Affrontiamo oggi la recensione della terza ed ultima parte della minisaga dedicata ai Nani di Tor’Harn, la prima storia autoconclusiva della serie a fumetti Across The No Lands, che tanto ci aveva appassionato le settimane scorse coi numeri uno e due.
Con la fine di questa saga dedicata tutta al Popolo Tozzo, abbiamo fatto la conoscenza col continente antartico più a Sud dell’open world di No Lands (Tor’Harn appunto), o meglio col suo sottosuolo e con una buona rappresentanza delle sue razze senzienti e della sua flora e fauna (mostracci compresi) sotterranea. Ovviamente la serie non finisce qui, perché nei prossimi mesi cambieremo probabilmente continente e protagonisti, andando a toccare altri luoghi ed altre culture di questo open world fantasy. Ma per oggi, finiamo la nostra discesa nell’Abisso.
SINOSSI
Avevamo lasciato i nostri nani abbattuti nel fisico e nello spirito, a pochi passi dalla loro meta ma apparentemente impossibilitati a raggiungerla. Le cose per l’eroico gruppo prendono una piega decisamente arcana, un ostacolo che la forza delle armi non può abbattere né raggirare. E non è nemmeno il primo dei problemi per i nostri amici più corti: prima di arrivare all’agognato portale, dovranno attraversare e sopravvivere ad un luogo di vera e propria perdizione. Ognuno di loro dovrà dar fondo a tutte le proprie capacità fisiche e spirituali per avere anche solo la speranza di poter sopravvivere per tornare a raccontare la scoperta di quel luogo mitico. Perché nell’oscurità, nel buco più profondo dell’abisso, troveranno la loro terribile nemesi ad attenderli. E quello che hanno passato fino a quel momento sembrerà loro solo un gioco.
IL GRAN FINALE
In base a quanto scritto sopra, è possibile intuire come la svolta dark impressa al racconto e all’atmosfera generale del fumetto si faccia ancora più radicale in questa terza parte della storia. Similmente a quanto accaduto nella seconda parte della saga, l’inizio è piuttosto soft, ma l’accumulo di tensione, aiutato dall’ambiente alieno e del tutto sconosciuto nel quale si muovono i protagonisti, è condotto in modo davvero magistrale. Una sorta di inquietudine continua che si somma in modo simile ad Alien (il primo film), fino ad esplodere dalla metà dell’albo in avanti, nel confronto finale con uno dei villain più bastardi ed interessanti che io ricordi. Da questo punto in avanti si ritorna nel “survival fantasy” di cui già parlavo nella recensione scorsa. Il fatto che l’ambiente nel quale si consuma questo atto finale sia in qualche modo “slegato” dal sottosuolo in sé ha lasciato mano molto più libera sia al disegnatore che al colorista. Dopo due albi caratterizzati da un ambiente ed un’architettura ben definite, il primo ha potuto cimentarsi con un design radicalmente diverso, in qualche misura “alieno” e adimensionale, e tuttavia funzionante e credibile. Anche dal punto di vista del colore, precedentemente dominato dai toni dell’azzurro, del violetto e del verdognolo (come è lecito attendersi da un gelido ambiente sotterraneo), abbiamo un’esplosione di toni insoliti, dall’arancione al giallo, dal rosso all’oscurità più nera. Possiamo quindi anche apprezzare un ventaglio di soluzioni coloristiche altrimenti non giustificabili in un albo ambientato nel sottosuolo.
I personaggi hanno subito una decisa evoluzione lungo tutto l’arco narrativo dei tre albi. Alla fine, il gruppo dei protagonisti è risultato perfettamente equilibrato, in puro stile D&D ma senza la minima traccia di copiatura pedestre: un capo del gruppo, Thabolt Ironfist, apparentemente tutto d’un pezzo ma dai risvolti psicologici inaspettati e soprattutto ben integrati nella trama generale; un nano che fa da “chioccia” a tutti gli altri, ma non ha paura di svelare inaspettate fragilità dinanzi ai compagni; un guaritore che fa da collante a tutto il gruppo e tenta costantemente di smorzare i nervosismi di tutti, salvo soffrire il fatto di dover essere l’unico a non potersi mai permettere di perdere la calma; una giovane nana che dovrà ricalcare le orme del vecchio esploratore quando si ritirerà; infine un consumato guerriero, forse la figura un po’ meno ricercata rispetto alle altre, ma comunque sempre efficace. E poi un jolly inaspettato, del quale non svelo nulla ma che introdurrà tematiche insolite per un fumetto fantasy, quali pregiudizi e odi razziali. Insomma, carne al fuoco i ragazzi di No Lands ne hanno messa davvero tanta e, cosa sommamente apprezzata, l’hanno fatta tutta rosolare per bene, senza dimenticarsi per strada qualche pezzo, al contrario di altre produzioni che cercano di strafare dimenticandosi fastidiosamente (o peggio, facendolo con cognizione di causa per vendere spin-off) di parti importanti e lasciando l’amaro in bocca ai lettori. Menzione finale per la copertina nella quale, per la prima volta, ad essere protagonisti non sono i protagonisti (perdonate il gioco di parole), ma qualcuno che renderà loro la vita molto difficile….
– Luca Tersigni –
I Nani di Tor’harn – Recensione Albo 3
Luca Tersigni
- Degna conclusione della minisaga;
- Colpi di scena a ripetizione;
- Nel complesso storia originale e creativa;
- Tematiche e personaggi adulti;
- Alcuni passaggi non spiegati a sufficienza, per dare spazio all'azione;