Amici cari, oggi parleremo de “Il luogo delle ombre – Odd Thomas”, un film uscito in America nel 2013 e che, a causa di svariati problemi, è riuscito a sbarcare nelle nostre sale soltanto due giorni fa, il 23 luglio 2015. Il regista, Stephen Sommers (La Mummia, Van Helsing) è piuttosto noto: anche chi non è appassionato di cinema deve aver beccato qualche suo film qualche volta, soprattutto perché trasmessi regolarmente in televisione. Ispirandosi al romanzo omonimo di Dean R. Koontz, Sommers ne ha voluto realizzare un adattamento cinematografico facendo conoscere al pubblico del grande schermo il personaggio di Odd Thomas, protagonista del romanzo e naturalmente del film.
La sua presentazione avviene immediatamente: anzi, è lo stesso Odd Thomas che, proprio come se stessimo leggendo un libro, parla di sé raccontando con un pizzico di ironia chi è e qual è la sua storia. In questa autopresentazione viene descritta la città in cui vive, Pico Mundo, una cittadina della California settentrionale, le persone vicine a lui, e il suo particolare “potere”, una sorta di empatia, se così possiamo definirla, con i morti che gli permette di percepirne la presenza, in maniera che essi si rivolgano a lui e lo aiutino a risolvere i loro omicidi per ottenere giustizia. Una vita di certo non all’ordine del giorno per il giovane Odd che, da semplice impiegato in una tavola calda, il più delle volte si ritroverà ad inseguire assassini aiutato dai defunti. È proprio mentre si trova a lavorare che cominciano i guai: un giorno un signore entra nel locale totalmente circondato da Bodach, una sorta di spettri maligni che sono presagio di morte e che uccidono chi può vederli (ma fortunatamente pare che solo il protagonista possa vederli, e dovrà sempre far finta del contrario per non perdere la vita), e da quel momento in poi per Odd la situazione diventa complessa: non si tratta più di seguire un semplice assassino grazie all’aiuto di uno spirito, ma di capire perché i Bodach inseguono quell’uomo, chiamato Fungus Man (per il colore della sua pelle) e a che presagio di morte si riferiscono, il tutto in sole 24 ore.
Tra sogni e visioni, Odd comincerà a seguire quest’uomo prevedendo un’imminente catastrofe, nella quale tante persone potrebbero perdere la vita: così, accompagnato dalla sua bella e intelligente compagna Stormy, cercherà di fare il possibile per capire quanto Fungus Man sia coinvolto e dove e come avverrà la disgrazia. Il nostro Odd, interpretato da Anton Yelchin (già visto nel reboot di Star Trek nei panni del signor Checov) è un bel personaggio: il tipico ragazzo strambo con il senso dello humor nelle vene, la classica persona che, non si sa né come e né perché, ti attrae per i suoi modi di fare e la sua adorabilità. È proprio questo il motivo per cui la sua ragazza, interpretata da Addison Timlin, è pazzamente innamorata di lui e accetta la particolare capacità del fidanzato, cercando di sostenerlo e consigliarlo. I due attori fanno bene il loro lavoro rendendo onore ai due protagonisti al meglio delle loro possibilità; Yelchin riesce a creare, complice anche la sua voce con una cadenza russa molto particolare, un personaggio che passa da momenti di simpatia e impacciataggine ad altri d’azione in cui riesce a fare la figura del figo, ricordando un po’ il personaggio di Peter Parker/Spiderman, dove azione e simpatia formano una combo micidiale. Lei, Addison Timlin, riesce a creare in Stormy un personaggio diverso dal solito, non la ragazza bella che fa solo presenza, ma una persona intelligente e ottimista, che diventa un vero e proprio punto di riferimento per il protagonista.
La trama è abbastanza lineare, non è una storia articolata, ma dopo aver presentato i protagonisti e i loro aiutanti, tra cui lo sceriffo Porter che è a conoscenza dei poteri di Odd (interpretato da Willem Defoe), prosegue senza particolari intoppi in un susseguirsi di cambi di scena che vanno dalla semplice tavola calda dove lavorava Odd, alla la gelateria di Stormy, e toccando prevalentemente luoghi chiusi quali la casa di Fungus Man o il centro commerciale del paese, che diverrà il fulcro di tutto. Non aspettatevi inseguimenti alla James Bond, o nemici particolarmente memorabili; quest’ultimi, purtroppo, vengono presentati nel corso del film senza particolari approfondimenti e senza alcun flashback importante che spieghi la loro storia o la loro personalità.
Più che un adattamento cinematografico di un romanzo, dove sicuramente sono meglio approfonditi i vari aspetti e le personalità dei protagonisti, ma soprattutto dei nemici, sembra un susseguirsi di azioni importanti estrapolate dal libro e messe insieme con una sufficiente connessione per creare un prodotto di cento minuti di intrattenimento, che non lascia troppo spazio alle domande. Non c’è cosa più bella che vedere un film e trovarsi di fronte il nemico perfetto che mette in difficoltà il protagonista aumentando il livello di suspense che caratterizza il genere thriller, e non c’è cosa più deludente, invece, che vedere solo dei piccoli momenti di tensione che si alternano a un continuo e rapido raccontare degli aventi, che si susseguono senza lasciare che lo spettatore capisca il perché certi personaggi agiscano in un determinato modo. Se pensate quindi di stare per vedere un thriller/horror/fantastico che diventerà un must have nella nostra videoteca, vi devo dare una delusione: non ci troviamo di fronte ad un connubio perfetto come il Kubrik/King in Shining, dove c’è il vero aspetto thriller e il vero horror, e dove ogni scena è fotografia dei pensieri del protagonista e dei personaggi, ma quella a cui assisterete è una storia di intrattenimento senza enormi pretese che lascia aperti anche possibili seguiti e che prova, nel finale, a regalarci anche un colpo di scena che, seppur forzato, fa comunque il suo effetto.
– Alessia Bellettini –
Il luogo delle ombre – Recensione
Isola Illyon
- Se lo si considera come puro film d'intrattenimento, la trama fila liscia e non annoia;
- L’attore Anton Yelchin riesce ad essere convincente;
- Umorismo e horror si sposano bene;
- Nonostante il finale sia in parte prevedibile, riesce comunque a far provare qualche piccola emozione allo spettatore;
- La fotografia, nonostante il basso budget, non è completamente da buttare;
- Si sente molto la superficialità con la quale la storia è trattata;
- Aspetto psicologico totalmente assente;
- La azioni dei protagonisti risultano agli occhi dello spettatore immotivate;
- La voce narrante alla lunga stanca;
- Manca quasi completamente una vera e propria colonna sonora;
- Gli effetti visivi nello specifico sono superficiali;