Signore e signori, adesso potete ufficialmente iniziare ad avere paura dei morti viventi, perché siamo allo showdown! La premiere dello spin-off (o prequel, se preferite) di “The Walking Dead” ha registrato un record di ascolti negli Stati Uniti, infrangendo la soglia assurda di 10.1 milioni di telespettatori zombizzati dal teleschermo. Questo enorme successo ha permesso alla serie di diventare la premiere più seguita di sempre su una tv via cavo. Leggendo e seguendo appassionatamente la vicenda, mi sono imbattuto più volte nella risposta della critica che ha accolto positivamente lo show; ad esempio, su Rotten Tomatoes la media delle recensioni critiche della premiere è di 6,5. Potrei dire che l’avevo detto? Certo che sì (se non avete letto ancora la mia recensione di “Fear the Walking Dead“, cliccate qui!), e considerando le dichiarazioni di Kirkman (l’autore originale) e la natura del progetto molto più simile all’intento del fumetto dal quale la stessa serie madre è tratta, c’era anche da aspettarselo. Perché allora quest’accoglienza apparentemente mediocre? 6,5 non è di certo un voto che rispecchia l’entusiasmo ben maggiore dimostrato da spettatori statunitensi, curiosi o fan che siano. Provando a rispondere a questa domanda sono giunto ad una mia conclusione, lasciate che provi a spiegarvela.
Ci troviamo di fronte a un fenomeno mediatico davvero potente, che gode di due fortissime spinte contrastanti: da una parte una critica stanca di vedere zombie in tv, che attacca spesso non il prodotto in sé ma l’intera categoria, quasi a prescindere, e dall’altra un pubblico avido di novità e carne fresca (è proprio il caso di dirlo), che mangerebbe anche la merda pur di veder comparire in tv un qualsiasi cosa con su scritto “The Walking Dead” anche a pennarello. Questo è il motivo per il quale anche io ho dato una valutazione simile al pilot di FTWD – e anche voi potete dire la vostra con voto e commenti sotto l’articolo linkato più in alto.
DI ZOMBIE, RAZZISTI E CONDANNE
Vogliamo davvero parlarne? Certo che sì. Mi sono chiesto se fra quei dieci milioni di telespettatori ce ne sia stato qualcuno particolarmente attento o sensibile ad alcune tematiche, ottime per sollevare discussioni da Miss Mondo e presunte accuse di razzismo… dopotutto c’è tanta gente che ama dire la sua su quasi ogni cosa (me compreso, ovviamente!), e c’è chi è disposto a sollevare questioni del genere anche solo per il semplice gusto di dare aria alla bocca. La famosa regola dei film horror “Il primo a morire è sempre un nero” è il cliché più amato da chi adora sollevare questo tipo di polemiche, a mio avviso più sterili di uno zombie. Questo solo perché la prima “vittima” attestata di uno zombie nella serie è una persona di colore? O forse perché il ragazzo che spaccia nel primo episodio potrebbe essere il figlio di 50 Cent? Ma stiamo scherzando? No. E oltre questo c’è da valutare anche l’enorme speculazione che notizie del genere sfruttano per viaggiare sulla cresta dell’onda d’informazione. Vogliamo proprio dirlo che il primo zombie (quindi anche il primo morto!) è una ragazza bianca come la carta, oltre che una gran topa? No. Tutto purché se ne faccia un caso di stato. Il fatto che ai creatori della serie queste discussioni siano andate bene perché è stato soltanto un altro modo per farsi pubblicità e amplificare la notizia, è tutto un altro paio di maniche. A mio avviso, per tematiche trattate e per il fatto che il gruppo di sopravvissuti alla terza puntata tutto è meno che una rappresentanza ariana, non accuserei di razzismo una serie sugli zombie. Ok, nell’episodio 3 abbiamo anche una zombie orientale, non oso immaginare cosa ne uscirà fuori da questa storia.
MA IN ITALIA?
Il tasto dolente. Per l’uscita della serie in Italia non abbiamo alcuna novità ad oggi. Aspettiamo? Ovviamente sì, ma le tempistiche dell’uscita che originariamente doveva corrispondere a 24 ore dopo la messa in onda statunitense si sono perse nell’etere. Le polemiche invece sono arrivate, giusto per rincuorarvi. Sarà trasmesso su Horror Channel? Ci fanno la sorpresona e riescono a riaprire il canale? Sicuramente dopo il successo ottenuto oltreoceano sono del parere che molti faranno a cazzotti per accaparrarsi i diritti di questa serie prodigio. E mentre in Italia aspettiamo l’uscita, dall’altra parte hanno annunciato già il rinnovo per una seconda stagione di tredici episodi, in arrivo nel 2016.
Quello che posso dire a chi di voi non ha ancora avuto modo di guardare la serie, è che ne vale assolutamente la pena. Alla terza puntata ci si ritrova in una situazione perfettamente asimmetrica rispetto alla prima stagione madre. I nostri sopravvissuti non sono stati abbandonati dalle autorità, anzi. Stiamo parlando di militari? Sì. Tutto questo mi ha fatto pensare all’ultima espansione del videogioco “State of Decay” (a mio parere un VERO survival horror), che ci mette di fronte ad una situazione che si prospetta simile (per gli appassionati, questo è il momento adatto per dedicarvi ad un gioco del genere con particolare dedizione ed accanimento come il sottoscritto!).
Con “Fear the Walking Dead” siamo a metà della prima stagione, e i presupposti per andare avanti con il vento in poppa ci sono tutti. L’impressione del buon livello di recitazione avuta durante il primo episodio s’è riconfermata. Gli standard sono alti e gli occhi di molta gente sono puntati su questo show, pronti ad esaltarlo o a lapidarlo per un motivo piuttosto che un altro.
Cosa ne pensate? I veri “Morti Viventi” riusciranno a superare anche questi momenti bui e questi attacchi piuttosto populisti? Staremo a vedere. Intanto teniamo bene in mente che davanti alla non-morte siamo tutti uguali!
– Antonio Sansone –