“Daje con l’ennesima serie sugli zombie, che noia… vabbe’, guardiamola”. È con questo spirito abbattuto e seccato che mi sono avvicinata ad iZombie. Anni fa sarei stata entusiasta di una serie con i non-morti, ma è stato prima di The Walking Dead e di tutto il risorgere dalle tombe che ne è seguito. Ora, davvero, di altri zombie davvero non sento il bisogno, soprattutto dopo “Gli zombie non piangono” (…).
“Ma dai, che cosa figa… e quante citazioni!”. È bastato arrivare a metà della prima stagione per farmi apprezzare davvero questa serie tv. Sì, sto parlando sempre di iZombie: per una volta le mie aspettative sono state completamente ribaltate e deluse, per fortuna!
Resta come punto fermo il fatto che iZombie non sia niente di nuovo, né sul fronte zombie, né su quello di show procedurale/investigativo – ce ne sono a bizzeffe, con protagonisti che variano dall’avvocato al classico poliziotto, dall’adolescente sveglia alla medium. Tuttavia, alcune sue caratteristiche lo rendono divertente, accattivante e apprezzabile.
Innanzitutto, punta su citazionismo, umorismo e sulle battute nere, che si sposano alla perfezione con il fatto che la protagonista sia una non-morta. Non è da sottovalutare il fatto che la serie non si prenda mai sul serio, pur senza scivolare nell’assolutamente ridicolo (come Sleepy Hollow).
Inoltre, la particolarità propria degli zombie di questa ambientazione – cioè la capacità di assorbire ricordi e abitudini delle persone di cui mangiano il cervello – permette a Olivia “Liv” Moore di mostrarci sempre una personalità leggermente differente, e risvolti sempre nuovi del suo vero carattere, pronto ad emergere per farle fare la scelta più in linea con quello che è nel suo intimo.
I personaggi presentati sono tutti delle specie di stereotipi (il nerd-capo comprensivo, il poliziotto scettico, l’ex fidanzato protettivo, il nuovo fidanzato stafigo, il cattivo pazzo), ma gli sceneggiatori giocano proprio sugli archetipi, usandoli per fornire ad ognuno di loro la battuta giusta al momento sbagliato – quasi fossero consapevoli dello stare incarnando un certo cliché. Il risultato è perfetto. Per quanto riguarda gli attori, non si trovano punte di recitazione davvero esaltanti: i maggiori complimenti vanno di per certo a Rose McIver (Liv Moore) in grado di passare senza difficoltà da una “personalità” all’altra, e a David Anders (Blaine DeBeers), il cattivo della prima stagione, che riesce a mettere una cura tale nella gestualità ed espressività da dare un impatto visivo veramente fortissimo (merito anche del look punk). Contro ogni aspettativa iniziale, mi sento di promuovere appieno anche Rahul Kohli (Ravi Chakrabarti), il nerd-capo di Liv: nonostante il personaggio non sia fra quelli più particolari, rientra di per certo fra i più interessanti, complici sia l’espressione paciosa dell’attore, che la storyline non del tutto scontata che gli sceneggiatori gli hanno attribuito, e che potrebbe portarlo a diventare uno degli antagonisti della seconda stagione – non che ci speri molto, comunque, con la mia sfera di cristallo ho già previsto cosa ci sarà negli episodi in arrivo per l’anno prossimo.
Per quanto concerne la trama, a fianco della solidità indiscussa di una storia basata sul “caso della settimana”, c’è un’orizzontalità di racconto che non delude – e se un po’ si ama impicciarsi degli affari dei personaggi, diventa più appassionante della risoluzione delle varie indagini. Queste vengono in effetti usate per far interagire fra loro i diversi protagonisti, e per presentare le varie sfumature dei loro rapporti interpersonali.
Non mi dilungo sulle varie trame verticali, ma spendo due parole per quella orizzontale. Si parte dal momento in cui Olivia diventa uno zombie – parte liquidata giustamente in una decina di minuti a dir tanto – e subito viene presentata la sua vita da non morto. Da brillante tirocinante di medicina, è finita a lavorare in un obitorio, per poter mangiare il “cervello mensile” che le permette di non tramutarsi in uno zombie uscito da un film di Romero. Ravi, il suo capo, la tiene d’occhio da tempo e la becca a mangiare noodles accompagnati con il lobo frontale di uno dei corpi, e conditi con tanta salsa piccante – non sente i sapori, poverina. Il detective Babineaux (Malcom Goodwin) arriva in quel momento per chiedere delucidazioni su un caso e Olivia ha una visione: da quel momento collaborerà con l’investigatore, aiutandolo caso dopo caso, fingendosi una veggente. In parallelo, Ravi decide di trovare la cura per lo zombiesmo (causato dal cattivo taglio di una droga e da un’alterazione genetica trasmissibile – lasciamo perdere il biologicamente infattibile); arriva un altro zombie (Blaine) che, trasformandone altri, instaura un monopolio sul mercato di cervelli (!); l’ex fidanzato di Liv si trova alle prese con la sparizione di alcuni ragazzi dall’istituto in cui lavora e intreccerà la strada una volta di troppo con Blaine e i suoi sgherri; e come se non bastasse, Liv e Babineaux scopriranno che una agenzia di integratori energetici sta lavorando ad una miscela che probabilmente causa… zombiesmo!
Nella prima stagione, di soli 13 episodi, viene data una svolta secca alla questione affettiva fra Liv e il suo ex, viene risolto il problema di Blaise, e viene introdotto l’antagonista della seconda stagione. Insomma, iZombie non la mena con le storie, ma taglia corto e presenta qualcosa d’altro. Se riescono a reggere in questo modo per tre o quattro stagioni, e poi chiudono in bellezza il prodotto, sarà una serie da annali: per ora ci accontentiamo di affermare sicuri che è stata una delle serie-rivelazione del 2015.
Accanto a questo, c’è da dire che lo show è stato una grande delusione per gli affezionati al fumetto.
Infatti, CW è rimasta fedele al suo target di maggior successo: la serie tv tratta da comics DC/Vertigo. L’emittente, dopo essersi portata in casa Flash e Arrow, visto quanto tirano le serie tratte da fumetto, si è accaparrata anche iZombie, titolo curato da Chris Roberson (sceneggiatore) e Michael Allred (disegnatore, che si è occupato fra l’altro di alcuni episodi di Sandman).
Tuttavia, pur presa l’idea di base del fumetto di iZombie, la serie tv non recupera altro, se non il design di Liv, che assomiglia parecchio a quello di Gwen – ed entrambe utilizzano lo stesso escamotage di fingersi delle goth per non destare sospetti con pallore, capelli bianchi e occhiaie.
Tuttavia, lo show omaggia l’opera grafica con le introduzioni a fumetti dei vari sottocapitoli di ogni episodio, curate dallo stesso Allred e sempre davvero molto belle.
Non è un enorme peccato che non ci sia stato un ripescaggio della storia, in quanto nel fumetto, oltre ad essere presenti i non-morti, ci sono anche licantropi, fantasmi e vampiri. Un mix perfettamente urban fantasy, ma che forse la CW non era in grado di gestire – non dopo aver pescato, tagliuzzato e shakerato così tanto per Supernatural. Inoltre, se devo proprio dirla tutta, delle vampire sexy che fanno casino ostacolate da una zombie dotata di un grande senso del dovere… non mi sembra una storia molto televisiva, né particolarmente accattivante. Il rischio era di avere ascolti gargantueschi per il pilot, e poi perdere centinaia di spettatori e chiudere al terzo episodio (vedi il caso The Messengers, sempre CW).
Invece la trama della serie tv di iZombie funziona, funziona bene e presenta, per ora, un motore di personaggi e storie davvero ben oliato – con la speranza che per la seconda stagione non cambino sceneggiatori, o che questi non impazziscano.
– Lucrezia S. Franzon –