismo politico, la loro fuga dalle faccende terrene verso il Reame Beato sono consapevoli, volontari. Segnano un’epoca, rappresentano l’abbandono di un mondo che non li rispecchia più. Nel Thedas, gli Elfi vivono una condizione di emarginazione violenta e – diciamolo – razzista. Un tempo gli Elfi dominavano il Thedas: circa quattromila anni prima dei fatti narrati nella saga videoludica, tuttavia, il continente venne invaso dagli Umani e gli Elfi – in maniera non dissimile dai nativi americani – non poterono far altro che subire la violenza e, soprattutto, le malattie che i nuovi arrivati avevano portato con sé da Par Vollen. Decimati dal contagio, dopo aver battuto in ritirata per un paio di migliaia di anni, gli Elfi trovarono rifugio nella loro antica capitale Arlathan, schiacciati dalla forza del neonato Impero Tevinter. Magia nera e demoni erano davvero troppo per le limitate difese elfiche: Arlathan venne inghiottita dalla terra. Schiavizzati per mille anni dai Magister del Tevinter, gli elfi persero la stessa memoria della loro cultura e smarrirono il dono della loro leggendaria immortalità. Dopo aver conosciuto un breve periodo di libertà nelle Valli, si videro esposti a nuovi massacri, che segnarono definitivamente la loro condizioni. Oggigiorno, nel Thedas, gli Elfi, ormai sull’orlo dell’estinzione, sono ridotti a vivere nelle enclave elfiche disseminate nelle città degli Umani, veri e propri ghetti dove, oltre agli appartenenti a questa razza un tempo nobile, viene rinchiusa anche tutta la loro miseria. I più irriducibili, discendenti della nobiltà che aveva calamitato gli Elfi nelle Valli, vivono ancora lì, come nell’antichità, a contatto con la natura ed in comunione con i Numi, seguendo le antiche usanze nei loro clan Dalish.
Chi ha letto i libri di Andrzej Sapkowski, l’autore polacco al quale dobbiamo la saga letteraria di ‘The Witcher’, faticherà forse meno ad accettare questo stravolgimento del topos letterario legato agli Elfi. Sicuramente, da parte della Bioware, si tratta di una scelta coraggiosa e dell’ennesimo caso in cui il lore del gioco viene modellato su fatti storici più o meno riconoscibili.
E voi, Isolani? Quale razza preferite? Apprezzate la costruzione del lore operata dalla Bioware o preferite razze più… “classiche”? Quale sceglierete per il prossimo ‘Dragon Age Inquisition’? Scrivetelo nei commenti!
P.S.: gli amanti di Umani e Nani non si sentano esclusi, ne parleremo nella seconda parte dell’articolo, con una piccola, demoniaca sorpresa!
– Stefano Marras –