Ricordate Shadowhunters – Città di Ossa, il film tratto dall’omonima saga letteraria di Cassandra Clare? Probabilmente no, ma non siete gli unici: nonostante tutte le intenzioni di trasformarlo in un franchise di successo, la pellicola non ottenne buoni risultati al botteghino (tanto da non riuscire neppure a recuperare i costi di produzione), finendo presto nel dimenticatoio. La Constantin Film, comunque, decise che la saga aveva del potenziale, ed eccola dunque arrivare ora sotto forma di serie tv. Le prime tre puntate sono già state trasmesse (anche in Italia, grazie a Netflix), quindi è tempo per noi di dare un’occhiata a questo reboot del progetto per capire in che direzione sembra voler andare.
La storia è ambientata in una New York contemporanea: Clary Fray (Katherine McNamara) è una ragazza che sta per compiere diciotto anni, brava a disegnare al punto da essere riuscita a entrare alla scuola che ha sempre sognato. È cresciuta con sua madre, non ha idea di chi sia suo padre e passa il tempo tra arte e amici, primo tra tutti Simon Lewis (Alberto Rosende), stereotipo del nerd innamorato e friendzonato dalla protagonista. Clary scopre, il giorno del suo diciottesimo compleanno, l’esistenza di un Mondo Nascosto ai mondani (cioè le persone comuni), abitato da maghi, vampiri, demoni e Shadowhunters. Lei stessa è una Shadowhunter, una creatura ibrido tra umano e angelo che solitamente vota la sua esistenza alla protezione della gente comune. La madre di Clary viene rapita, e la ragazza si trova così nel mezzo di una guerra tra la società che gestisce gli Shadowhunters e un suo traditore, Valentine Morgenstern.
Il Mondo Nascosto pensa che lei sappia dove trovare la Coppa Mortale, antico e potentissimo artefatto in grado di cambiare le sorti del mondo, rubata e nascosta dalla madre di Clary anni prima. Per fortuna la giovane non è sola: con lei ci sono altri tre Shadowhunters che le insegnano a usare i suoi poteri. Uno è Jace (Dominic Sherwood), di cui si potrebbe dire molto, ma se conoscete il manga di Naruto, sappiate che è “il Sasuke della situazione, ma più insignificante”. Ovviamente nascerà del tenero tra lui e Clary. Jace è cresciuto, dall’età di dieci anni, con Alec (Matthew Daddario) e Isabel Lightwood (Emeraude Toubia). I due fratelli Shadowhunters sono uno l’opposto dell’altra: Alec è serio e ligio alle regole, Isabel invece fa quello che vuole e quando vuole – e si veste come se fosse uscita da una carta del gioco da tavolo Squillo, perché il fanservice piace sempre.
Così ci troviamo davanti a qualcosa che è un misto tra Buffy e Twilight, solo peggio. In tre puntate non è successo praticamente niente – la parte più divertente è stata quando Clary ha definitivamente friendzonato Simon, figuratevi. In compenso si è perso tempo a spiegare e rispiegare talmente tante volte gli stessi concetti che viene da chiedersi se nel momento di scrivere la sceneggiatura non siano state copiate e incollate le stesse battute in diverse pagine del copione. Se fossero stati gli spiegoni la parte peggiore, me ne sarei anche fatta una ragione – certo, l’introduzione al Mondo Nascosto è stata poco fluida, ma si può accettare per amore di precisione: purtroppo i problemi non si sono fermati qua. I personaggi sono piatti, patetici, stereotipati e privi di identità: bastano i primi venti minuti per capire chi si innamorerà di chi e chi farà cosa. E visto che una serie, per poter essere piacevole, ha bisogno di protagonisti in grado di rendere interessante ogni situazione, dal combattere demoni al farsi un caffè al mattino, è palese che qui ci sia un problema grave. A peggiorare il tutto c’è, oltre alle discutibili capacità attoriali dei personaggi, il fatto che l’età dei ragazzi sia stata aumentata di un paio di anni rispetto ai libri: Clary avrebbe dovuto avere sedici anni, infatti, non diciotto, e in quel caso avremmo parlato di una ragazzina in pieno periodo adolescenziale, potendo così perdonare molta della sua ingenuità e dell’incapacità di relazionarsi con il mondo attorno a sé. E pensate pure che è comunque la più giovane del gruppo, e una delle più sveglie: Simon non si fa troppi problemi ad accettare l’esistenza di demoni che lui, in quanto umano, non riesce a vedere, e gli Shadowhunters che si uniscono a Clary acconsentono a portarsi dietro uno sfigato che non riesce a mettere un piede dietro l’altro solo perché… beh, non si capisce il perché.
Insomma, questa Shadowhunters è una serie teen che sarebbe stata definita brutta già negli anni ’90, condita da fanservice a caso e qualche pacchiana scena di sesso – perché oh, fa tanto Game of Thrones. L’unica cosa che si salva sono gli effetti speciali: trattandosi di una serie tv, per quanto non perfetti, si lasciano guardare senza suscitare ilarità.
Di questi tempi scrivere una serie è sempre più difficile: il pubblico ormai è abituato a tutto, ma Shadowhunters, almeno per ora, ha davvero troppi punti deboli e non riesco a giustificarla. Queste prime tre puntate mi hanno dato la sensazione di uno show prodotto per un pubblico il più ampio possibile, con una trama, dei personaggi e una serie di eventi talmente poco articolati da poter essere facilmente compresi da tutti. A nulla servono combattimenti, amori e discorsi sull’onore e il dovere: per ora si tratta di una produzione decisamente sotto la media.
Voi siete d’accordo, o la serie vi sta piacendo?
– Caterina Gastaldi –
- La città di New York viene resa bene, così come i luoghi misteriosi e oscuri in cui prendono vita gli eventi;
- Effetti speciali e scene di azione sono accettabili, considerati i budget solitamente a disposizione per queste produzioni;
- Personaggi bidimensionali e noiosi;
- Una storia che, per il momento, non è in grado di dare nulla di più rispetto al film;
- Troppe spiegazioni inutili;