Con la recensione del primo albo della serie Across The No Lands dedicata ai nani di Tor’Harn, il continente nevoso e avvolto in una glaciazione perenne che staziona all’estremo sud delle No Lands (open world nel quale No Lands Comics ambienta tutte le sue storie), abbiamo scoperto che c’è del fantasy nel fumetto italiano, oltre alla Bonelli e a pochissime altre pubblicazioni. La particolarità delle produzioni di questo gruppo di sceneggiatori, disegnatori e coloristi è per l’appunto l’intenzione di offrire agli appassionati un ventaglio di linee narrative che possano venire incontro ai gusti più eterogenei: il primo numero de “I Nani di Tor’Harn” (miniserie in tre albi che si concluderà nel prossimo per lasciare poi spazio a nuove storie su AtNL) ci introduceva ad un mondo classicamente High Fantasy, in particolare focalizzando il racconto su una delle razze fantasy più amate di sempre, il Popolo Tozzo. Il sontuoso inizio andava in crescendo, facendoci prendere confidenza con le vertiginose tavole di Bazor-Tam, Capitale del regno sotterraneo dei nani in serissima difficoltà davanti all’avanzare di un inverno artico sospettosamente innaturale, destinato a condannare all’estinzione non solo i barbuti, ma anche tutti gli esseri senzienti che hanno eletto questo continente antartico come propria patria.
In questo albo, tuttavia, la storia si fa decisamente più d’azione, i toni più dark, fino a lambire i confini di un “survival fantasy” claustrofobico e che non farà davvero sconti a nessuno. Cosa abbiamo trovato in questo secondo numero?
SINOSSI
La Storia riprende nel momento esatto nella quale l’avevamo lasciata, col manipolo dei nostri prodi esploratori nanici rimasti a confrontarsi coi pericoli dell’ambiente del sottosuolo, nella loro pericolosa ricerca del perduto portale di Kol’Tuartha. Questo secondo albo funge da raccordo tra l’inizio e la terza ed ultima parte della miniserie, nella quale tutti i nodi verranno al pettine e scopriremo il destino delle genti di Tor’Harn: il fardello delle aspettative riposto su questa missione comincia a pesare sulle pur solide spalle del gruppo di esploratori capeggiato dall’assertivo Thabolt Ironfist; man mano che si addentreranno in regioni praticamente inesplorate ed avvolte nel mito, sempre più diretti verso il ventre della terra, i nani si troveranno ad avere a che fare con complicazioni di carattere arcano e ostacoli che non esistevano neppure nei loro sogni più oscuri. E il loro obiettivo appare lì, fisicamente ad un passo, ma allo stesso tempo irraggiungibile.
TI METTO IN TASCA E TI MENO QUANDO HO TEMPO
Il secondo albo de “I Nani di Tor’Harn”, sempre spillato, completamente a colori e in formato americano, porta in dote qualche pagina in meno rispetto all’albo precedente e si presenta come il classico volume “di raccordo” tra l’incipit costituito dal primo e il finale della bella storia che ci aspetta nel terzo: narrativamente funge da ponte (stretto, e che scavalca senza parapetto l’abisso come da tradizione nanica), risolvendo alcuni interrogativi posti nel primo albo, approfondendo la conoscenza del lettore nei confronti dei protagonisti, svelando alcuni aspetti del rapporto tra loro, e gettando le basi per la risoluzione finale della storia.
La squadra che ha firmato questo secondo episodio, all’insegna della continuità, è la stessa del primo: Simone Ruffolo alla sceneggiatura, Mario del Pennino alle chine e alle matite sia dell’interno che della copertina, e Noiry Lee ai colori. Questa scelta consente di mantenere una coerenza, soprattutto stilistica, che non fa che del bene alla credibilità e alla compattezza interna della serie e di tutta l’ambientazione. Troppe volte, per esigenze editoriali – per carità, perfettamente comprensibili –, le serie a fumetti risentono di un tourbillon di sceneggiatori, autori, disegnatori e copertinisti che, per quanto lo si tenti di amalgamare in un prodotto coerente, inevitabilmente fa perdere credibilità all’intera narrazione, soprattutto se i singoli albi non sono autoconclusivi. Ecco, a quanto pare per i prodotti No Lands questo è un pericolo al momento scongiurato, ed un ulteriore merito da ascrivere alla serietà professionale di Nax e soci.
La coerenza stilistica non ostacola però l’evolversi della storia verso toni decisamente più oscuri. La bellissima cartina “verticale” del sottosuolo che ci accoglie all’inizio dell’albo è minacciosa quel tanto che basta a farci capire che fino ad ora abbiamo scherzato insieme ai nostri esploratori nanici, e che da qui in avanti le cose si fanno serie. Alle prime pagine dal tono tutto sommato ancora abbastanza scanzonato fa da contraltare la sterzata tutta incentrata sul combattimento che ci colpisce da circa un terzo del fumetto in avanti. Il ritmo impresso ci lascia senza respiro e senza soluzione di continuità fino al termine dell’albo, una vera immersione in apnea, nella quale i toni oscuri non sono dati tanto dalla colorazione, quanto dalla crudezza e dal realismo fantasy delle illustrazioni, e in misura maggiore dall’angoscia di un gruppo di anime costrette a combattere non solo per la loro stessa sopravvivenza, ma anche cariche delle aspettative di un intero popolo. Consapevoli, insomma, che il fallimento non comporterebbe esclusivamente la loro fine personale, ma soprattutto la fine di un’intera civiltà.
Il cambio di passo è testimoniato a partire dalla copertina, “di rottura” rispetto a quella del primo albo sotto molteplici aspetti. Là si trattava di un’illustrazione di gruppo, quasi di una “foto di classe”, mentre qui c’è un singolo soggetto; la prima è una composizione statica, mentre questa ritrae un’istantanea di un combattimento feroce; anche i toni virano dal blu al giallo, testimoniando che le cose iniziano a farsi decisamente scottanti: per non parlare degli inquietanti figuri che compaiono nella striscia inferiore, sotto al titolo. Menzione finale per le illustrazioni stand alone dedicate, al fondo dell’albo, ai singoli personaggi. Sono firmate da autori appartenenti sempre alla scuderia No Lands, ma diversi rispetto all’illustratore dell’albo, e sono se possibile ancora più pittoriche rispetto a quelle costituenti la storia vera e propria. Una gioia per gli occhi, non mancatele! E a risentirci al terzo e conclusivo albo di questa miniserie!
– Luca Tersigni –
- Secondo albo all'altezza del primo;
- Il cambio di prospettiva a dark e "survival";
- Il ritmo incessante;
- Il solito superbo rapporto qualità/prezzo;
- Avrei voluto qualche pagina in più;