È difficile che il fumetto francese deluda davvero. A volte il Bande dessinée ci propina storie non proprio in linea con il nostro gusto “italiano”, ma come le costruiscono i francesi, non le costruisce nessuno – men che meno gli americani o noi italiani. A differenza dei tanti Paesi in cui un prodotto per essere (o diventare) mainstream deve rispettare alcuni punti fermi (protagonisti buoni ed eroici, trama politically correct, ecc…), in Francia questi problemi sono ormai superati – ammesso ci siano mai stati. Per questo le loro opere sono sempre fresche e, in qualche strano modo, nuove.
“Sette Dragoni”, “Sept Dragons” nelle terre d’oltralpe, si innesta perfettamente fra questi prodotti in grado di sorprendere.
L’impatto iniziale è con la classica epica in cui un gruppo di cavalieri deve sconfiggere gli ultimi draghi, responsabili delle disgrazie delle loro terre. Certo, è francese, quindi deve avere qualcosa di singolare. Il cosa lo si capisce fin dalle prime pagine, quando viene presentato il gruppo di eroi, che mischia alla perfezione il fantasy di ogni parte del mondo. Ecco quindi un valoroso paladino guidare un barbaro, una amazzone, un samurai giapponese e uno sciamano africano (ovvio che non sono specificate le nazionalità, ma noi capiamo subito a quale archetipo si rifà ognuno di loro). Ognuno ha un motivo ben preciso per trovarsi nella compagnia, ma niente è come sembra e, man mano che la trama viene rivelata, vengono inseriti alcuni dettagli che creano il dubbio. La spiegazione arriva soltanto alla fine, in una pagina densa di didascalie che, forse, potevano essere diluite in due facciate.
La trama è semplice, ma non scontata – proprio grazie all’enorme cliffhanger finale. Potrebbe essere classificata soltanto come una serie di episodi in cui i protagonisti uccidono gli ultimi sette draghi, invece ogni storia apporta qualcosa alle dinamiche interne al gruppo, anche solo partendo dal fatto che un paio di draghi siano già stati uccisi. Inoltre, la formazione della squadra è molto dinamica fra aggiunte, morti e cambi di design e carattere conseguenti agli eventi narrati. Questo aumenta sia la godibilità che la curiosità, permettendo di divorare le (poche) pagine di “Sette Dragoni”.
La quantità di trama ed eventi è ben distribuita lungo tutto il volume, e in effetti una volta conclusa la lettura ci si stupisce che le pagine siano solo 64. Da un certo punto di vista, sono molto poche. In genere, con un fumetto così breve, mi sentirei ben poco soddisfatta, eppure l’arco narrativo inizia, si svolge e finisce, e non essendoci altre deviazioni aperte, non c’è altro da dire: si ha, insomma, la sensazione che la scelta sia stata non solo voluta, ma anche ben studiata. Complimenti alla capacità di sintesi degli sceneggiatori che sono riusciti ad inserire anche dei fatti di background, laddove con sole 64 pagine la maggior parte dei fumettisti avrebbe difficoltà anche solo a chiudere la storia. Certo, sono stati facilitati dagli stereotipi (l’amazzone, il samurai, il sovrano, il barbaro, lo sciamano, il vichingo introdotto alla fine come un pazzo desideroso del sangue di Jormungand).
In questo senso, il cliché è stato sfruttato appieno per quello che è, senza risultare nuovo, ma senza di contro apparire stucchevole, grazie alla particolare attenzione nel dare sempre un risvolto impietoso. Infatti, in qualche modo, ogni personaggio è sporco o viene sporcato dai fatti, psicologicamente o fisicamente, dandogli un tono meno ammuffito e più vivo, e soprattutto realistico. I sentimenti sono ben dipinti, senza esasperazione di eroismo, bontà, cattiveria, onore; le reazioni dei protagonisti sono quelle logiche nelle varie situazioni, e ho davvero avuto l’impressione che questo sia stato dovuto alla mancanza di freni con cui i francesi amano scrivere i propri racconti.
Per quanto riguarda il disegno, è buono come sempre. Il colore, poi, rasenta l’eccellenza e diventa un grande valore aggiunto, poiché riesce a rendere più chiara la lettura, e non la appesantisce come a volte succede con il comic americano. La colorazione è anche un aiuto al disegno, a tratti meraviglioso e a tratti imperfetto. Se le tavole fossero state in bianco e nero, alcune sarebbero state sgraziate e faticose, mentre con delle tinte ben studiate i difetti si notano molto meno – concentrati come siamo non solo a leggere baloon e didascalie, ma anche a guardare il complesso della scena.
Questa volta, menzione d’onore alle scene d’azione. Sembra scontato, ma non è così: ho visto tavole di combattimenti caotici, incomprensibili, esagerati nella distorsione degli spazi, con le vignette messe senza ordine, che ho dovuto riguardare tre o quattro volte prima di capire la concatenazione degli eventi. Nel caso di “Sette Dragoni”, la cura si vede anche nell’impostazione dell’azione, davvero ben ordinata e, grazie al cielo, chiara ma non banale. Non è facile disegnare bene le scene d’azione, ma qui si sono raggiunti livelli di rara abilità.
Anche i design dei draghi/dragoni/viverne/idra sono azzeccati, vari e sorprendenti per l’abilità con cui vengono riprese creature classiche e messe in un altro contesto. C’è l’Idra di Lerna (che non è di Lerna, in questo caso), Jormungand (il serpente che, nella mitologia norrena, divora il sole nel giorno del Ragnarok), c’è uno splendido drago orientale, un drago marino cieco (ho apprezzato tantissimo questo particolare, che probabilmente lo rende unico nella categoria), e c’è addirittura un drago-demone. La voglia di andare avanti e scoprirli pagina dopo pagina è stata tanta, e non c’è possibilità di restare delusi, vista la varietà.
Consiglio la lettura di questo fumetto a qualsiasi tipo di pubblico (sia ai classicisti che a chi, come me, ama le storie un po’ più frizzanti) e chiudo come sempre con qualche informazione tecnica.
• Sceneggiatura: Nicolas Mitric
• Disegni: Sylvain Guinebaud
• Colori: Sébastien Gérard
• Editore: RW Edizioni, nella collana Lineachiara
• 64 pg. tutto colore; formato 21×27
• Costo: 11,95 euro
– Elena Torretta –
Sette Dragoni – Recensione del fumetto
Isola Illyon
- Sceneggiatura eccezionale, sintetica e particolareggiata allo stesso tempo;
- Colore attraente, che riesce ad arricchire le tavole e ad alleggerirle, ovviando alla maggior parte dei difetti nel disegno;
- Personaggi e draghi molto vari, sia per design che per caratteri;
- Costo accessibile;
- Purtroppo accanto a tavole meravigliose, altre perdono di qualità;
- Un'ultima pagina troppo affollata, che fa quasi del tutto sparire il disegno (è un fumetto, questo non dovrebbe avvenire!);