“Brooks” è un cognome che in due generazioni ha fatto molta strada. Inizialmente indicava un eroe di guerra divenuto genio di Hollywood e di Broadway, mentre oggi la gloria viene attribuita al suo discendente e al suo indiscutibile talento nello sfornare romanzi in salsa zombie. Max Brooks, in effetti, ha sorpreso tutti svicolandosi dall’immagine classica del “figlio d’artista”, allontanandosi dalle orme paterne e ottenendo un posto d’onore nel cuore di tutti i fan dell’horror, ma la sua fama era comunque condannata dal media su cui faceva riferimento, visto che il leggere risulta un’attività poco popolare. Ma nel 2013 avvenne la svolta: Brad Pitt mise le mani sul suo libro più venduto e lo trasportò in cellulosa, riservandosi la parte dell’eroe protagonista.
Rimanendo gentili, il film di “World War Z” si può tranquillamente catalogare tra le uscite mediocri e prive di anima. Tralasciando i paragoni con il libro originale, la pellicola fa leva su tutti gli archetipi ormai esausti del disaster movie americano, e propone una trama risibile che qualsiasi essere umano sarebbe riuscito a risolvere in un terzo del tempo. Si trattava evidentemente di un prodotto da battaglia per fare incassi e, in quel frangente, non si può che ritenere assolutamente di successo, considerando l’afflusso al botteghino e il fatto che stiano già lavorando a un sequel. Più persone sentono parlare di WWZ, più persone vanno a recuperarsi il testo che, da allora, viene ristampato regolarmente, ma la celebrità ha condotto anche a esperimenti trasversi.

Non dovendo chinare alla testa ai produttori hollywoodiani, il fumetto si può permettere di mostrare violenza esplicita… e lo fa spesso.
Non tutti conoscono “Zombi Story e altri racconti“: si tratta di un esile fascicolo che custodisce quattro episodi di poche pagine giudicati inadatti a fare parte dell’opera magna di Max. Vista la natura “rinnegata” del progetto, ovviamente, non bisogna aspettarsi nulla di sconvolgente, ma il primo racconto, “La parata degli estinti”, si è accattivato una certa attenzione mescolando le vicende di zombi a quelle di vampiri, evento che, nel campo specifico, equivale a gettare benzina sul fuoco ardente delle passioni nerd. Non ci è voluto troppo perché qualcuno decidesse di trasformalo in un fumetto intitolato semplicemente “Extinction Parade”.
Nella Malesia ammorbata dai primi assalti zombi, i vampiri vedono con curiosità e un po’ di invidia questi nuovi “compagni” non morti che, senza ricorrere a farse, banchettano di umani come se non vi fosse un domani. Presi dalla frenesia del caos, i vampiri si aprono, si svagano e si divertono fino a quando non realizzano che il loro rapporto simbiotico con la nostra specie è a rischio, e che devono intervenire per salvarsi dall’estinzione.
Questo, di fatto, è il contenuto dei primi cinque capitoli raccolti nel volumetto brossurato reperibile in fumetteria, ma vi assicuro che, nonostante la leggerezza dei contenuti, ho faticato non poco a raggiungere l’ultima pagina. È difficile capire chi si sia occupato dell’adattamento del fumetto: l’Avatar Press americana dà ad intendere che sia stato Max Brooks, ma non sono riuscito a trovare dichiarazioni ufficiali che chiarissero definitivamente la questione. La sensazione è che il fumettista spagnolo Raulo Caceres abbia letto il racconto e, subito dopo l’uscita del film “World War Z”, abbia ben deciso di illustrarlo, senza rendersi conto che le meccaniche di un supporto visivo non sono le stesse usate per il solo testo. La mia malizia viene accentuata dal fatto che da nessuna parte gli statunitensi sottolineino che non si tratti di un lavoro originale: solo il nostrano Aurelio Pasini ha avuto l’onestà intellettuale di esplicitare il fatto in un breve stralcio introduttivo per la nostra edizione Panini.
A prescindere da come sia andata la cosa, cinque “spillati” sono decisamente troppi per una vicenda tanto smilza e riportata malamente. Il parallelismo dell’arroganza umana precedente all’apocalisse e di quella vampirica susseguente è invero interessante, ma si è costretti alla terribile prospettiva di due protagoniste viziate e petulanti per cui è assolutamente impossibile provare empatia. Per tre capitoli si approfondisce l’ammorbante visione cinica e superba delle due, ma anche il momento dell’epifania che rivoluziona le carte in tavola è giostrato talmente male che quasi ho maledetto la discesa in campo della stirpe di Nosferatu, pregando solo che la fine giungesse il prima possibile.

Non so se sono più sofferente per la resa grafica o incuriosito dal dove i vampiri abbiano recuperato la tenuta sadomaso per la loro vittima.
“Extinction Parade” non è solo noioso da seguire, ma è anche molto faticoso da guardare. La prima volta che ne ho sfogliato le pagine ho provato lancinanti fitte allo stomaco e mi sono applicato al massimo per cercare di identificare perché ne trovassi “sbagliata” la resa grafica. Il disegno, già non particolarmente eclatante, tende a essere confuso e non sempre riesce a rendere bene la fisicità dei personaggi; tuttavia sospetto che il crimine maggiore sia da imputare alla colorazione, delegata a uno studio indiano, per la quale sono state utilizzate combinazioni di tinte che certo non ne agevolano la fruibilità.
Insomma, non si salva proprio niente? No, praticamente no. “Extinction Parade“ è un’ingegnosa trovata commerciale di un fumettista relegato quasi esclusivamente al pornosoft o alla violenza ignorante e, anche in quei settori, questo prodotto riserva per lo più delusioni. Se volete comics con donne mezze nude recuperatevi piuttosto delle vecchie copie di “Blue”, mentre se vi intrigano sparpagliamenti di frattaglie ci sono “Lobo” e “Uber”. Se invece avete l’irrefrenabile necessità di buttare soldi, tanto vale vi compriate un romanzo di Melissa P. che, poretta, si è bruciata tutti i soldi di quando era famosa, e una mano non la disdegna. Non credevo si potesse ricavare un fallimento completo mescolando zombi e vampiri, ma Caceres mi ha fatto ricredere.
-Walter Ferri-
Extinction Parade: la recensione del fumetto
Isola Illyon
- Il racconto originale è meritevole;
- Disegni tremendi;
- Colorazione terribile;
- Noia;
- Ritmi narrativi allo sbando;
- Ancora noia;